domenica, 15 Settembre, 2024
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Previdenza. Sindacati dal Governo. Metodo ok, ora risposte

Navigazione a vista per l’economia Italiana. In un mare di impreviste insidie il premier Mario Draghi sulla riforma della previdenza chiama a racconta i sindacati. Un giro di orizzonte che si amplierà dopo Pasqua con riunioni aperte alle forze sociali e datoriali. “Tutti devono metterci qualcosa”, sintetizza Draghi, che precisa: “Noi qui cerchiamo di arrivare a soluzioni”.

Dialogo permanente

L’idea del presidente del Consiglio è quella di un coinvolgimento corale per approdare a scelte condivise di fronte ad un futuro dove le incertezze superano di gran lunga le certezze. Affermare uno spirito di corpo è nelle richieste del premier che propone un dialogo “permanente e abituale”. Dopo Pasqua, annuncia Draghi che si terrà un nuovo appuntamento anche con le imprese. La scelta di un confronto permanente per farlo diventare strutturale per gestire le situazione di crisi, piace ai sindacati. La premessa, infatti, è che la sensazione del disagio sociale sta diventando sempre più marcata. Da qui la proposta di un patto, che è un metodo di lavoro. Ma gli apprezzamenti positivi dei sindacati sono circoscritti solo a questo punto. Per il resto è tutto da capire e discutere.

Cgil, Cisl e Uil delusi dal Def

La riunione di ieri è arrivata a 24 ore dal via libera al Documento per l’economia e la finanza. Il Governo ha fissato il deficit tendenziale a 5,1, mentre il Pil dal 6.7% è passato a 3.1%. Soprattutto il Def non contiene nulla sulle pensioni, tranne l’ipotesi di riordino per le pensioni di invalidità. Per il resto il vuoto, che si protrae da febbraio con l’inizio della guerra in Ucraina. Il sindacato per ora non nasconde la delusione per la mancanza di cifre e risposte su un tema che è una priorità dopo riforme pasticciate e provvisorie.

Le reazioni

“Draghi ci ha illustrato la possibilità di strutturare confronto articolato e permanente sui temi della crisi”, commenta Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, “Siamo interessati. Oggi abbiamo fatto primo confronto. Un altro ci sarà subito dopo Pasqua anche con le associazioni datoriali. Sul metodo ci siamo. Nel merito rispetto alle risposte da dare a cittadini non ci siamo ancora. Aspettiamo”.
“Per noi però è importante il contenuto non il contenitore”, osserva il leader della Cgil, Maurizio Landini, “In questo momento lavoratori, pensionati e precari hanno già dato, devono prendere. Per fare un patto servono accordi concreti”. Nel merito Landini ricorda le proposte del sindacato. “Abbiamo avanzato richieste precise sui mutui, sugli affitti, sulle bollette”, spiega il segretario della Cgil, “Serve introdurre un intervento su chi ha redditi e patrimoni più alti, un prelievo, un contributo di solidarietà. 5 miliardi non sono sufficienti, serve uno scostamento di bilancio perché c’è una emergenza sociale. Oggi non abbiamo avuto risposte dal governo”, conclude Landini. Per il segretario della Cisl Giulio Romani, il patto proposto da Draghi va riempito di contenuti, “Ci ha detto che ci rivedremo dopo Pasqua anche con Confindustria e con le altre associazioni datoriali, manifestando la volontà di un maggiore dialogo con la prospettiva di un patto sociale con tutti i soggetti, così come fu all’inizio degli anni 90”, spiega Romani, “abbiamo approvato l’idea di costruire un patto sociale ma va ovviamente riempito di contenuti e di merito”.

Le proposte dei sindacati

Nel giudicare “insufficienti” i cinque miliardi di euro previsti dal Def per aiutare famiglie e imprese, la Cgil propone di “introdurre un contributo di solidarietà su chi ha redditi e patrimoni alti. Un prelievo dell’1% per i patrimoni sopra 1.2mln” per far fronte all’emergenza sociale”, riferisce Maurizio Landini che puntualizza: “abbiamo detto che non è questo il momento per aumentare le spese per armi ma oggi è il momento di aumentare le spese per la tutela sociale e il rilancio degli investimenti del nostro Paese”.

Pensioni riforma bloccata

Il cammino verso la riforma “strutturale” attesa ha subito una battuta d’arresto. Così come le proposte messe in campo sulla flessibilità d’uscita, il tema più delicato per i sindacati. Di certo rimane che da gennaio 2023 torneranno solo le contestatissime regole della legge Fornero, l’andare in pensione di vecchiaia a 67 anni oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età con un anno in meno per le donne. Attualmente e per i prossimi nove mesi rimarrà in piedi “Quota 102”, soluzione ponte voluta dal Governo, uscita a 64 anni e 38 di contributi.

La promessa del Premier

Draghi tuttavia rilancia la sua disponibilità ad un confronto che porti ad una soluzione, è d’accordo nel rivedere l’impianto della riforma Fornero. A patto che la maggiore flessibilità richiesta dai sindacati – “non tutti i lavori sono uguali” – sia sostenibile con i conti pubblici e che non crei disaccordo con le indicazioni dell’Unione europea. La via indicata dal Governo prevede un’uscita prima dei 67 anni, anche a 64 anni, ma con il ricalcolo dell’intero assegno in base alle regole contributive, per dirla con le parole di Draghi: “si prende quanto si versa”. C’è il nodo del ricalcolo ossia per buona parte dei prossimi pensionati si aprono le porte del sistema misto, quindi due calcoli diversi che devono arrivare ad una sintesi. Cioè ad un taglio dell’assegno che potrebbe essere meno oneroso del previsto. Soprattutto se invece dei 67 anni si va in pensione a 64-65 anni. Il tempo comunque stringe e il rischio temuto dai sindacati è che si decida, ancora una volta, per scelte transitorie.

fonte foto: governo.it

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