venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Questione nazionale e governabilità

Questa riflessione è particolarmente dedicata all’Italia democratica e di sinistra, e forse a me stesso.

Ho più volte dichiarato che spero nei successi della Meloni in questo quinquennio di legislatura. Queste le ragioni fondamentali e di sintesi:

  • l’Italia non può aspettare che Schlein e Conte si mettano d’accordo sul termovalorizzatore a Roma;
  • se un centro liberaldemocratico non esiste non si può costruirlo coattivamente;
  • l’Italia va governata e se chi governa sapesse sciogliere alcuni nodi e centrare alcuni obiettivi che richiedono soltanto unità politica e visione lunga, fra 5 anni l’Italia potrebbe essere un altro paese.

Mi sembrano ottime ragioni.

Voglio insistere su un punto: ad ogni buon cittadino non deve riguardare quale governo riuscirà a compiere la missione fondamentale dei prossimi 5 anni, ma che la missione venga compiuta. Se la logica fosse diversa, prevarrebbe quella di tifoserie contrapposte, prive di senso patriottico, schierate dalla parte di banali logiche di interessi di parte, di bande benestanti senza cuore per il futuro del Paese. In questa direzione si imporrebbe soltanto una squallida competizione a vincere, al meglio fatta di interessi materiali, al peggio di ideologie e gioco di società.

Non può e non deve essere questa la partita di chi governa, che, al contrario, deve nutrirsi di un imperativo categorico: pensare all’interesse generale, al futuro del paese reale, della sua storia, delle sue ambizioni, di destini di donne e uomini, di giovani, di una patria amata.

Patria: sappia la Meloni, sappiano tutti, che il concetto di patria è caro a tutte le grandi culture politiche, fondamentale che siano fedeli a equilibrio, moderazione e ideali.

Il Direttore Giuseppe Mazzei, su queste pagine, nella giornata del 20 c.m., ha scritto un ottimo articolo mirato al tema lavoro. Voglio aggiungere poche altre considerazioni, di particolare rilevanza.

Nell’articolo di Mazzei, che invito a leggere anche perché ricco di dati significativi, non avrei dato per scontato tre aspetti:

  • quello dell’imprescindibilità di un salario minimo;
  • quello della rilevanza strategica, in un paese in decrescita demografica, delle politiche a favore della famiglia, del welfare e di aiuto al ruolo della donna nella società;
  • e infine, quello della rilevanza decisiva di un’integrazione dell’immigrazione in termini di solidarietà, dignità, diritti.

Il direttore Mazzei queste idee le condivide, ne sono certo, ma mi sembra opportuno per completezza darne sottolineatura.

Il governo Meloni si trova ad un crocevia:

  • da una parte la barbarie populistica-sovranista di una classe dirigente cresciuta a bronzi del Duce, a idee becere sulla “sostituzione etnica”, a sovranismi della peggiore Europa, a populismi demagogici coltivati a piene mani su improbabili profili di federalismo e presidenzialismo, a pregiudizi sessisti della peggiore destra;
  • dall’altra la possibilità di centrare obiettivi che cambierebbero l’Italia: molto è scritto nell’articolo di Mazzei, alcune considerazioni le ho già anticipate nel corpo di questo articolo, restano imprescindibili la realizzazione piena del Pnrr, e di alcune riforme di sostanza su giustizia, pubblica amministrazione, fisco, politiche di autonomia energetica e ambientali.

Presto fatto? Sì, in 5 anni si può fare, se assistiti da unità, serietà e impegno.

Cosa cambierebbe se l’Italia centrasse a livello alto questi obiettivi?

  • Rientreremmo negli standards europei, proponendoci con tutto il nostro potenziale che ci vede più ricchi della media europea;
  • sconfiggeremmo la sottocultura plebea e populistica di destra e di sinistra;
  • alzeremmo virtuosamente la competitività della proposta politica, e questo non potrebbe non interessare le forze più sane delle opposizioni.

Se ciò accadesse, difficilmente la riproposizione di un governo Meloni, magari qualificato da futuri apporti politici e culturali di stampo liberaldemocratico, uscirebbe sconfitta alle elezioni politiche del 2027.

L’Italia non può attendere, la Sinistra e il Terzo Polo lavorino, se avranno titolo a competere il Paese sensibile ai valori democratici e di sinistra se ne accorgerà.

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