mercoledì, 24 Aprile, 2024
Economia

Sul 3%

Il problema non sta nel non poter sforare il parametro del deficit/Pil del 3%, il problema sta nel fatto che il governo gialloverde deve garantire ai cittadini, prima che all’Unione Europea, che lo sforamento avvenga per fare investimenti pubblici e per creare occupazione.

Con il cosiddetto ‘contratto di governo per il cambiamento’ il signor Di Maio ed il signor Salvini si erano impegnati a investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica, ristrutturare la rete idrica, bonificare le tubazioni dalla presenza di amianto e piombo, adottare metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi per la gestione dei rifiuti, passare alla fase della ricostruzione delle zone terremotate, avviare interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, costituire una Banca per gli investimenti finalizzati allo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane, adottare un programma di riduzione del debito pubblico, risolvere la questione dei debiti insoluti della pubblica amministrazione nei confronti dei contribuenti, adottare un piano per l’edilizia penitenziaria che preveda la realizzazione di nuove strutture e l’ampliamento ed ammodernamento delle attuali, realizzare un concreto abbattimento delle barriere architettoniche, e, guarda caso già da allora …. scrivere che la Russia non costituisce una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l’UE. Non abbiamo trovato riferimenti alla Cina … ma poco importa.

Non vogliamo dire che possono e devono fare anche altro, che pure servirebbe all’Italia, ma che almeno si ricordino di quello che hanno sottoscritto, e lo realizzino. Basta discutere ogni giorno su cose che nulla hanno a che vedere con la riduzione della disoccupazione, vera piaga dell’Italia.

Ci nasce il dubbio che questo governo abbia saputo solo spendere in ‘reddito di cittadinanza e quota 100’ e che altro non sappia fare.

Non abbiamo pre-giudizi ma ora l’Italia ha bisogno di un governo di serietà e competenza che porti avanti fatti concreti, prima che il ‘vaffa day’ li travolga in tutte le piazze, perché pensiamo che Grillo, in privato, glielo abbia già spedito. 

Abbiamo anche il dovere di ricordare che la lettera enciclica “il lavoro umano” di Giovanni Paolo II, aveva già previsto che il “conflitto, interpretato da certuni come un conflitto socio-economico a carattere di classe, avrebbe trovato la sua espressione nel conflitto ideologico tra il liberalismo, inteso come ideologia del capitalismo, ed il marxismo, inteso come ideologia del socialismo scientifico e del comunismo, che pretende di intervenire in veste di portavoce della classe operaia, di tutto il proletariato mondiale”. Questo conflitto ancora irrisolto, in tutto il mondo, ha creato divisioni e spaccature sociali. E’  “una questione culturale”, ha avuto modo di dire l’On.Gianfranco Rotondi, parlando della nuova classe politica, in occasione del convegno organizzato dalla nascente Fondazione della Democrazia Cristiana, nella sala della Regina alla Camera dei Deputati il 12 luglio.

E riferendosi al lavoro, sempre la stessa enciclica, afferma che “diventa un problema particolarmente doloroso, quando vengono colpiti soprattutto i giovani, i quali, dopo essersi preparati mediante un’appropriata formazione culturale, tecnica e professionale, non riescono a trovare un posto di lavoro e vedono penosamente frustrate la loro sincera volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità per lo sviluppo economico e sociale della comunità.

Speriamo di non fare la fine dell’Impero romano che da un lato si dimostrò incapace di realizzare uno sviluppo economico endogeno (non dipendente dalle conquiste) e dall’altro di ovviare all’aumento dei costi della spesa pubblica senza adottare un sistema fiscale oppressivo. La grave crisi che ne conseguì ne provocò gradualmente la decadenza, fino ad arrivare nel V secolo d.C. alla caduta della parte occidentale ad opera di popolazioni germaniche…

C’è necessità, ora e subito, in Italia, di saper coniugare e coordinare con attenzione sistemica l’economia globale con l’economia personale.

Matteo Salvini sul vincolo Deficit/Pil dice: “Sforare il 3%? Non solo si può ma si deve”. Vorremmo vedere e leggere una visione globale ed una visione personale dell’economia e non ascoltare solo delle frasi ad effetto; a meno che il metodo di comunicazione da lui adottato non voglia affrancarci dagli approfondimenti. Matteo, però, se credi che gli italiani se lo meritino, visti i voti che hanno voluto darti alle europee, magari affida a qualche tuo sottosegretario le spiegazioni. Gli farà piacere.

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