venerdì, 19 Aprile, 2024
Cronache marziane

Kurt e la cena delle bombe

Tornato finalmente nel mio luogo preferito, la biblioteca, ho trovato Kurt intento nella lettura dei quotidiani che commentavano la sortita di un Ministro che vuole riesumare il nucleare anche in Italia.

Kurt mi ha ricordato che, durante il suo primo viaggio a Roma – pochissimi anni dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki – l’energia atomica veniva essenzialmente considerata un fattore di distruzione, ma  passato qualche tempo, si scoprì che quella medesima energia poteva diventare anche fonte di benessere: tanto questo è vero che esistono attorno al nostro Paese numerose centrali nucleari, nonostante che la scelta italiana sia stata per tre volte favorevole alla loro installazione e per altrettante volte vi si sia rinunciato, così rinunciando pure a risolvere i problemi di smaltimento che ne seguirono: per la soluzione dei quali venne creata una società pubblica ad hoc, rivelatasi a sua volta incapace di risolvere tali problemi.

Attualmente, dunque, la situazione in cui noi italiani ci troviamo è la seguente: corriamo tutti i rischi che derivano dalla vicinanza di quelle centrali al nostro Paese, ma non ne traiamo alcun reale beneficio, se non pagando a caro prezzo il loro prodotto e poiché quel prodotto altro non è che l’energia elettrica, Kurt si è sorpreso del fatto che proprio l’amministratore delegato dell’ente pubblico che quell’energia compra a prezzi di affezione, si sia dichiarato contrario all’istallazione di centrali in Italia.

Il Marziano mi ha anche fatto notare che il dibattito sull’energia nucleare somiglia molto a quello che ci appassiona (si fa per dire!) a proposito del ponte sullo Stretto: anche in quel caso infatti  sono state impegnate consistenti risorse pubbliche per progettare, scavare e via dicendo, salvo poi – sotto la pressione di ben individuate forze politiche ed economiche (di carattere essenzialmente locale) – fare precipitose marce indietro: Il che – in zone del meridione ove sono presenti peculiari forme di criminalità organizzata –  mal si concilia con le quotidiane declamazioni di quelle stesse forze a proposito della lotta ai poteri criminali.

A quel punto della discussione però – posto di fronte a due vicende così diverse, eppure tanto simili nelle loro rispettive evoluzioni, mi è tornato in mente quanto era accaduto ad Ulisse nel suo viaggio verso Itaca, allorché doveva scegliere fra due rotte praticamente impossibili: entrambe condizionate dall’attraversamento di un canale culminante, su un lato, dalla presenza di un mostro antropofago di nome Scilla e, sull’altro lato, da un vortice marino denominato Cariddi: lo Stretto di Messina, appunto.

Ulisse allora tentò di guidare la rotta lontano da Cariddi, ma si avvicinò così, pericolosamente, a Scilla e vide divorati da Quest’ultimo sei uomini dell’equipaggio: d’altronde, se non avesse fatto quella manovra, la nave sarebbe sicuramente affondata.

Ho così ritenuto di poter spiegare al mio interlocutore che qualunque scelta si ponga in essere avrà sempre e comunque dei costi: l’importante è che la scelta sia coerente con il quadro d’insieme e soprattutto che non si ritorni più volte sulle decisioni già prese, se non se ne vogliono moltiplicare i costi in modo insopportabile, non avendo neanche la possibilità di raggiungere un minimo risultato.

Proprio in questi giorni, d’altronde, il nostro Governo è alle prese con i problemi legati al progressivo superamento delle fonti di energia tradizionali in favore di quelle rinnovabili; contemporaneamente si è riaffacciava la questione del congiungere Calabria e Sicilia attraverso un ponte o un tunnel sottomarino.

Non so immaginare quante stupidaggini dovremo ancora ascoltare prima di conoscere le decisioni del Governo e del Parlamento su queste due importanti vicende, mi auguro però che tali decisioni abbiano un carattere definitivo: questo ho sostenuto nel concludere lo scambio di idee con il mio amico extraterrestre.

Servendogli una frittata prima e un dulce de leche poi, ho anche cercato di riportare Kurt su un piano di ragionamenti (forse) meno razionali, ma sicuramente più vicini al modo italico di affrontare i problemi; non ho però ottenuto grandi risultati, anche perché  ho creduto di capire che l’attenzione rivolta dal Marziano alla prima e delle due questioni – quella nucleare –  non era di carattere meramente speculativo, essendo piuttosto indice del timore che la creazione di centrali nucleari in Italia aumentasse il rischio di vedere arrivare su Marte astronavi cariche di scorie, per le quali i terrestri dovessero ritenere che non ci sia posto sul loro pianeta.

Già, perché anche la scelta nucleare è produttiva di scorie: ma siamo proprio sicuri che una diversa opzione non si riveli ancora più penalizzante almeno sotto questo aspetto?

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