venerdì, 29 Marzo, 2024
Sanità

Potere sanitario

Credo fortemente nella medicina “ufficiale”. Così come ero per i vaccini obbligatori, condivido oggi l’opportunità dei provvedimenti restrittivi adottati.

La vera novità che ha imposto l’epidemia di coronavirus alle autorità chiamate ad affrontarla, è data dalla mancanza di una soluzione.

Fino ad oggi, le norme e le deliberazioni di igiene prescrivevano un comportamento positivo. Ad esempio l’obbligo di vaccinarsi per essere ammessi a scuola o altre prescrizioni positive specifiche per determinate attività o per viaggi particolari.

Per la prima volta ci troviamo invece di fronte a prescrizioni negative, a divieti: non uscire da casa, non incontrarsi con figli e genitori non conviventi, vietato qualsiasi evento. Da ieri vietate anche le passeggiate all’aria aperta.

Una serie di eventi occorsi nella società dalla metà del secolo scorso ad oggi hanno via via ristretto le libertà individuali di coloro che sono nati verso la metà del secolo scorso.

Si è sempre trattato di emergenze – dal terrorismo, alla mafia, all’undici settembre – che hanno determinato leggi speciali, in teoria limitate alla lotta a quel fenomeno e, per ciò stesso, introdotte come “temporanee”, che si sono trasformate in definitive e che hanno determinato un cambiamento nei nostri costumi sociali.

La peggiore di tutte, devo dire,  è questa emergenza legata all’epidemia del coronavirus.

Lo è non tanto perché può colpire tutti, quanto perché tutti – ciascuno di noi – può essere il soggetto che contamina gli altri: consapevolezza che porta ad una accettazione dei divieti sempre più stringenti.

Manifesto, tuttavia, da cittadino, un timore, che deriva da due ordini di considerazioni.

Il primo è dato dalla situazione italiana dove nulla è più definitivo di ciò che è provvisorio, come dovrebbero esserlo i provvedimenti anti-epidemia.

Il secondo, dalla conformità con cui tutti i partiti e tutti i mezzi di comunicazione hanno accettato i provvedimenti restrittivi adottati dal governo, magari invocandone le minoranze di più forti ed attuandoli con i poteri locali.

È un conformismo che suscita una certa preoccupazione e sul quale vorrei spendere qualche considerazione.

La conformità, la mancanza di una voce dissonante, di uno che si alzi a dire di non essere d’accordo, è il primo sintomo di una possibile situazione non democratica.

Coronavirus sembra essere riuscito in un miracolo inimmaginabile, mettendo d’accordo i tre poteri dello Stato, allineando addirittura il così detto “quarto potere”: tutti subordinati, ossequienti e succubi a quello nuovo: il potere sanitario.

Io stesso ho esordito col mio consenso alle prescrizioni sanitarie.

È difficile, infatti, per un cittadino consapevole non rendersi conto della responsabile consapevolezza di dovere andare in giro il meno possibile, potendo correre il rischio, non tanto di infettare se stesso – che è un rischio che potrei scegliere di correre, restando le, conseguenze nella mia sfera personale – quanto di infettare altri.

Su queste considerazioni il governo, con provvedimenti amministrativi, ha imposto la sospensione di diritti basilari dell’individuo.

La risposta degli italiani è stata eccezionale ed eccezionalmente responsabile.

I casi di disobbedienza mi sembrano statisticamente “fisiologici”.

Mi auguro che l’autorità si renda conto che i comportamenti oggi vietati non sono di per sé comportamento criminale, ma un’attività perfettamente lecita – addirittura una delle libertà garantite dalla Costituzione – in tempi normali e forse anche nell’emergenza attuale, se compiuta da un soggetto sano.

Insomma: cittadini, comportiamoci con consapevolezza e responsabilità, ma pretendiamo che altrettanto faccia l’autorità, non esagerando con i divieti e con la tendenza alla “bulimia impositiva” (serve veramente chiudere parchi e lungomari?) e tenendo ben presente che la situazione che si intende regolare non può che essere breve, anzi brevissima.

Se legato ad un periodo circoscritto, con la coscienza della sua eccezionalità e non ripetibilità, e con le garanzie della inutilizzabilità per qualsiasi altro scopo, potremmo addirittura consentire la tracciabilità degli spostamenti mediante cellulari (modello Corea del Sud).

Il punto è questo: che il potere sanitario sia a termine e a termine breve.

Perché il potere sanitario è una dittatura: tollerabile solamente per il tempo di un’emergenza.

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