mercoledì, 1 Maggio, 2024
Economia

Record dell’oro e della povertà. Dalle guerre nuove disuguaglianze

L’effetto domino dei conflitti su caro vita e sui beni rifugio

L’oro brilla sempre di più donando felicità e ricchezza ai fortunati possessori. Nel contempo i segni della crisi della produzione industriale, l’impennata dei prezzi dei beni al consumo ad iniziare dai generi alimentari, lo svuotamento dei portafogli delle famiglie toccano rilevanti punte negative. Segnali di una situazione insostenibile almeno per la parte povera della popolazione. Si dirà che è la vecchia regola sociale ed economica di ciò che sale e ciò che scende, ma quello che preoccupa è il vuoto di analisi su due fenomeni che hanno una unica matrice, l’instabilità generata dalle guerre, quei conflitti, per dirla con le parole di Papa Francesco, che sono: “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. Non solo sui campi di battaglia e sulle città distrutte, con migliaia di morti e feriti, ma gli effetti si irradiano su altri contesti, quello incalcolabile dei danni all’ambiente, quello economico, quello sociale, per citare i settori più sensibili.

Il prezzo della crisi

Se osserviamo gli effetti nel nostro Paese le congiunture negative vanno a sommarsi con il calo di fatturato dell’industria che segna un -3,1%, ma la vera “Caporetto” è ciò che indicano le Associazioni presenti nel Consiglio nazionale dei consumatori (Cnc), quelle che hanno preso parte alla recente riunione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, presso il Ministero del Made in Italy, – iniziativa che per fortuna esiste e che permette di verificare gli aumenti in modo rapido e trasparente – per il Cnc, nel periodo febbraio 2019/febbraio 2024, i prezzi al dettaglio dell’olio extravergine d’oliva sono rincarati dell’81,1%, la pasta secca è aumentata del 35,6%, le uova del 25,7%, la passata di pomodoro del 41,9%, le mele del 21,1% e il latte fresco del 21,5%. L’elenco è lungo tanto da far gridare all’emergenza tutte le Associazioni dei consumatori. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, “non c’è un dato che sia positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume, né interno né estero”. Le Associazioni presenti nel Consiglio nazionale dei consumatori, dicono in coro che i dati sull’andamento dei costi dei prodotti alimentari, tra quelli più acquistati dalle famiglie italiane hanno subito, negli ultimi anni, forti incrementi, tra l’altro “solo in minima parte giustificati”. Le statistiche sottolineano che i prezzi sono aumentati del 35% mentre redditi fissi, stipendi e pensioni, sono rimasti fermi. Da questo contesto arriva il progressivo impoverimento delle famiglie, una contrazione del potere di acquisto, un aumento delle rinunce e dei sacrifici sul fronte dei consumi, “fino ad intaccare settori fondamentali quali la salute”, come osserva Michele Carrus, presidente di Federconsumatori.

Brindisi per i record dell’oro

Sul fronte dell’oro invece le cose vanno benissimo, al di sopra di ogni aspettativa, annunciano gli analisti che sottolineano come l’oro continua a bruciare record toccando nelle ultime ore il picco di 2.400,59 dollari l’oncia. Da sempre bene rifugio non solo per i fortunati risparmiatori e possessori ma per le banche centrali che lo adottano per difendere la loro ricchezza dall’inflazione e instabilità.

I Banchi dei pegni

Dall’altra parte della barricata, quella della povertà, quando c’è la perdita del lavoro e l’instabilità economica, unite alla difficoltà di accesso al credito, molte persone sono costrette a ricorrere ai compro oro. C’è un dato che deve essere sottolineato il numero crescente di famiglie che fanno ricorso ai Banchi dei pegni, sono tra le 270 e le 300mila persone ogni anno, con un volume d’affari di circa 800milioni di euro. Il prestito medio è di circa mille euro, soldi che servono soprattutto per spese impreviste e che nel 95% dei casi vengono restituiti.

Cosa fare per crescere

Come uscire dalla spirale del debito che impoverisce il tessuto sociale, deve essere un problema che la politica deve affrontare. È vero che da gennaio 2024, per iniziativa del Governo sono stati attuati ribassi permanenti per contenere l’inflazione, su tanti prodotti preferiti dalle famiglie, ma non basta. Bisogna adottare misure strutturali di riduzione dei prezzi dei beni energetici e dei carburanti. È urgente attuare misure e tagli sugli oneri fiscali e parafiscali che appesantiscono, i costi e generano gli aumenti. È necessario puntare sulla produttività e agli aumenti di salario e stipendi. Bisogna che si incentivino le imprese e le assunzioni.

La lezione dell’oro

In fondo dall’oro ci arriva una lezione da tenere in considerazione: non siamo un Paese che ha miniere aurifere, eppure grazie ai nostri orafi e artigiani, l’arte orafa italiana rappresenta una delle eccellenze Made in Italy per le quali siamo riconosciuti in tutto il mondo. Non abbiamo oro ma abbiamo le capacità. Incentivare in ogni modo i punti di forza del nostro Paese farà bene all’economia, alla crescita non solo dei possessori di oro, ma alle imprese e ai talenti che ci permettono di essere capitale mondiale delle eccellenze.

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