martedì, 15 Luglio, 2025
Europa

Trump rilancia sui dazi, l’Europa studia le contromosse

Washington denuncia squilibri, Bruxelles congela il nuovo pacchetto da 70 miliardi. Sefcovic: “Dialogo ancora possibile”. Le reazioni in Italia

Maros Sefcovic, Commissario Europeo per il Commercio e per la Sicurezza economica
Maros Sefcovic, Commissario Europeo per il Commercio e per la Sicurezza economica

È iniziato ieri con un post fulmineo su Truth il nuovo capitolo della tensione economico-commerciale tra Stati Uniti ed Europa. Donald Trump, con il consueto stile diretto, è stato lapidario: “Gli Stati Uniti d’America sono stati derubati nel commercio (e nell’esercito), da amici e nemici, allo stesso modo, per decenni”. Poi ha aggiunto: “I Paesi dovrebbero dire: grazie per i tanti anni di libertà, ma sappiamo che ora dovete fare ciò che è giusto per l’America”. Parole che hanno riacceso uno scontro mai sopito e mettono in allerta l’intera filiera produttiva europea. Il Commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, nel frattempo ha rassicurato sulla volontà dell’Ue di proseguire il dialogo, ma ha sottolineato come l’incertezza non possa durare a lungo. Dopo tre mesi di lavoro su un accordo di principio e 1.700 linee tariffarie analizzate, Bruxelles ha deciso di sospendere fino ad agosto l’introduzione del secondo pacchetto di contromisure. Ma il messaggio è chiaro: la pazienza non durerà in eterno.

Doppio binario

Lars Lokke Rasmussen, Ministro degli Affari Esteri della Danimarca
Lars Lokke Rasmussen, Ministro degli Affari Esteri della Danimarca

La Commissione europea ha già predisposto una strategia a doppio binario: continuare a negoziare, ma prepararsi al peggio. È stato infatti elaborato un secondo pacchetto di contro-dazi del valore stimato di 70 miliardi di euro, pronto a scattare in caso di mancato accordo. Nel frattempo è stata prorogata la sospensione di un primo pacchetto da 20 miliardi, per evitare provocazioni prima della scadenza. Una mossa che punta a mantenere aperta la finestra del negoziato senza mostrare debolezza.

Il sostegno politico arriva anche dalla Danimarca, presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Il Ministro degli Esteri Lars Lokke Rasmussen ha assunto un ruolo centrale nella gestione della crisi, ribadendo la necessità di un’intesa “equa” e affermando che nessuna opzione sarà esclusa. “Siamo pronti a rafforzare i nostri scambi con il resto del mondo”, ha detto, citando i negoziati in corso con Mercosur, Messico, e persino con la Cina.

Sefcovic ha aggiunto che tutte le opzioni restano sul tavolo e ha confermato come l’Europa non accetti imposizioni unilaterali: “Serve un’intesa bilaterale, costruita su interessi comuni e rispetto reciproco”. Insomma, l’Ue non abbandona il negoziato, ma si prepara ad azioni proporzionate. Il clima resta teso. La diplomazia ha ancora spazio, ma l’Europa pretende serietà.

Italia, prudenza e fermezza

Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio

L’Italia farà la sua parte, come sempre” aveva affermato Giorgia Meloni già nella tarda serata di domenica” mentre ora il governo mantiene contatti costanti con la Commissione europea e ha chiesto una soluzione condivisa che eviti una guerra commerciale “interna all’Occidente”. Matteo Salvini ha criticato i dazi e ha attaccato la burocrazia europea, definita altrettanto dannosa. Tommaso Foti ha invocato calma e negoziato, giudicando prematuro ogni approccio muscolare. Attilio Fontana ha sostenuto la necessità di trattare fino in fondo, senza cadere nel panico. Di certo gli annunci di Trump sui dazi del 30% continuano a scatenare reazioni a catena. Coldiretti, Federdoc, Confindustria, Confagricoltura, Confimprenditori e Confartigianato hanno lanciato l’allarme: l’’agroalimentare rischia una perdita secca da miliardi: olio, vino, pasta, formaggi potrebbero diventare inaccessibili sul mercato statunitense.

Il Responsabile del Dipartimento Agricoltura di Forza Italia Siracusa Pippo Gennuso denuncia lo stallo dei carichi di olio extravergine siciliano. Davide Falteri (Federlogistica) prevede 15 miliardi di export persi e 178.000 posti di lavoro a rischio. Sergio Fontana (Confindustria Puglia) avverte: l’intero sistema industriale meridionale è sotto pressione. Marcella Caradonna (Odcec Milano) parla di crisi estesa al tessuto socioeconomico. Anche i consumatori italiani rischiano ricadute: secondo il Movimento Difesa del Cittadino, i rincari all’estero potrebbero tradursi in aumenti dei prezzi sul mercato interno.

Un fronte politico spaccato

Maurizio Gasparri, Presidente dei senatori di Forza Italia
Maurizio Gasparri, Presidente dei senatori di Forza Italia

Il Presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ha chiesto negoziati a schiena dritta. La Sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia Matilde Siracusano ha invitato a trattare fino all’ultimo. La Vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino ha attaccato Meloni che “obbedisce a Trump”. Il mondo pentastellato ha inoltre criticato la mancata spinta sulla digital tax. Pina Picierno (Parlamento Ue) ha denunciato la debolezza europea. Enrico Borghi di Italia viva ha parlato di “paura del negoziato” mentre il Vicepresidente Davide Faraone ha ironizzato: “Com’è umano lei”. La frattura attraversa maggioranza e opposizione. In pratica, conti alla mano, l’esecutivo difende la linea del confronto, mentre una parte del Centrosinistra chiede maggiore fermezza e iniziative fiscali mirate.

Una crisi che va oltre i dazi

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura
Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura

Dietro lo scontro commerciale si nascondono nodi più profondi: il Green Deal europeo, il costo dell’energia, la burocrazia. Lo ha ricordato Stefano Ruvolo (Confimprenditori): “I dazi sono il problema di domani, oggi l’industria è sotto attacco”. Anche Giansanti (Confagricoltura) ha allargato lo sguardo: il vero scontro riguarda gli standard, le barriere non tariffarie, la reciprocità commerciale. Giansanti ha inoltre sottolineato che senza un accordo serio sulla regolamentazione, gli agricoltori europei restano in svantaggio rispetto ai concorrenti americani. La qualità europea, fondata su denominazioni d’origine e sostenibilità, ha un costo che va tutelato. I dazi, in questo contesto, rappresentano una minaccia alla tradizione.

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Redazione

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