venerdì, 26 Aprile, 2024
Esteri

L’Iran sfida l’Europa, se le sue guardie saranno iscritte nel registro dei terroristi

La risposta iraniana è minacciosa nello stile del regime: se il Consiglio d’Europa inserisce i Pasdaram nel registro dei terroristi, l’Iran farà altrettanto con gli eserciti europei e uscirà dal trattato di non proliferazione nucleare, che impedisce loro di costruire e trasferire ordigni atomici. Non che la reazione di un regime assassino, stupratore, terrorista sorprenda, anzi, è ormai acclarato che il male travestito da Dio non ami che si osi spostargli la maschera. Però stavolta, se “l’Europa si è sparata sui piedi”, come sostengono le farneticazioni del suo ministro degli esteri, stavolta il regime iraniano la maschera se l’è fatta scivolare da sé. Lo stesso ministro degli esteri, la scorsa settimana invocava ragionevolezza e tutela della
democrazia, sotto un cielo “decorato” dalle corde infernali a cui sono stati appesi giovani del suo popolo. Il sangue si vede, ministro, pure se provate a spegnere ogni voce sul patibolo, e il sangue innocente
invoca un solo nome: terroristi (giacché demoni non è previsto nel linguaggio giuridico).

Questi gli ultimi fatti: in risposta all’emissione della risoluzione del Parlamento europeo che definisce le Guardie rivoluzionarie “terroriste”, domenica 22 gennaio, Il parlamento iraniano ha tenuto una riunione
chiusa e congiunta con i comandanti dell’IRGC, dopo di che ha rilasciato una dichiarazione sulla risoluzione del Parlamento europeo. In questa dichiarazione, che è stata letta da Ahmed Amirabadi Farahani,
rappresentante di Qom, nella seduta pubblica del parlamento, si afferma che l’azione del Parlamento europeo si è basata su “false informazioni, giudizi errati e l’influenza di fini politici”. I rappresentanti hanno
affermato che definire terroristi i Guardiani della rivoluzione dovrà generare una “reazione decisiva” da parte del parlamento, che avrà “conseguenze negative per le istituzioni affiliate alle organizzazioni militari dell’Unione e dei paesi europei, aggiungendo che se le risoluzioni saranno “attuate dal Consiglio d’Europa o attuate dai paesi europei, le conseguenze negative saranno dirette ai fondatori di questa azione.”

Il parlamento iraniano ha rilasciato questa dichiarazione mentre il “Consiglio d’Europa” è responsabile di decidere se etichettare l’IRGC come terrorista, e la risoluzione del Parlamento europeo non è
vincolante al riguardo. Infatti, chiamare un gruppo terrorista o rimuovere il nome di un gruppo dall’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Unione Europea è di competenza del “Consiglio europeo” e questo consiglio rivede questo elenco solo ogni sei mesi. Ma quando uno degli Stati membri presenta al Consiglio un gruppo terrorista o viceversa, il Consiglio è obbligato a prendere in considerazione tale richiesta.

Attualmente, nessun Paese ha presentato tale richiesta al “Consiglio d’Europa” e tale azione non è ufficialmente all’ordine del giorno di questa istituzione, ma questo non vuol dire che la pressione del Parlamento non abbia o avrà un peso. Lo dimostra la pronta risposta iraniana. Hossein Amirabdollahian, ministro degli Esteri iraniano, ha minacciato in un tweet un’ora dopo un incontro a porte chiuse con il
Comandante delle Guardie rivoluzionarie e i membri del parlamento iraniano in merito alla risoluzione del Parlamento europeo: “Il Parlamento, come contromisura, cerca di mettere elementi degli eserciti
dei paesi europei nella lista dei terroristi”. Il signor Amirabdollahian ha ripetuto le sue dichiarazioni di pochi giorni fa e ha detto: “Il Parlamento europeo si è sparato ai piedi”. E ha sottolineato che “la risposta sarà reciproca”.
Anche il signor Amir Abdulhian ha risposto al Parlamento europeo e ha detto: “Secondo le dichiarazioni del presidente di turno dell’Unione europea, gli occidentali non stanno cercando di attuare questa
risoluzione, ma se l’Europa non cambia le sue posizioni, la possibilità di prendere qualsiasi contromisura è concepibile”. Ha aggiunto che se la posizione dell’Europa al riguardo non sarà “corretta”, ha avvertito che è possibile per l’Iran ritirarsi dal “Trattato di non proliferazione nucleare” (TNP). No, loro non sono terroristi, sono bestie assetate di sangue, che non hanno spazio per una sola domanda, nonostante tutto il
testo della risoluzione del Parlamento Europeo non chieda altro che il riconoscimento dei diritti umani. Il regime non vuole riconoscere nessun diritto al suo popolo, neppure quello della doppia cittadinanza, ma pretende di banchettare col sangue dei suoi figli, tra il plauso generale, altrimenti sarà l’Europa ad essere considerata terrorista.

No, noi abbiamo molto ancora da fare, ma non siamo come voi. Basta guardare la ultime “aperture” di regime: mentre il portavoce della magistratura ha affermato che nessun giornalista è in carcere a causa
del proprio lavoro, le autorità giudiziarie hanno arrestato almeno tre giornaliste donne a Teheran nelle ultime 24 ore, vale a dire Melika Hashemi, Saeeda Shafiei e Mehrnoosh Zarei Hanzaki. Fonti interne all’Iran hanno riferito che Saeeda Shafiei, narratrice e giornalista, è stata arrestata dall’intelligence dell’IRGC e trasferita nella prigione di Evin ieri. Secondo i rapporti, l’accusa della signora Shafiei si chiama “propaganda contro il sistema e azione contro la sicurezza. Inoltre, il quotidiano Sharq, edizione di Teheran, afferma che Malika
Hashemi, giornalista dell’agenzia di stampa Shahr, è stata arrestata.

Secondo questo rapporto, la signora Hashemi è stata arrestata dagli agenti mentre “si recava all’ufficio del procuratore di Evin per chiedere spiegazioni sulla situazione. Infine, Mehrnoosh Zarei Hanzaki,
giornalista che vive a Teheran, è stata arrestata domenica mattina davanti a casa sua e portata nella prigione di Evin. Secondo l’agenziadi stampa Harana, il motivo dell’arresto di questa giornalista e il suo corpo di arresto non è ancora stato chiarito.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Iran vigila su velo in auto

Emanuela Antonacci

Bandiera ufficiale Sport europeo, per il 2024, a Genova, al Veneto e a 4 comuni

Valerio Servillo

Ue e Italia in ritardo su rinnovabili, Enel “Occorre accelerare”

Paolo Fruncillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.