sabato, 20 Aprile, 2024
Attualità

Mattarella, mafia cancro non invincibile

In occasione del 31°anniversario della strage di Capaci, il Presidente della Repubblica torna sul tema della lotta alla mafia e ricorda che essa è una condizione di civiltà che ha avuto una svolta significativa nella mobilitazione delle coscienze subito dopo le stragi in cui furono uccisi i magistrati di punta Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e i loro agenti di scorta.

La lotta alla mafia è divenuta parte di un’etica condivisa secondo Mattarella che si è diffusa nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile. Quest’azione di contrasto “va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire”.

Mattarella ricorda il tragico evento quando “lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria”.

Il Presidente della Repubblica ricorda che la reazione dello Stato a quegli eventi luttuosi fu rigorosa e sempre nei confini della giustizia mentre “i criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere”.

Numerose le manifestazioni e le iniziative istituzionali e di cittadini per ricordare la strage di Capaci. Un atto significativo è la posa della prima pietra del Museo della legalità dedicato a tutte le vittime della mafia che sorgerà a Palazzo Jung a Palermo. “Verrà realizzato in questo antico palazzo, -ha detto Maria Falcone- nel rione dove mio fratello è nato. Mi commuove guardare oltre la siepe e vedere che lì dietro c’era la palestra dove Giovanni andava a fare ginnastica. Era il mio quartiere a due passi c’era la nostra casa in via Castrofilippo”.

“È importante dire al mondo – ha aggiunto – che le stragi del ’93 facevano parte di una strategia di grande profilo per la mafia che cercava di colpire l’Italia in quello che era il suo patrimonio artistico. Quelle stragi rappresentano un’escalation di una mafia che voleva mettere in ginocchio il nostro Paese, ma non ci sono riusciti. E se noi – ha proseguito – dopo 30 anni continuiamo a parlare di uomini come Giovanni, Paolo, Francesca, tutti i ragazzi della scorta, tutti quei morti che furono chiamati “La mattanza siciliana”, li piangiamo con conforto perché dietro di noi ci sono i giovani che saranno in grado di cambiare questo Paese”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

La giustizia sportiva amministrativa

Ugo Taucer

L’investitore consapevole. Più ESG e meno “bancario”

Diletta Gurioli

Centro Pio la Torre: il ‘Progetto Educativo’ per cancellare la mafia dal futuro dei giovani

Marco Santarelli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.