venerdì, 26 Aprile, 2024
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Sicurezza e lavoro devono essere garantiti. Asse Italo-francese-spagnolo per avere più forza in Europa. Dalla Germania attestati di aiuto solidale

“Quando riusciremo a riaprire? Questa situazione quanto durerà?”. Sono gli interrogativi il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che non nasconde la sua preoccupazione verso: “Il paese è ferito nella questione salute e nella questione economica”.

Il problema per il presidente degli industriali è come fare ripartire l’economia. “Le chiusure delle aziende comportano forti preoccupazioni per i lavoratori e per le imprese”, sottolinea Boccia, “la vicenda in cui ci ritroviamo non è colpa di nessuno, però va affrontata e bisogna cominciare a dibattere sui protocolli di sicurezza per riaprire gradualmente le imprese e non arrivare ad un default economico delle aziende e del Paese”.

Con un chiarimento importante che il presidente Boccia sottolinea. “Questo non significa che l’economia deve prevalere sulla salute ma che le questioni economiche vanno affrontare al pari della questione salute, dando priorità a quest’ultima”, prosegue il Presidente di Confindustria, “le risorse stanziate dal Governo sono un importante inizio ma in questa fase la cosa più importante è garantire la liquidità di breve alle imprese che si avviano a cali di fatturato rilevanti, per alcune prossimi a zero perché chiuse o per il calo della domanda o perché non fanno parte di quei codici Ateco essenziali.

Per la loro sopravvivenza economica va garantita questa liquidità di breve”. Per Boccia c’è la promessa del Governo di nuovi sostegni che possano dare un maggiore aiuto a chi è in difficoltà. “Il governo ci ha assicurato che questi fondi sono implementabili ove ne occorrano altri”, rivela Boccia, “Siamo solo all’inizio di una partita in cui il nodo risorse è determinante e vale in chiave italiana e in chiave europea.

A nostro avviso, finito questo periodo di liquidità a breve, che ci auguriamo arrivi quanto prima – il Governo ci ha rassicurato su questo -, trattandosi di un debito pari ad un debito di guerra questa restituzione andrà fatta in un periodo lungo di 30 anni”.

La pandemia che ha messo in ginocchio il sistema produttivo italiano, in particolare quello del nord, deve imporre secondo Confindustria, se si indicano i percorsi di rilancio, un cambio della “legislazione vigente”. “Una delle preoccupazioni del nostro mondo è che chi esce dalle filiere internazionali potrebbe essere sostituito da altre imprese europee o addirittura extra europee”, fa va presente Vincenzo Boccia, “Quindi occorre una simmetria in chiave europea su cui fare i conti.

Abbiamo ricevuto una bellissima lettera dai colleghi tedeschi che invitavano anche il loro Governo a fare in modo di aiutare l’Italia ad esprimere una aspettativa sulla riapertura dell’industria italiana perché, per esempio, molto della componentistica auto è fornita ai tedeschi proprio dall’Italia”. Proprio da questo senso di impegno solidale il presidente di Confindustria vede la nascita di un asse tra alcuni Paesi europei.

“C’è un aspetto importante, l’asse italo-franco-spagnolo che può determinare una nuova trazione dell’Europa”, osserva Boccia, “Un’Europa che purtroppo è andata sempre avanti per traumi, lo stiamo vedendo tutt’ora, e dovrebbe fare un salto di qualità. Secondo noi servono sia il Mes che gli Eurobond perché forse molti governi non hanno compreso la gravità della situazione economica in cui ci stiamo “avvitando” per il crollo del Pil in chiave europea e italiana”. Per la ripartenza però serviranno aiuti economici rilevanti, le assicurazioni degli scienziati di come lavorare in sicurezza, ed infine evitare quei fenomeni deleteri di esistenzialismo.

“Questo significa necessità di avere strumenti rilevanti per sostenere la prima fase, una riapertura compatibilmente con le avvertenze della comunità scientifica, e una massiva operazione di investimenti pubblici che devono compensare il rallentamento della domanda privata”, osserva infine Vincenzo Boccia, che propone anche misure economiche innovative per quei settori privati che hanno necessità di fondi, “Infine, occorre evitare che l’intervento pubblico si trasformi in assistenza e quindi occorre sia compensato da investimenti pubblici. Per quanto riguarda i privati bisogna pensare a strumenti di finanza innovativa per dare speranza agli imprenditori e ai lavoratori e trasformare le preoccupazioni in speranze e non in panico.

I nostri imprenditori non vogliono mollare occorre trasformare poi le speranze in certezze e qui la politica ha un ruolo importante soprattutto nel mettere una relativa tranquillità di un percorso”.

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