sabato, 20 Aprile, 2024
Sanità

Torniamo alla buona Sanità. Tutti uniti per un salto di qualità!

“La proposta di legge di riforma e la razionalizzazione della disciplina relativa alle scuole di specializzazione di area sanitaria, è inevitabile. Servirà all’Italia, ai cittadini, ai pazienti, ai medici. Oggi viviamo ore drammatiche negli ospedali perché negli ultimi lustri abbiamo sbagliato troppo e non siamo riusciti a cambiare rotta. Possiamo ancora farlo, abbiamo bisogno di medici, li abbiamo, ma vanno inseriti. Possiamo e dobbiamo recuperare tempo. Questa proposta di legge è aperta al confronto, al contributo di tutti. Ma facciamo in fretta per il bene di tutti”.

Alessandro Pagano, parlamentare siciliano della Lega si appassiona nel dire che possiamo farcela, che la sanità di eccellenza in Italia deve ritornare protagonista. Nella foga del suo ragionamento non perde il filo razionale delle cose che espone. Anzi, ricorda quasi a memoria ogni passaggio della proposta di legge che lo vede promotore e Primo firmatario. Proposta che garantirà nelle corsie degli ospedali italiani i medici necessari, gli specialisti per ogni disciplina sanitaria, che permetterà al Paese dal Nord al Sud di avere i numeri di una sanità di eccellenza. Pagano spiega a La Discussione come si è generata la crisi e quali i rimedi proposti. Persona pacata, scrupolosa nel descrivere i dettagli di una riforma finora condivisa con le Associazioni di categoria dei medici, con gli Ordini professionali, fino al coinvolgimento positivo dell’Esercito ed infine la condivisione con altri esponenti di tutti i partiti.

Alessandro Pagano, Lega

Onorevole Pagano, dal momento che siamo in piena emergenza negli ospedali, iniziamo dalle prospettive della nuova legge. Ossia i tempi e l’impatto che avrà sulla sanità pubblica.
“Se vogliamo specialisti preparati e giovani in corsia, dobbiamo in primo luogo investire risorse e razionalizzare il sistema. La proposta di legge nasce da una volontà bipartizan, perché in molti hanno compreso che è urgente definire nuove regole, ridare forza al sistema sanitario, che dobbiamo ridurre la strettoie burocratiche e promuovere l’eccellenza. Soprattutto far tornare al centro del dibattito nazionale i temi della tutela della salute. Circa i tempi posso dire che oggi è urgente rimettere il sistema in sicurezza e, senza soluzione di continuità, arrivare all’eccellenza.  Sono scelte obbligate, direi vitali”.

Come è potuto accadere che all’Italia mancassero dai 20 ai 30 mila medici specialisti. Quali errori sono stati connessi?
“Siamo giunti a questo disastro non certo all’improvviso. Negli ultimi dieci anni sono stati fatti tagli alla sanità in modo costante. Dal 2010 al 2020 abbiamo tolto in media agli ospedali, al personale sanitario, all’aggiornamento tecnologico circa 4 miliardi l’anno. Oggi ci ritroviamo con l’acqua alla gola perché non si è capito che la salute è un bene primario. Lo diciamo oggi di fronte agli eventi drammatici ma per anni sono stati sottovalutati le grida di allarme di tanti che dicevano che la situazione non avrebbe retto”.

Può dirci lo stato dell’arte della sanità italiana tradotta in pochi numeri?
“Sintetizzando, è stata tolta al sistema sanitario nazionale complessivamente una cifra che supera i 37 miliardi. In altri versi meno posti letto, oggi abbiamo una media di 2,65 posti letto ogni 1000 abitanti, di cui al Nord poco meno di 2.90 posti letto, mentre al Sud la media scende a 2,30 posti letto per ogni mille abitante. Tenga conto che la media dei paesi industrializzati è molto oltre 4 ogni 1000 abitanti  Sul fronte dei medici abbiamo assistito ad un crollo delle specializzazioni e il bello è che abbiamo decine di migliaia di bravi e preparati ragazzi già laureati in medicina e che sono al palo. Oggi, dopo questo percorso di tagli e mancate riforme, il Sistema Sanitario Nazionale ha una carenza tra i 20 e i 30 mila medici specialisti. Ripeto, di medici laureati ce ne sono a iosa, ma rimangono disoccupati perché non si possono specializzare. Per essere più schietti, c’è stata una gestione scellerata della sanità  che ha drenato soldi in altri contesti che con la sanità non hanno nulla da dividere”.

