venerdì, 29 Marzo, 2024
Sanità

Il 72% dei medici pronti a “scappare”. Poche risorse e troppi sacrifici

Ospedali pubblici. La denuncia delle Federazioni Cimo-Fesmed. Appello al Governo

Quello italiano non è un Servizio sanitario nazionale per medici. E infatti il 72% è pronto a scappare. Lapidaria l’affermazione della Federazione dei medici ospedalieri Cimo e dei dirigenti medici della Fesmed che in un documento-denuncia sottolineano: “Tutte le ragioni del disagio dei medici ospedalieri e i perché della fuga dal Servizio sanitario nazionale”.

Fuga dei medici senza argine

“Tanti già lo hanno fatto”, sottolinea la Federazione riportando i simboli e le storie di questo abbandono, “se ne è andata Paola, a Milano, che era primario di Pediatria in ospedale e si è dimessa per aprire il suo studio; se ne è andato Giovanni, in Basilicata, che addirittura ha deciso di lasciare il reparto di Medicina interna per insegnare Biologia alle scuole medie; se ne è andata Daniela, che quando è tornata dalla maternità ha scoperto di essere stata demansionata; se ne è andato Pietro, che era dirigente medico in Pronto soccorso ed è entrato in una cooperativa per lavorare in un altro Pronto soccorso guadagnando più del doppio”.

L’esperienza che va via

“Andandosene”, evidenzia Cimo e Fesmed, “hanno portato via la loro esperienza e aggravato la carenza di personale che attanaglia tutti gli ospedali italiani, perché nella maggior parte dei casi non sono stati sostituiti”.

C’è chi resta ma nel dramma

Per chi rimane, allora, la situazione è sempre più drammatica, osserva la Confederazione, e in assenza di interventi strutturali è destinata a peggiorare ulteriormente. “Risulta quindi difficile biasimare chi sceglie la fuga. Negli ospedali pubblici italiani”, riferisce con disappunto Cimo-Fesmed, “è ormai normale lavorare per più di 50 ore a settimana, fare 7-8 notti al mese, non andare in ferie per anni perché altrimenti non si riesce ad organizzare i turni”.

Malessere e aggressioni

L’impennata delle violenze. Sono state 2.500 aggressioni o i 35 mila contenziosi che si registrano in sanità ogni anno sono ritenuti inevitabili effetti collaterali della professione”, evidenzia con amarezza le Associazioni di categoria dei medici ospedalieri, “Il diritto alla formazione continua è un privilegio per pochi. A causa del taglio delle strutture complesse e semplici, l’84% dei medici non ha possibilità di fare carriera”.

Le Regioni inventano figure

C’è un aspetto della sfiducia dei medici che riguarda anche “l’autonomia professionale” che è irrimediabilmente compromessa: “il task shifting è sempre più evidente, proliferano nuove figure gestionali letteralmente inventate dalle Regioni e dalle aziende e le Direzioni adottano provvedimenti disciplinari per le questioni più insignificanti (2.956 nel 2021, rendendo i sanitari la categoria più indisciplinata d’Italia)”.

Nessuna svolta prevista

All’orizzonte non si intravede l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto 2019-2021, quindi già scaduto, criticano la Como e Fesmed, “in molte aziende non è nemmeno partita la contrattazione decentrata del contratto firmato nel 2019, che al momento risulta applicato in solo due ospedali; gli stipendi dei medici sono tra i più bassi in Europa, falcidiati per anni da tagli indiscriminati ai fondi contrattuali”.

Le ragioni del distacco

La soluzione per molti allora è la fuga: nel privato – dove tuttavia la situazione non sempre è più rosea -, all’estero, nella libera professione, sul territorio. “Tutto purché lontano dagli ospedali pubblici”, sintetizzano le del Associazioni dei medici, “‘ben consapevoli delle condizioni di lavoro, scelgono altri percorsi professionali, lasciando addirittura non assegnate centinaia di borse di specializzazione, soprattutto nelle discipline più a rischio sebbene siano le più richieste. Ai concorsi – quando non vanno deserti – spesso si presentano meno medici del numero di posti disponibili”.

Confronto con il Governo

Le Aziende, allora rivelano Cimo e Fesmed e per colmare i buchi di organico si affidano a medici non specialisti, a cooperative, a medici di altri reparti con altre specializzazioni, agli straordinari del personale, compromettendo la qualità e la sicurezza delle cure. “E a rimetterci, allora, sono anche i cittadini”. La Federazione con i documenti raccolti e i rilievi sulle principali criticità riscontrate dai medici ospedalieri, chiederanno un un incontro con il Governo, “auspicando un confronto serrato con le Istituzioni per una loro rapida soluzione”.

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