venerdì, 29 Marzo, 2024
Lavoro

Confartigianato: per le imprese è emergenza manodopera

“Siamo al paradosso, con un tasso di disoccupazione dei giovani under 30 al 23,9%, non riusciamo a reperire giovani da inserire in azienda”. Più che una osservazione statistica, quella di Damiano Pietri, presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, è una denuncia su come in Italia le cose non vanno.

Da una parte ai giovani si offre il Reddito di cittadinanza in attesa che qualcuno trovi loro un posto di lavoro, nel frattempo le piccole imprese non riescono a trovare personale, sia qualificato che alle prime armi. Il problema è riemerso martedì a Roma durante la convention nazionale dei giovani imprenditori di Confartigianato, che hanno presentato un rapporto in cui si indicano le contraddizioni del sistema produttivo e del lavoro in Italia.

“Nel 2018 le imprese hanno registrato difficoltà di reperimento per 1.198.680 persone, pari al 26,3% delle entrate previste, a causa della scarsità dei candidati ma anche per la loro inadeguatezza rispetto alle mansioni da svolgere”. Calcola Pietri. Nello studio di Confartigianato, l’allarme carenza manodopera riguarda anche i giovani under 30: lo scorso anno le imprese non hanno potuto assumerne 352.420 giovani, pari al 27,8% del fabbisogno.

Il problema di trovare personale peggiora per le piccole imprese che nel 2018 non hanno potuto mettere sotto contratto 836.740 persone, di cui 245.380 sono giovani under 30.

“A scarseggiare sul mercato del lavoro”, spiegano gli analisti di Confartigianato, “sono soprattutto le professionalità dell’ambito digitale e dell’Ict: in questi settori nel 2018 le imprese richiedevano 48.800 giovani, ma quasi la metà, pari a 23.450, sono considerate di difficile reperimento”. Nello studio si elencano le figure professionali che servono e non sono reperibili.

Mancano, infatti, all’appello soprattutto i giovani analisti e progettisti di software difficile da trovare che rappresenta il 71,3% del personale richiesto dalle imprese, pari a 6.720 unità, e i tecnici programmatori, il 64,2%, ossia 6.990 unità, è di difficile reperimento.

“Le competenze digitali”, prosegue Damiano Pietri, “sono richieste da quasi il 60% delle imprese. Ma questo requisito è difficile da soddisfare e lascia scoperti 236.830 posti di lavoro per giovani under 30”,
A livello regionale, segnala il rapporto, la situazione più critica per assumere giovani under 30 si registra in Friuli-Venezia Giulia, a seguire il Trentino-Alto Adige, Umbria, Veneto e Emilia-Romagna.

Il rapporto di Confartigianato mette in evidenza anche la difficoltà a trovare professionalità con titolo di studio adeguato alle esigenze delle imprese. In testa i laureati in ingegneria industriale: pari a 5.750 persone difficili da reperire, seguiti dai laureati in indirizzo scientifico, matematico e fisico pari a 3.370 persone introvabili sul mercato del lavoro; così per gli ingegneri elettronici e dell’informazione e i diplomati in informatica e telecomunicazioni.

“L’emergenza manodopera”, rivela il presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato, “è ‘figlia’ della scarsa preparazione dei ragazzi al mondo del lavoro: in Italia gli under 30 occupati o in formazione sono appena il 4,2% del totale, a fronte della media del 15% nell’Ue a 28. Siamo al terzultimo posto in Europa.

“I piccoli imprenditori”, sottolinea ancora Damiano Pietri, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato che rappresenta 130.620 aziende artigiane guidate da under 35, “puntano sempre di più sull’innovazione: in un anno i nostri investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati del 28,9%. Ma molti progetti rischiano di bloccarsi per carenza di personale qualificato. Siamo al paradosso, con un tasso di disoccupazione dei giovani under 30 al 23,9%, non riusciamo a reperire giovani da inserire in azienda.

Bisogna risolvere il corto circuito di due mondi che non si incontrano: da una parte aziende pronte ad assumere, dall’altra giovani in cerca di lavoro e pronti ad emigrare per trovare un’occupazione”. C’è un problema di formazione scolastica e pratica mentre il mondo produttivo va avanti a colpi di innovazioni la preparazione dei giovani è distante dagli standard ottimali.

“In mezzo la scuola e un sistema formativo che non riesce ad orientare e preparare i ragazzi alle nuove sfide del mercato del lavoro e a al grande salto nel futuro dell’economia. Bisogna ripartire dall’apprendistato”, sollecita Pietri, “la ‘palestra’ in cui i giovani studiano e lavorano, per dare risposte efficaci alle imprese e offrire ai ragazzi le competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale”.

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