giovedì, 25 Aprile, 2024
Politica

Meloni, stop speculazioni sull’energia. Impazza il totoministri. Lega: no ai tecnici

Certi nomi sembrano fatti apposta per impedire a Giorgia Meloni di avere una squadra di governo di serie A, facendo nascere così un Esecutivo debole.

Mai visto uno spettacolo simile. Non si è ancora insediato il Parlamento, Mattarella non ha ancora conferito l’incarico e i partiti si comportano come se i ministri li nominassero loro. Ponendo veti e ultimatum sui nomi. Così, mentre Meloni studia i dossier, consulta Draghi e Cingolani su come meglio affrontare i problemi delle bollette e del prezzo dell’energia, i suoi alleati di centrodestra si dedicano allo sport delle “nomination dei Ministri” esercitando indebite pressioni su chi avrà il compito di proporli, Meloni, e su chi dovrà in ultima istanza nominarli, Mattarella.

La colpa, come al solito viene addossata ai giornalisti. Ma i giornali si limitano a divulgare, forse dandogli eccessivo peso, quello che avviene nelle neanche tanto segrete stanze della nomenklatura politica di maggioranza. Appetiti individuali esagerati, manie di grandezza di personaggi che si sentono insostituibili danno vita ad un deprimente superenalotto di nomi spesso improponibili. E questo è il preludio della nascita di un governo che dovrà fronteggiare gravissime emergenze e avrebbe bisogno di ben altri contributi da parte delle forze di maggioranza.

Si ha l’impressione che mentre il probabile Presidente del Consiglio si stia arrovellando sui primi provvedimenti da prendere per aiutare famiglie e imprese a non soccombere al peso dell’inflazione e dei costi dell’energia, l’attenzione dei suoi alleati sia solo sulle poltrone da occupare a prescindere dalle competenze degli amici che ci vogliono piazzare.

E qui torna il problema della preparazione degli aspiranti ministri e del ricorso ai tecnici. Il partito della coalizione che ha perso più voti, la Lega, è quello che alza di più la voce. Fa quadrato, almeno formale, per riportare Salvini al Viminale, pone il veto all’inserimento di tecnici: come se proporre a Mattarella un ministro non politico fosse un vezzo e non una scelta imposta da necessità. Eppure la lezione del Conte 1, in cui il populismo demagogico diede vita a provvedimenti disastrosi anche per l’imperizia di chi li adottò dovrebbe pure insegnare qualcosa.

Il totoministri esasperato rischia di disseminare mine sul già complesso lavoro del prossimo governo. E invece ci sarebbe bisogno di ben altro: una vera collaborazione tra le forze di maggioranza per dare a Giorgia Meloni una squadra di serie A, composta da gente preparata, equilibrata, di esperienza che sa come gestire la cosa pubblica.

Chi invece vuol solo piazzare propri uomini in posti di comando, a prescindere dalla loro qualità non lavora per la buona riuscita del governo ma per la sua debolezza.

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