mercoledì, 24 Aprile, 2024
Cronache marziane

I partiti politici visti da un extraterrestre

È già abbastanza sorprendente vedere il mio amico Marziano curiosare fra le ultime novità librarie che  compaiono sul mio tavolo, ma quello che più  mi colpisce è la sua capacità di destreggiarsi all’interno di vicende e questioni che richiedono dimestichezza con gli strumenti della scienza politica, di un livello tale che credevo inimmaginabile in qualcuno che non avesse frequentato il nostro Paese negli ultimi settant’anni.

A leggere gli scritti di Ennio Flaiano, creatore di Kurt, apprendiamo infatti che il suo personaggio – sceso da Marte all’inizio degli anni ‘50 – suscita solo per qualche mese la curiosità dei nostri concittadini, muovendosi per le strade di Roma; via via però  anche questi ultimi si abituano alla sua presenza, esattamente come lui si abitua a loro: fino al punto di degradare la reciproca meraviglia in altrettanta, reciproca, indifferenza.

Flaiano nulla ci dice, però, del momento in cui il Marziano riparte per tornare da dove era venuto; i suoi lettori – e io stesso, fra loro – avevamo dunque immaginato che avesse riacceso i motori della sua piccola astronave  nel momento stesso in cui quello scrittore aveva smesso di occuparsi del personaggio.

Io, a mia volta, ho appreso  del suo ritorno fra di noi solamente quando l’ho visto saltar fuori dalle pagine dei lavori letterari di cui è l’indiscusso protagonista; ma alla luce della sua dimostrata capacità di combinare concetti e problemi della vita politica degli ultimi settant’anni, leggendo appassionatamente le ultime novità librarie che trattano le questioni di cui vengo subito a dire, stento ormai a credere che lui non abbia continuato a circolare fra noi – magari completamente invisibile – anche nel periodo che corre fra il suo primo ingresso a Roma e il secondo tempo in cui è tornato nuovamente a manifestare la propria presenza.

 Tornando ai libri che hanno suscitato l’interesse di Kurt, due riguardano direttamente la storia o il declino del Partito che per quasi cinquant’anni ha impersonato l’autorità stessa dell’Italia repubblicana (Piero Meucci, Ettore Bernabei e il primato della politica, Venezia, 2021; Gianfranco Rotondi, La Variante DC, Milano, 2021) e il terzo (Roberto AlesseIl declino del potere pubblico in Italia, Soveria Mannelli,2021) che – pur non occupandosi direttamente delle vicende di quel Partito – di certo ne è permeato, almeno per le conseguenze che la crisi della DC ha comportato per l’intero sistema di potere dell’Italia.

Acutamente, il Marziano mi ha fatto notare come ciascuna di queste opere sia accompagnato da sottotitoli che ne scolpiscono le linee portanti e ne anticipano il contenuto.

Così – mentre il libro di Meucci riguarda “La storia segreta della DC nei diari di un protagonista” (descrivendo la fase che definirei “trionfante “ dell’evolversi di quel Partito) e quello di Rotondi si dichiara come “Storia di un Partito che non c’è più e di Uno che non c’è ancora” (narrando la fine di quell’esperienza e fermandosi al racconto incompiuto della sua possibile rinascita sotto altre spoglie) – il saggio di Alesse, nel domandarsi “Come salvare la classe dirigente nell’era della globalizzazione  e delle pandemie”,  sembra attribuire il declino del sistema politico e della classe dirigente che né l’espressione alla crisi del sistema stesso dei partiti e vuol concludere auspicando la creazione di un nuovo modello di Governance capace di selezionare una rappresentanza parlamentare  e di governo più adeguata rispetto alla complessità dei tempi che viviamo.

Tre diversi approcci, dunque, al problema della governabilità dell’Italia: il primo che parte dal passato, il secondo che muove dal presente per guardare al futuro e il terzo che si immerge direttamente nel tempo che verrà.

Tutti e tre gli Autori sembrano però concordare su un punto: viviamo in un’epoca di transizione rispetto alla quale occorre fare ogni sforzo per ottenerne il superamento nel più breve tempo possibile.

Kurt mi ha dimostrato, illustrando alcuni passaggi di ciascun volume, di aver ben compreso i segnali che tutti e tre gli Autori hanno voluta lanciare all’opinione pubblica in un momento che vede gli italiani – e non solo loro – disorientati dalla crisi sanitaria che non recede e da quella economica che avanza ogni giorno di più; ma – quando gli ho chiesto se da quelle letture avesse saputo estrapolare una ricetta attraverso la quale avviare nel nostro Paese i rimedi necessari per salvarne il nucleo governante – ho ottenuto come  risposta  una controdomanda che mi ha lasciato di stucco: “Sei proprio sicuro – ha infatti chiesto il Marziano – che gli italiani vogliano veramente dotare il sistema che attualmente li governa degli elementi di razionalità e di efficacia cui  invece aspirano i cittadini di ogni altra zona del vostro pianeta?”

Ho farfugliato una risposta generica che non voleva dir nulla, anche perché non posso dire di avere alcuna certezza in materia, anche alla luce dei miei quotidiani contatti con i titolari di funzioni o servizi pubblici: le disfunzioni della giustizia servono infatti a tutelare precisi e ben individuabili interessi; altrettanto dicasi per quelle fiscali e financo per quelle sanitarie.

Non ci resta dunque che accogliere con favore la divulgazione di testi che, magari solo “ricordandoci di Ricordare” (secondo la felice espressione di Henry Miller), contribuiscono a rompere la rassegnazione che domina oggi molti dei nostri  concittadini e che è la migliore alleata di chi su quelle disfunzioni punta a svantaggio della collettività.

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