mercoledì, 1 Maggio, 2024
Esteri

Cosa insegna la politica espansionistica di Putin. Guerra o pace? Lezioni ucraine

La minaccia di aggressione all’Ucraina è solo l’ultimo atto di una coerente politica revanscista di Vladimir Putin. Da 22 anni al potere, e con il progetto di restarci per altri 14, non ha mai elaborato il lutto della fine dell’Unione sovietica. Non si è dedicato a trasformare il suo Paese in una economia solida e socialmente equa. Ha, invece, fatto di tutto per recuperare il ruolo di grande potenza sullo scacchiere mondiale e per riportare nella sfera di influenza di Mosca Stati ex sovietici. E ci sta riuscendo.

Da primo ministro ai tempi di Eltsin aveva inglobato la Cecenia, nel 2008 ha invaso la Georgia, nel 2014 si è annessa la Crimea. Nel 2021 è intervenuto nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian nel Nagorno-Karabah,  e di recente pesantemente in Kazakistan; ha sostenuto i Talebani afgani contro gli Stati Uniti e la Nato.

In Siria, nel 2015, ha salvato il regime di Assad conquistandosi basi importanti nel Mediterraneo. In Libia, nel 2017, ha piazzato una base aerea e inviato i mercenari della Wagner a sostegno di Haftar. La Russia è presente in molti Paesi dell’Africa e sostiene anche militarmente regimi di Paesi produttori di materie prime. Vende armi alla Turchia che fa parte della Nato. Strizza l’occhio alla Cina con cui vuol creare un asse antioccidentale.

I suoi hacker si intrufolano per alterare le elezioni in Paesi come Usa, Francia, Italia, Regno Unito etc..

Con i suoi gasdotti tiene sotto scacco gran parte dei Paesi europei servendosi anche di un ex cancelliere tedesco. Che deve fare di più?

Nel frattempo Usa ed Europa hanno perso influenza su vari scacchieri mondiali e hanno rischiato perfino di dividersi, indebolendo la Nato. Un capolavoro di autolesionismo.

Le sanzioni dopo l’annessione della Crimea non hanno scalfito la volontà di potenza di Putin che, dopo tutto quello che ha fatto e fa, dice pure di sentirsi minacciato da un’alleanza, come la Nato, che ha solo scopi difensivi.

Cosa bisognerebbe imparare da tutto questo?

  1. Occorre sconfiggere la strategia di Putin che vuol dividere l’Unione europea e creare un solco tra l’Europa e gli Stati Uniti.
  2. Stati Uniti ed Europa devono sviluppare una strategia  politica mondiale comune, non solo in casi di emergenza.
  3. Stati Uniti ed Europa devono rafforzare la Nato e intervenire per difendere i loro interessi in tutti gli scacchieri geopolitici e per tutelare le loro democrazie da incursioni informatiche e disinformazione.
  4. Bisogna alzare la guardia sui legami che Mosca cerca di stabilire con forze politiche dei Paesi democratici attraverso finanziamenti che devono essere impediti con fermezza.
  5. Gli Usa devono comprendere che il vero nemico non è solo la Cina. C’è ancora la Russia e bisogna impedire che si ricostituisca ancora una volta un asse di Paesi dittatoriali che minacciano Paesi democratici.
  6. Per evitare che la Russia finisca nella sfera cinese l’Europa deve dialogare con Mosca ma non da posizioni di debolezza.
  7. L’Europa deve affrancarsi dall’eccessiva dipendenza energetica verso la Russia oppure sarà costretta a piegare la testa di fronte ai ricatti di Mosca.
  8. Occorre diffondere nelle nuove generazioni una diversa cultura della pace basata sull’azione e non sulla rassegnazione verso le politiche aggressive altrui.
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