mercoledì, 9 Ottobre, 2024
Cuisine Moderne

C’è bolla e bolla…

“Buonasera”
“Buonasera”
“I signori si possono accomodare al tavolo”.
“Come gradiscono l’acqua?”
“Possiamo portare una bollicina per iniziare?”
TUU
TUU
TUUU
Sirena di allarme luce rossa in sala!
“Una bollicina” ma cos’è?!

Questo è ciò che accade a volte in alcuni ristoranti in cui il gentile e accogliente staff di sala cerca di far sentire a proprio agio gli ospiti e questo è sempre un piacere, ma poi perché esordire con questa domanda: “una bollicina” o “una bolla”? Parliamone…

Si tratta dell’utilizzo nel linguaggio comune di due figure retoriche precise: una è la metonimia, l’altra è la sineddoche.

Con la metonimia abbiamo lo spostamento di significato tra due termini che hanno un legame di reciproca dipendenza e contiguità logica: uso quindi il termine “bollicine” per indicare la categoria intera di vini spumantizzati.

Con la sineddoche abbiamo un legame come sopra ma con la differenza che la relazione tra i due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè i rapporti parte-tutto con singolare-plurale quando invece che bollicinE diciamo bollicinA o bollA.

Andiamo dunque a vedere nel dettaglio cosa c’è dentro questo termine e qual è il nome corretto per definire il vino effervescente in questione.

Con il termine spumante, che abbiamo capito, ormai, non andare proprio più di moda, definiamo già una categoria molto ampia di vini: secondo l’Unione Europea è il prodotto che all’interno deve avere una sovrappressione non inferiore a 3 bar a una temperatura ambiente di 20 °C.

Il termine spumante include al suo interno una pluralità di categorie:

  • Lo Champagne, ovvero lo spumante prodotto nell’omonima regione francese con metodo classico.
  • Il Prosecco, prodotto nelle nostre colline patrimonio dell’Unesco, tendenzialmente con metodo martinotti.
  • Franciacorta in provincia di Brescia con produzione a metodo classico.
  • Il Lambrusco dell’Emilia con metodo classico, Martinotti o ancestrale.
  • L’Asti Spumante (ma non il Moscato d’Asti!) prodotto da vitigno aromatico con metodo Martinotti e di solito dosato  con aggiunta di sciroppi di zucchero.
  • All’interno della categoria inoltre, si includono anche vini spumantizzati gassificati realizzati con aggiunta di anidride carbonica a basse temperature.

Questo solo per citare alcune categorie di vini spumante più conosciuti.

La differenza tra i due metodi di produzione più noti: Classico e Martinotti è abbastanza rilevante al fine della qualità del prodotto finale.

Il metodo classico, noto come metodo champenoise comprende un processo più lungo di rifermentazione in bottiglia dove il vino è a contatto con i lieviti fino alla sboccatura. Nell’altro caso, il metodo Martinotti o Charmat con rifermentazione in autoclave, consente di ottenere prodotti di beva più immediata ma meno eleganti.

Come è possibile notare l’universo dei vini spumantizzati è davvero ampio, pertanto come nei menù dei ristoranti a volte compaiono molti dettagli sul cibo, la provenienza e la qualifica dei prodotti, anche in quest’ambito si potrebbero abbandonare le generalizzazioni e trasformare quindi la domanda iniziale sulla “bollicina” in:

“Posso portare un prosecco?”

“Posso portare un metodo classico del tal territorio?”

A quel punto sarebbe più facile rispondere alla domanda se voglio “una bolla” o no.

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