giovedì, 25 Aprile, 2024
Politica

Conte e i nostri consigli (inascoltati)

Il nostro giornale ha seguito con grande attenzione, ovviamente critica, il Governo Conte 2 fin dalla sua nascita. Per vari motivi. Nel discorso del 20 agosto 2019, con cui ha segnato la rottura con Salvini e la fine della coalizione giallo-verde, Conte ha messo la parola fine ad una pericolosa deriva sovranista e populista: rischiavamo di allontanarci definitivamente dall’Europa e di riempirci di leggi lontane dalla nostra civiltà giuridica ed economicamente disastrose. Per un anno Conte era stato a Palazzo Chigi praticamente prigioniero dei suoi due vice-presidenti, Salvini e Di Maio ma, soprattutto, aveva dovuto subire il dinamismo debordante del leader leghista. Quando, giocando d’anticipo su Salvini, aprì la crisi, Conte sicuramente tirò un sospiro di sollievo e con lui l’Italia intera.

Il Conte2 è nato da uno stato di necessità: non c’era, e non c’è, con questo Parlamento nessun’altra maggioranza possibile se non quella giallo-rossa. In politica si deve fare di necessità virtù. Ma la maggioranza per lavorare bene deve comunque diventare politica e non restare solo numerica. Per ottenere questo risultato occorre grande abilità soprattutto da parte del Presidente del Consiglio.

Conte ha doti di grande equilibrio e competenza, non si era occupato di politica e nel settembre del 2019 era ancora un neofita di questo mestiere complicatissimo. Peraltro mentre il suo Governo nasceva, doveva assistere all’uscita dal Pd prima di Calenda e poi, di Renzi che, votata la fiducia, ha creato Italia Viva, con l’idea di condizionare quotidianamente il governo per crearsi uno spazio politico che puntava almeno al 10% dei consensi. Da quel momento Conte avrebbe dovuto capire che il suo ruolo a Palazzo Chigi non poteva essere più quello notarile rivestito durante il governo precedente ma doveva diventare molto più politico. In pratica, Conte doveva diventare il trasformatore di una maggioranza numerica in una maggioranza politica. Impresa difficile, ma necessaria.

La Discussione ritiene che l’analisi politica indipendente debba non solo criticare ma anche avanzare proposte concrete. Per questo abbiamo in più occasioni inviato da queste colonne dei “consigli non richiesti” al governo e, soprattutto, a chi lo guida. Li ricordiamo.

Fin dall’ottobre 2019 abbiamo suggerito a Conte di costituire il Consiglio di Gabinetto, organo previsto dalla legge, composto dai ministri principali dei vari partiti della coalizione per assicurare una collegialità nella guida dell’esecutivo. Avrebbe potuto disinnescare da subito l’accusa a Conte di voler fare tutto da solo. Inascoltati.

Quando Renzi uscì dal Pd formando i suoi due gruppi parlamentari suggerimmo a Conte di munirsi anche lui di due pattuglie in Senato e Camera che fossero in perfetta sintonia con lui e non rispondessero ad altri leader politici. In questo modo avrebbe potuto, bilanciare anche i mal di pancia e la confusione presenti nei 5 Stelle. Inascoltati.

Nel dicembre 2019 quando era evidente che la Legge di Bilancio era ormai un assalto incontrollabile alla diligenza che umiliava il Parlamento, proponemmo al governo di riformare il meccanismo e i tempi della formazione di queste norme, anticipando a giugno la presentazione delle proposte, aprendo un confronto ampio nella società e nel Parlamento e arrivando a metà Ottobre con un testo da presentare alla Commissione europea non più emendabile su cui il Governo si gioca la sua esistenza: prendere o lasciare. Inascoltati.

Quando si è cominciato a discutere di come gestire i 209 miliardi NGEU, abbiamo proposto a Conte di nominare Mario Draghi responsabile di tutto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dandogli ampia autonomia. Questa mossa avrebbe praticamente blindato Conte e assicurato una guida autorevole e indiscussa al progetto. Inascoltati.

Quando Renzi ha cominciato ad alzare la posta facendo chiaramente capire di voler indebolire il Presidente del Consiglio e diventare colui che condiziona fa il bello e il cattivo tempo nella maggioranza, abbiamo proposto a Conte di giocare d’anticipo e di chiedere solennemente a tutti i leader della coalizione di entrare nel governo come suoi vice-presidenti. In questo modo il Consiglio di Gabinetto sarebbe stato formato al massimo livello possibile e Conte sarebbe stato il regista e il punto di equilibrio politico della maggioranza. Inascoltati.

Non sappiamo quale sarà la prossima mossa di Conte nei confronti dell’offensiva renziana.

Ma un ennesimo consiglio a Conte ci sentiamo di darlo: sul ring della politica mai farsi mettere nell’angolo, prima o poi si soccombe. Meglio sparigliare il gioco, riconquistare il centro dell’area e riprendere l’iniziativa. Non basta schivare i colpi. Quindi sia lui a prendere un’iniziativa politica forte di rilancio della coalizione stringendo un patto di governo da qui alla fine della legislatura. Se non lo farà sarà continuamente condizionato da Renzi e, quando il Capo dello stato col semestre bianco che inizia ad agosto non potrà più sciogliere le Camere, si ritroverà nuovamente rimesso in discussione e forze scalzato da Palazzo Chigi per far spazio ad altri esperimenti politici. Saremo inascoltati anche questa volta?

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