sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Il meridionalismo di Draghi: spendere bene e subito

Son bastati cinque minuti a Mario Draghi per mettere le cose in chiaro sulla spinosa questione del Mezzogiorno. Mercoledì scorso, nel suo intervento in diretta streaming all’incontro con la Ministra Carfagna è stato, come sempre, chiaro e conciso. I fondi europei – ha detto il Presidente del Consiglio – bisogna spenderli, ma soprattutto spenderli bene.

Il suo Governo ha un obiettivo: fermare il divario tra Nord e Sud e far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord. Le risorse di Next Generation EU – ha precisato Draghi –  non sono le uniche assegnate al Sud. Si aggiungono ad altri programmi europei e ai fondi per la coesione che gli conferiscono altri 96 miliardi di euro. E poi ha “svelato” una verità che in tanti conoscono, ma non vogliono ammettere.

E cioè che tutte queste risorse, pur nella loro abbondanza, non portano necessariamente alla ripartenza del Mezzogiorno. In poche parole, non è solo una questione di soldi. Ci sono altri due, enormi problemi che le regioni meridionali dovranno risolvere. Il primo è il corretto ed efficiente utilizzo dei fondi europei.  L’altro, di pari importanza,  riguarda la capacità di completare le opere pubbliche.

 

IL DIVARIO NORD – SUD AUMENTA

E, in questo passaggio, Draghi è stato impietoso non solo con i Governatori ma con tutta la classe dirigente del Sud.  “A fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, alla fine dello scorso anno erano stati spesi poco più di 3 miliardi, appena il 6,7%”  E  sulle opere pubbliche?  Anche qui un’altra disfatta. Nel 2017, in Italia erano state avviate ma non completate 647 opere pubbliche.  In oltre due terzi dei casi, non si era nemmeno arrivati alla metà. Il 70% di queste opere non completate era localizzato al Sud, per un valore di 2 miliardi di euro. La verità che ne vien fuori è una sola:  bisogna far ripartire subito il processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord. Un processo fermo da decenni e che dagli inizi degli anni ‘70 è addirittura peggiorato.

Anche sulla spesa pubblica per investimenti le cose non vanno granchè bene. E qui è lo Stato che ne esce malconcio, perché tra il 2008 e il 2018 questo capitolo di spesa si è più che dimezzato. Ora per il Sud si apre un altro capitolo.  Solo con il  Recovery Fund si avvieranno, nel Mezzogiorno,  opere pubbliche per 96 miliardi di euro. Ma le Regioni, i Comuni e le altre amministrazioni periferiche saranno in grado di spendere, in soli tre anni, questa montagna di denaro che si riverserà  sul Meridione?  Quello che è successo per la campagna vaccinale, con le Regioni che procedono in ordine sparso, con la burocrazia che dà i numeri e con i cittadini sempre più disorientati sui criteri, priorità e urgenze, potrebbe succedere al Sud,con l’avvio dei cantieri.

 

SCARDINARE IL GROVIGLIO DELLE COMPETENZE

Tra Codice degli Appalti, autorizzazioni, monitoraggi, collaudi, eventuali ricorsi al Tar e impugnative giudiziarie, cosa potrebbe venir fuori?   Quanto tempo ci vorrà perché una scuola, un ospedale o una strada possano andare a regime? Sul caos provocato dalla campagna vaccinale, il Presidente Draghi ha “minacciato” di applicare la clausola di salvaguardia che contempla la supremazia della legge dello Stato.

È stato indecoroso, in piena pandemia, lo spettacolo messo in scena da alcune sgangherate Agenzie Regionali. E questo copione, Dio non voglia, potrebbe replicarsi, al Sud, con l’avvio dei progetti del Recovery Fund. Ci vorrà una rivoluzione per scardinare questo groviglio di competenze; per archiviare, una volta per sempre, questa farraginosità di norme, capitolati e disciplinari che molto spesso rappresentano una camicia di forza per quegli imprenditori o consorzi di imprese  chiamati a realizzare un progetto per la collettività. Il primo segnale è stato incoraggiante. La vera Task Force che valuterà, finanzierà e controllerà i progetti sarà incardinata nel Ministero dell’Economia. Non è tempo per altri carrozzoni. I Comuni, le Regioni, i Tribunali e le Procure questa volta dovranno rispettare la sovranità dello Stato. A lui e non ad altri spetta, in questa guerra mondiale contro la pandemia, mettere in campo le migliori energie, per evitare che l’emergenza sanitaria possa sfociare, nei prossimi mesi, in una drammatica crisi economica e sociale.

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