mercoledì, 8 Maggio, 2024
Politica

Il Reddito di cittadinanza va cambiato. Altre strade per la lotta alla povertà

Merita attenzione e deve avere conseguenze rapide  la posizione dei ministri Giorgetti, Brunetta e Bonetti, che chiedono modifiche sostanziali al provvedimento simbolo del primo Governo Conte, formato all’epoca da Lega e M5S.

Si è giunti al paradosso: si vorrebbero sottrarre risorse alla previdenza per assegnarle a quanti scambiano il Reddito di cittadinanza come un beneficio a vita. Gli aiuti alle fasce sociali povere vanno dati, ma la ricerca del lavoro è un’altra cosa e non va mescolata con l’assistenza  alle famiglie  disagiate.

Sul Reddito di cittadinanza non abbiamo mai nascosto la nostra contrarietà. Una misura di propaganda politica, che non ha risolto il problema della povertà come folcloristicamente era stato annunciato. Non ha creato posti di lavoro, non ha responsabilizzato i percettori del beneficio economico nemmeno a intraprendere un corso di formazione professionale. Se c’è stato qualcosa di tutto questo è accaduto solo in minima e trascurabile parte. Parlare di fallimento viene quindi spontaneo. Non sono stati centrati gli obiettivi minimi.

Se è necessario aiutare famiglie e persone in difficoltà allora servono altre strade, sostegni magari diretti e mirati. Siamo i primi a sostenere che le fragilità economiche esistono, creano emarginazioni e lacerazioni. È un tema sociale quello della povertà serio che va affrontato con scrupolo e dedizione perché di disuguaglianze ci si può ammalare e anche morire.

Altra cosa invece è il Reddito di cittadinanza. Sulla carta doveva essere un aiuto a quanti si sarebbero dati da fare per trovare un lavoro, ma in concreto è stato un aggravio significativo dei conti dello Stato. Si continuano a spendere miliardi  per creare non occupazione ma disoccupati. A cui è stato fatto credere che questo beneficio temporaneo sia invece percepito come una sorta di anticipo di pensione a vita. Un abbaglio perché lo Stato non può mantenere – seppur parliamo di cifre minime dai 557 ai 238 euro – quasi 2 milioni e 797 mila persone che non hanno nessun percorso di lavoro.

Oggi sul Reddito di cittadinanza sono emerse le annunciate contrapposizioni politiche. Sono per noi giustificate le perplessità di chi riflette sulla inadeguatezza di una misura che è un colossale flop, e ne sollecita le modifiche.

Non si può far finta di non vedere che si danneggiano i veri poveri e quanti vogliono davvero trovare una occupazione.

I ministri Giorgetti, Bonetti e Brunetta, hanno espresso un convinto diniego alla nuova approvazione di ulteriori 200 milioni per estendere una copertura economica al RdC in modo che arrivi a fine anno. I 5S sono i conviti assertori di una misura che non funziona e chiedono che tutto debba rimane così.

Noi lanciamo una scommessa, confidiamo che in questa contrapposizione prevarrà il buon senso. Che ci saranno dei correttivi e degli auspicabili seri cambiamenti. Sono evidenti le cose che non vanno e saranno un bene degli aggiustamenti sostanziali. Il ministro Giorgetti ha avuto il coraggio di sottolineare che i soldi dati per il lavoro devono servire a creare e sostenere occupazione vera. Vogliamo cogliere e condividere con lui la sua sollecitazione al Governo di non inglobare nel RdC addirittura anche quelle somme dedicate alla vera previdenza.

“Auspico che la versione finale del decreto legge”, dice il ministro, “non contenga questa norma con 40 milioni di euro inutilizzati per i pensionamenti dei lavoratori precoci e cioè le persone che hanno iniziato a lavorare a 15 anni”. Noi siamo con lui.

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