venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Cantieri Pnrr rischio blocchi. Ance: costi saliti di dieci volte

L’Associazione nazionale dei costruttori edili non ha dubbi: il Piano nazionale di Ripresa sta subendo un impatto dai rincari di energia e materie prime, che rischia di finire nelle secche del blocco delle realizzazioni. “Negli ultimi mesi”, fa presente l’Ance, “la componente energetica della bolletta risulta aumentata, rispetto alla media 2020, di oltre dieci volte (+1.230%)”. Dieci volte, ossia un valore impossibile da preventivare ed è altrettanto illusorio pensare di arginare con le regole e gli strumenti normali. Alla luce di questo dato la preoccupazione dilaga nei cantieri aperti e tra le imprese.

Gli obiettivi del Recovery Plan

Le opere pubbliche, il loro ammodernamento, la costruzione ex novo di impianti e infrastrutture sono il fiore all’occhiello dei progetti inscritti nel Recovery Plan. Dal 2020 era iniziata la marcia delle realizzazioni, superati gli adempimenti burocratici sono arrivati i via libera per procedere alla apertura dei cantieri. Nulla aveva fatto presagire – se non alcuni iniziali rincari un po’ fisiologici un po’ speculativi – che ci sarebbe stato con la guerra in Ucraina lo tsunami dalla crisi energetica e di riflesso un pesante colpo per il Piano e più in generale per i cantieri aperti. Il susseguirsi di impennate dei prezzi non ha permesso nemmeno una precisa rendicontazione dei costi così soggetti ad un rally dove è difficile fare previsioni. L’Associazione nazionale dei costruttori edili ha fatto una proiezione: Un maggior costo stimabile dei rincari di gas, petrolio ed elettricità in corso, arriva a “un 35% in più rispetto a quanto previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati”.

I costi e la crisi di Governo

Ad arginare la prima ondata di rincari registrata in primavera con l’aumento dei costi dei materiali per l’edilizia l’esecutivo Draghi ha dato il via libera ad una maxi cifra – anche questa mai registrata nell’ambito degli aiuti, di 10 miliardi per far fronte alle compensazioni in aiuto delle stazioni appaltanti -. Era la prima crisi e l’intervento ha permesso di superare la sfida dei nuovi prezzari. Il tema era i rincari ma anche l’aumento del numero dei cantieri che avevano innescato una corsa alle materie prime. C’erano inoltre le difficoltà a rifornirsi per il blocco della catena della logistica dei rifornimenti. Ora la situazione è peggiorata nel senso che è diventata più insidiosa con la crisi energetica. Senza che se ne veda una via di uscita. L’incertezza fa parte di questa seconda strettoia che è arrivata in un momento non solo particolare per i rialzi dell’energia e della spirale all’insù della inflazione, ma anche per la crisi di Governo.

I rincari secondo l’Ance

L’Ance rileva che “negli ultimi mesi la componente energetica della bolletta risulta aumentata, rispetto alla media 2020, di oltre dieci volte (+1.230%)”. La stima infatti tiene conto di due impatti: quello diretto dei maggiori costi energetici sui cantieri e quello dei maggiori costi energetici sulla produzione dei materiali con conseguente maggior costo dei materiali impiegati.

L’Ance osserva inoltre

che l’incidenza del costo energetico varia molto da lavorazione a lavorazione, con minimi dell’1% e massimi del 10% e una media stimata intorno al 3%.

Incertezze e nuovi prezzari

L’Associazione nazionale dei costruttori è tornata così a far sentire la propria voce ammettendo che questo sovrapporsi di crisi ha generato la necessità di riaggiornare nuovamente i prezzari delle opere. In più come è noto l’instabilità arreca alle previsioni nuove incertezze che diventano automaticamente aumenti. Il gioco naturalmente ha molte sfaccettature e non mancano i dubbi che ci siano in atto anche tentativi o azioni pilotate di speculazioni – in altro settore come l’agricoltura dove i problemi non sono dissimili le Associazioni sottolineano anche l’incalzare di fenomeni speculativi dei mercati che vanno arginati – il motivo è che nessuno sa quando finirà la corsa dei prezzi degli energetici perché sul tetto al prezzo del gas, ad esempio, l’Europa ha finora preso tempo mentre alcuni mercati e Paesi festeggiano altri stringono la cinghia.

Le preoccupazioni dell’Ance

“L’insieme dei due effetti, quello della componente energetica diretta e quello dei prodotti utilizzati, determina”, sottolinea il rapporto Ance, “un maggior costo stimabile in circa il 35% rispetto a previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati. Rispetto a tali ulteriori aumenti, gli appaltatori si trovano in gravi difficoltà finanziarie”.

Burocrazia, ritardi e dubbi

A complicare il rompicapo, secondo una analisi dell’Ance e del Sole 24 Ore, le compensazioni già decise stanno incontrando non poche difficoltà a tradursi in trasferimenti alle imprese: per i cantieri degli enti locali in corso le richieste di compensazioni andavano mandate entro il 31 agosto, ma non si ha nessuna notizia sul fatto che sia stato fatto massicciamente. Il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che definisce la procedura per compensare i costi delle nuove opere non è stato ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale: la presentazione delle istanze, che nelle prime bozze doveva essere fatta entro il 31 agosto, ora slitta al 5-6 ottobre. Il tutto contribuisce a creare uno stato di difficoltà e incertezza. Con un impatto sul lavoro e le realizzazioni dei cantieri in corso. C’è il rischio di sospensione lavori e di possibili penalità.

Il rischio blocco attività

Le rilevazioni di Ance-Prometeia inoltre evidenziano che negli ultimi sette mesi, “l’acciaio impiegato nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il PVC del 43% e il bitume del 49 per cento”. Ma c’è di più, la possibilità che si arrivi a uno “shock dal lato dell’offerta” determinato “dall’interruzione delle filiere produttive”. In questo caso il problema non sarebbe solo di rincari ma diventerebbe addirittura la difficile reperibilità dei materiali sul mercato.

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