martedì, 16 Aprile, 2024
Il Cittadino

Letterina di Natale

Caro Babbo Natale,

Giovanni Calabrese, sindaco di Locri, la mia amatissima città natale, alcuni anni addietro, all’inizio del suo primo mandato, scrisse una “Lettera a Gesù Bambino”, pregandoLo di far lavorare gli impiegati comunali.

Da locrese mi metto sulla sua scia e, approfittando di questo mio spazio, scrivo a Te una “letterina di Natale”: non oso rivolgermi più in alto per una richiesta che, concernendo la politica italiana, è certamente tragica, ma non è seria (nulla è mutato sotto questo profilo dai tempi di Flaiano).

Allora, Babbo Natale caro, dovresti andare dai nostri parlamentari, da tutti, anche da quelli capitati del tutto inconsapevolmente in Parlamento.

Dovresti leggere e rileggere e rileggere loro la costituzione. La devi leggere tu perché non è sicuro che tutti abbiano la capacità di lettura di un testo superiore ai 280 caratteri, spazi compresi, di un twitt.

Quando sarai sicuro che tutti (anche quelli che, senza sapere di cosa essa parli, ripetono «la Costituzione più bella del mondo») l’abbiano sentita leggere almeno una volta, dovresti spiegare loro, come la Parte Seconda, nei suoi cinque titoli (ma puoi anche dire “capitoli”, per non ingenerare confusione), delinea e codifica la separazione dei poteri. Per carità non citare Montesquieu, per evitare che qualcuno rifiuti il concetto, denunciando ingerenze europee o, peggio, prevaricazioni francesi, d’intesa con la Merkel, che ormai si sganascia dal ridere.

Se proprio non puoi farne a meno potrai dire che tutto trova origine nella più antica Italia (come si chiamava all’epoca la Calabria: essa sola, più tardi il nome Italia si estese a tutta la penisola), a Locri sette secoli prima di Cristo, quando un certo Zaleuco, il primo legislatore dell’Occidente, stabilì leggi certi e la proporzionalità della pena, per evitare che i magistrati potessero sanzionare a proprio arbitrio le persone ricosciute colpevoli.

Insomma, “occhio per occhio e dente per dente” che non è una barbarie, ma il principio della proporzionalità delle pene.

Con parole semplici cerca di far capire loro che lo Stato di Diritto si basa sull’equilibrio tra i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario.

Poteri con la legge al centro di tutto.

Le leggi regoleranno l’azione amministrativa del potere esecutivo; le leggi saranno applicate in piena autonomia ed indipendenza, dal potere giurisdizionale, cioè da magistrati soggetti soltanto ad esse.

Solo a questo punto mi arrischierei a svelare loro che, quali parlamentari, costituiscono nell’insieme il potere legislativo.

Il potere, cioè, di scrivere le leggi, nei limiti della Costituzione (che se violata provocherà l’intervento della Corte Costituzionale).

Leggi, però, che come visto regolano l’azione degli altri poteri.

Così Zaleuco – che avevo evocato per orgoglio di campanile – ci torna utile per spiegare ai parlamentari finalmente consapevoli di essere il potere legislativo, che se Zaleuco di Locri avesse stabilito nelle sue leggi che a chi ti rompe un dente si deve tagliare un braccio nessuno poteva accusare di crudeltà o di barbarie i giudici che quella legge applicavano.

La barbarie era nella legge e non nella sentenza.

Così in un momento in cui molti parlamentari, di vario livello, sono nel mirino della legge, spero, caro Babbo Natale, che almeno qualcuno di loro capisca che le garanzie che si vorrebbero negare quando sotto attacco sono gli altri, valgono invece per tutti, specialmente per l’innocente.

E che nessuno di loro parlamentari – perfino i due Matteo – può prendersela con i giudici: che si trovano di fronte a leggi barbariche, figlie della barbarie in cui la politica ha trascinato l’Italia.

Viva l’Italia e Buon Natale!

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