Onorevole Pagano lei dice che era tutto previsto, che la crisi sarebbe arrivata. Può raccontarci come?
“L’Ordine nazionale dei medici è da tre lustri che lo ripete: entro il 2025 gli specialisti in ospedale sarebbero stati assolutamente insufficienti a reggere la domanda. ‘Quota 100’ e ‘Coronavirus‘ hanno anticipato il big bang. Ahinoi! in questi giorni stiamo assistendo ad un dramma abbondantemente annunciato”.

Come è nata la proposta di legge n’ 1929,  riforma e razionalizzazione della disciplina relativa alle scuole di specializzazione di area sanitaria?
“Da un anno e mezzo lavoro per coinvolgere tante energie nel campo accademico, professionale, manageriale e legale in un ‘think tank’ indipendente con 25 persone di grande esperienza e caratura professionale e associativa, dalle provenienze culturali più diverse e senza etichette di partito, cito fra tutto, il professor Filippo Anelli presidente del consiglio nazionale dei medici. In tutti i componenti c’è stato un contributo prezioso nel far emergere idee, le migliori indicazioni sono confluite nella proposta di legge 1929 di cui sono primo firmatario e che ha visto il mio partito venirmi dietro entusiasticamente. La proposta, lo ripeto, è aperta ad altre indicazioni e contributi. Dobbiamo tenere conto che se per l’istituzione di posti letto il percorso può essere relativamente breve, per l’ingresso di nuovi medici specializzati negli ospedali i tempi si allungano. Per questo oggi di fronte all’emergenza non solo dobbiamo decidere in modo ragionato ma anche in tempi rapidi”.

Come?
“Riducendo, ad esempio, la durata dei corsi. Non capisco perché sempre dobbiamo essere più ‘realisti del re’. Abbiamo mediamente la durata dei corsi di specializzazione più lunga rispetto all’Europa. Dobbiamo uniformarci a quello che dicono le linee europee, non aumentarle. I risparmi economici ci consentiranno di finanziare più borse e contemporaneamente accorceremo i tempi di studio e di inserimento dei nostri specializzati”

Come saranno organizzati i corsi di specializzazione?
“Per risparmiare denaro le Università, Istituti di ricerca potrebbero consorziarsi, unirsi in sinergia in modo da fare di più a costi minori. C’è inoltre il pieno coinvolgimento della sanità militare che, ne sono certo, darà ottimi frutti, perché è una Istituzione che sa essere presente in modo efficiente e capillare a sostegno della Nazione. Nella proposta di legge è previsto un ruolo significativo anche delle strutture sanitarie private accreditate. In questo caso se una clinica ha più di 200 posti letto può essere intrapresa una negoziazione virtuosa e positiva per realizzare dei poli di specializzazione, mentre al di sotto dei 100 posti letto, bisognerà stimolarla con incentivi di reciprocità. Inoltre per i giovani che rimangono fuori da posti utili alla immissione, si potrebbe utilizzare  il metodo anglosassone delle borse autofinanziate. Il tutto rispettando le graduatorie e con mutui a tasso super agevolato  e risorse messe a disposizione dalle fondazioni, in particolare l’Enpam”.

Una volta specializzati come è possibile far entrare un giovane in un ospedale?
“Riorganizzando il sistema sanitario nazionale, che per il periodo dell’emergenza (nella pdl abbiamo indicato 10 anni) preveda tre livelli: primari, assistenti e specializzandi. In verità, questa filosofia è stata recepita dal legislatore, dobbiamo solo disciplinarla. Bisogna cambiare, innovare e includere i giovani specializzandi. Inoltre bisogna incentivare lo studio di quelle discipline mediche che servono realmente, ma che sono state trascurate nella selezione delle borse”.

Onorevole Pagano, come possiamo concludere questa intervista. Lei è fiducioso che la proposta di legge 1929 a sua prima firma, prenda un cammino parlamentare spedito?
“Me lo auguro fortemente. In questo momento così duro, dove la buona sanità è questione di vita e di morte, non possiamo perdere tempo. Abbiamo di fronte a noi scelte importanti, abbiamo già realizzato un percorso e la PdL1929 Pagano + altri, è assolutamente condivisa e se la possono intestare davvero tutti, perché non è in gioco un consenso politico ma il bene dell’Italia e degli italiani”.

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