mercoledì, 24 Aprile, 2024
Economia

Previdenza, spesa al top. Servono subito 10 miliardi, da ottobre assegni più alti

Spesa previdenziale al top. Nemmeno il tempo di brindare ai risultati elettorali, che la nuova maggioranza dovrà trovare 10 miliardi – con una progressione che arriverà a 25 – per attuare gli aumenti degli assegni
che scatteranno ad ottobre. Bollette e pensioni saranno il ritornello del ballo sull’orlo del baratro.

Assegno, caro vita e aumenti

Un po’ tema di propaganda un po’ necessità, la corsa agli aumenti dell’assegno è già cosa fatta. Se l’incremento degli assegni previdenziali per adeguarli al drastico aumento dei prezzi al consumo e
del caro vita, è alle porte, i timori dell’impatto sui conti pubblici sono di casa negli uffici della
Ragioneria dello Stato e dell’Inps. L’Ufficio parlamentare di bilancio nella sua recente relazione ha fatto presente che con un’inflazione che supera l’8% la ripercussione sulla spesa pensionistica costerà oltre 25
miliardi. Una cifra che andrà ad unirsi a quella per arginare il caro bollette, ossia 35 miliardi per arginare il fallimento di imprese e famiglie. Si tratta di risorse per ora non disponibili e tutte da trovare.

Rivalutazioni e nuovi costi

Il meccanismo degli aumenti già si è messo in moto. I passaggi sono stati stabiliti nel decreto Aiuti bis. Il primo è nella rivalutazione del 2% delle pensioni che scatterà dal primo ottobre – costo previsto 2
miliardi di euro – l’adeguamento include anche la tredicesima, e l’anticipo del conguaglio. Con una ristrettezza, l’incremento, recita il testo approvato: “è riconosciuto qualora il trattamento pensionistico mensile sia complessivamente pari ì inferiore all’importo di 2.692 euro lordi mensili”. A conti fatti, secondo gli analisti, l’impegno immediato che il Governo si troverà ad affrontare per l’indicizzazione dell’assegno previdenziale, sarà tra gli otto e i dieci miliardi.

Le proposte dei partiti

Il tema previdenza, inoltre, accende il dibattito elettorale non solo per propaganda ma per necessità di trovare delle soluzioni ad una riforma mancata del governo Draghi. Tra appena 90 giorni scadranno tutte
le proroghe messe in atto nel 2022, Quota 102, Ape Sociale ed Opzione donna; senza finora sapere cosa accadrà a migliaia di persone in uscita dal lavoro. In tutto questo c’è l una sola certezza, il rientro in
vigore della tanto contestata legge Fornero (tutti in pensione a 67 anni). I partiti hanno per ora tracciato delle ipotesi – ma senza indicarne i costi reali – la Lega si è resa promotrice di Quota 41 (41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica per uscire dal lavoro). Fratelli d’Italia, invece, è contro l’adeguamento automatico delle pensioni all’aspettativa di vita. Quindi minori anni di lavoro e
flessibilità in uscita. Il Pd ha proposto una quattordicesima rafforzata. Forza Italia di elevare tutti gli importi minimi degli assegni a mille euro. Ad Ottobre il nuovo esecutivo dovrà comunque decidere e sarà la prima prova della strategia economica del nuovo Governo.

Gli importi rivalutati

Intanto i prossimi assegni, ad iniziare da ottobre, avranno un costante aumento di importi. Con il decreto Aiuti bis e ter, sono previsti una serie di aumenti e bonus che andranno a rimpinguare il valore dell’assegno. Il primo appuntamento è Ottobre, con una progressione fino a gennaio 2023, quando è prevista la
più corposa rivalutazione della pensione, che sarà adeguata all’inflazione. A partire dal prossimo cedolino: chi prende una pensione di mille euro avrà un aumento lordo di 20 euro, mentre con 1.500 euro ne spettano 30 di aumento. Invece 40 euro vanno a chi percepisce una pensione di duemila euro, mentre con 2.500 euro ne spettano 50. A novembre 2022, nuovo appuntamento e nuovo aumento piccolo ma comunque presente
L’Inps, quindi, provvederà ad aggiornare l’importo. Una pensione di mille euro, ad esempio, godrà di appena 2 euro in più al mese, che compresi di arretrati da gennaio a ottobre comportano un aumento intorno
ai 20 euro. Per chi ha una pensione di duemila euro, invece, l’aumento sarà di appena 4 euro al mese, con un aumento che compreso di arretrati è appena superiore ai 40 euro.

Una tantum e tredicesima

Nel decreto Aiuti ter, sempre per contrastare l’aumento dei prezzi al consumo, è stata garantita una nuova indennità, una tantum, questa volta del valore di 150 euro netti, che verrà caricata sulla pensione di
novembre agli aventi diritto. Requisito necessario è aver percepito nel 2021 un reddito non superiore a ventimila euro. A dicembre, infine, anche la tredicesima avrà un importo più alto, con una rivalutazione
calcolata sul 2%.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Riduciamo il cuneo fiscale

Giovanni Di Corrado

L’emergenza non è più la pandemia. Governo alla prova su Ucraina ed energia

Giuseppe Mazzei

Il dilemma di Forza Italia

Giuseppe Mazzei

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.