martedì, 19 Marzo, 2024
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Economia

La ripresa difficile. Confcommercio: più spese per alimenti e meno per i servizi

Il top delle uscite per casa, bollette, rifiuti e trasporti

È utile scandagliare le spese, si fanno molte scoperte utili, e si comprende quanto denaro viene impiegato per la vita quotidiana, quella di milioni di persone e famiglie che devono fare i conti per ogni mossa. Il resoconto è fatto dalla Confcommercio sempre più allarmata dal crollo delle vendite e degli acquisti.

“Tra le spese obbligate”, calcola il Centro studi della Confederazione, “la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e smaltimento rifiuti – oltre 4.000 euro pro capite; all’interno dei consumi commercializzabili (9.095 euro pro capite nel 2020) la componente principale è rappresentata dai beni con una quota sul totale consumi in lieve aumento (dal 38,4% del 2019 al 40,6%), mentre i servizi interrompono la costante crescita dal 1995 con un brusco calo nell’ultimo anno dal 21% al 15,6%; per la prima volta dal 2007, si spende più per gli alimentari che per i servizi”. Nel merito delle spese obbligate bisogna fare dei distinguo per entrare nel merito di ciò che scegliamo e di ciò che vi è obbligato.

“Il tradizionale aggiornamento al 2020 della scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili, è largamente influenzato da quanto accaduto negli ultimi mesi. La profonda crisi del 2020”, fa presente la Confederazione, “ha amplificato la tendenza di lungo periodo ad una compressione delle spese determinate dai gusti e dai desideri delle famiglie consumatrici a vantaggio delle spese per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta. Allo stesso tempo ha interrotto la progressiva terziarizzazione dei consumi”. I servizi commercializzabili, che tra il 1995 ed il 2019 avevano registrato una costante e significativa espansione della quota di spesa, stanno conoscendo in questi mesi un brusco regresso. “Si stima che in un solo anno la quota di consumi ad essi destinata sia scesa dal 21% al 15,6%”, osserva la Confcommercio, “Da questi servizi passa la maggior parte dei consumi su cui si costruisce il proprio benessere economico.

All’interno delle spese obbligate un ruolo preponderante è svolto dall’abitazione a cui vengono destinati – tra affitti reali ed imputati, manutenzione energia, acqua, smaltimento rifiuti – oltre 4.000 euro a persona, vale a dire un quarto delle spese, dato in crescita sia nel confronto con il 2019 che nel lungo periodo. Nel 1995, in termini pro capite, a questa funzione veniva destinato il 18% dei consumi”.

Poi ci sono le spese obbligate legate alla mobilità -assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto – la riduzione sia dei volumi sia dell’incidenza registrata nel 2020, seppure si inserisce in un trend di lungo periodo, è sintomatica di un andamento ancora più negativo rispetto al totale. “L’intensità della caduta è solo in minima parte attribuibile alla riduzione dei prezzi dei carburanti”, fa presente la Confederazione, “In linea con le dinamiche registrate nel lungo periodo, e sostenuta dalle caratteristiche della crisi in corso, l’area delle spese sanitarie ha evidenziato nel 2020 una moderata caduta dei volumi, dinamica che ha portato, congiuntamente a una variazione più elevata dei prezzi, ad un ulteriore aumento dell’incidenza”.

Relativamente alle altre spese obbligate, sottolinea il Centro studi, il cui peso si era progressivamente ridotto nel lungo periodo, nell’ultimo anno si è registrato un aumento legato in larga parte ai servizi finanziari.

Le quote percentuali riflettono non solo quanto accaduto in termini di volumi, ma anche, anzi soprattutto, l’evoluzione dei prezzi nel corso del tempo.

“La sostanziale assenza d’inflazione negli ultimi anni non ha impedito che la forbice tra prezzi dei beni e servizi obbligati e beni e servizi commercializzabili continuasse ad ampliarsi”, evidenzia la Confcommercio, “Le moderate fluttuazioni al rientro, imputabili perlopiù alla variabilità degli energetici, sono sempre state seguite da una ripresa più accentuata”.

Per quanto riguarda molte delle spese obbligate, i relativi prezzi si formano sovente in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. “Ciò si è riflesso in una perdurante pressione inflazionistica che toglie risorse ai consumi più genuinamente oggetto di scelta. Fatto 100”, spiega ancora il Centro Studi, “il dato di ciascun indice di prezzo nel 1995, nel 2020 si stima che il prezzo (medio ponderato) delle spese obbligate abbia raggiunto un valore di poco inferiore a 190 rispetto all’indice per il complesso dei consumi ben al di sotto di 160. Molto meno inflazionistici sono risultati i beni commercializzabili (136,4) e solo un po’ più dinamici sono stati i prezzi dei servizi commercializzabili (151,9)”.

Tra le riforme necessarie al Paese, secondo la Confcommercio, per innescare dinamiche di crescita superiori a quelle che abbiamo sperimentato negli ultimi veni anni, vi è il rafforzamento del processo di liberalizzazione dei mercati di offerta di molti beni e servizi obbligati, elemento che non potrebbe che giovare al sistema economico nel complesso e al miglioramento del benessere economico della popolazione.

La lunga nota del Centro studi è commentata dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, “L’emergenza Covid ha riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. Inoltre”, ha detto Sangalli, “ci preoccupa l’aumento delle spese obbligate delle famiglie – come affitti, bollette, assicurazioni – che erodono quasi il 44% dei consumi totali. Se non si interviene con decisione tagliando le tasse perderemo definitivamente la possibilità di agganciare la ripresa economica”.

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