sabato, 4 Maggio, 2024
Cronache marziane

Kurt, la pace fiscale e la guerra che seguirà

Ieri il Marziano doveva essere di un cattivo umore particolare, perché – mentre commentavamo insieme i titoli dei giornali recanti le notizie sull’inserimento, in legge delega, di una definitiva Pace Fiscale, da porre alla base di nuovi rapporti tra l’amministrazione finanziaria e contribuenti – egli non ha trovato di meglio che  alzare la voce  nel ricordarmi che, sul suo pianeta, tutti pagano regolarmente le imposte e che perciò a nessuna parte politica è mai venuto in mente di premiare chi non le paga, condonandogli (anche solo in parte) il debito e così addirittura premiandolo per quel suo comportamento sfacciatamente antisociale; a seguire una verbosa filippica sulla differenza tra le abitudini degli italiani e quelle degli abitanti di altri Paesi europei rispetto all’assolvimento dei rispettivi obblighi tributari.

Poiché la questione è obiettivamente spinosa, ho cercato di evitare ogni accento polemico nel rispondergli che una pace fiscale – anche ove rechi, inevitabilmente, un condono – potrebbe essere sicuramente definita come misura controversa; non è vero però che la stessa possa anche essere considerata una peculiarità del nostro ordinamento, perché è stata utilizzata in molti altri Paesi e mai con finalità premiali, ma solamente al fine di superare situazioni di evasione o di elusione fiscale non altrimenti cancellabili.

Si tratta dunque di uno strumento da introdurre per consentire a ciascun contribuente di sistemare la propria posizione fiscale, pagando una somma ridotta rispetto alle imposte e alle sanzioni altrimenti dovute per l’intero; ho anche dovuto convenire con Lui che – sebbene il condono possa fornire temporaneamente una soluzione allo scomodo problema dell’evasione – esso può contenere anche aspetti negativi e comunque genera polemiche, non solo tra Agenzia delle Entrate e contribuenti, delle quali potremmo tranquillamente fare a meno.

Con questa premessa, ho cercato di spiegare ad un imbestialito Kurt i possibili vantaggi della fine di ogni controversia tra chi dovrebbe riscuotere le imposte e chi dovrebbe invece pagarle (il condizionale mi par d’obbligo!).

È vero che tali vantaggi sono illustrati in un qualunque manuale di Scienza delle Finanze, ma ho voluto facilitare la mia interlocuzione con il Marziano, illustrandoglieli direttamente e senza omettere di esporgli anche i possibili svantaggi.

Per rendere più chiaro il mio pensiero, ho preparato una scaletta di quanto andavo dicendogli; la riporto qui di seguito, anche a beneficio dei lettori.

  1. Un primo vantaggio consiste nel recupero di entrate fiscali altrimenti difficilmente percettibili: un condono porta infatti, inevitabilmente, al versamento di almeno una parte delle somme che altrimenti sarebbero andate perse nella loro totalità e questa liquidità aggiuntiva potrebbe essere utilizzata dal Governo per finanziare opere e servizi pubblici, o per ridurre il debito dell’erario verso i propri creditori.
  2. Altro vantaggio potrebbe consistere nell’introdurre forme di semplificazione del sistema fiscale nel suo complesso: un condono potrebbe poi incoraggiare i contribuenti a regolarizzare la propria posizione, azzerando il contenzioso e riducendo il carico di lavoro dell’Agenzia delle Entrate, che saprebbe così meglio concentrarsi nella lotta all’evasione.
  3. Non ultimo vantaggio, il superamento delle incertezze relative alla individuazione dei soggetti effettivamente tenuti al pagamento di determinate imposte e – almeno sotto questo profilo –  c’è da augurarsi che non abbiano a ripetersi vicende come quella dell’IRAP, al cui versamento erano tenuti solo determinati soggetti, ma non altri, pur esercitando entrambi attività sostanzialmente identiche; le Commissioni Tributarie sono state intasate dai ricorsi presentati da professionisti che lamentavano l’ingiustizia della pretesa avanzata nei loro confronti, ma non anche nei confronti di altri loro colleghi, perché “privi di organizzazione”(sic!).

Ho quindi spiegato a Kurt come la riduzione del contenzioso porterebbe con sé, comunque, un risparmio di tempo e di risorse, sia per l’Amministrazione Finanziaria che per i cittadini.

Non ho voluto però – come detto inizialmente – nascondere che la soluzione appena prospettata può comportare anche svantaggi e precisamente:

  1. Effetto dissuasivo: l’introduzione di un condono (comunque denominato) potrebbe effettivamente incentivare i contribuenti a non rispettare le norme fiscali, in attesa di future, similari iniziative e questo andrebbe a creare un circolo vizioso in danno della stessa credibilità del sistema fiscale e della fiducia dei cittadini nella efficienza delle azioni di recupero delle imposte non pagate.
  2. Iniquità fiscale: Il condono può essere percepito come ingiusto da coloro che hanno pagato regolarmente le tasse, poiché consentirebbe a chi ha evaso di ottenere benefici senza dover affrontare le altrimenti pregiudizievoli conseguenze delle proprie azioni.
  3. Perdita di risorse: Il condono fiscale può comportare una perdita di risorse a lungo termine per lo Stato, poiché i contribuenti potrebbero essere indotti a rinviare il pagamento delle imposte già dovute in attesa di futuri condoni, magari ancor più vantaggiosi di quelli precedenti.

In linea teorica questi svantaggi potrebbero persino sembrare prevalenti sui vantaggi, ma come giustificare la circostanza giusta la quale esistono da anni diversi miliardi di euro di imposte non recuperate?

Approfittando dell’incertezza del Marziano nel trovare una risposta a questa domanda, ho proseguito il mio ragionamento spiegandogli quali siano le equilibrate ragioni della proposta che tanto Lo ha scandalizzato, e precisamente:

  1. realizzare, per il futuro, una maggiore trasparenza fiscale: in cui i contribuenti possano essere meglio informati sulla effettiva portata dei loro obblighi fiscali e sulla altrettanto effettiva misura delle sanzioni previste in caso di loro inadempimento del dovere di pagamento delle imposte; oggi tutto questo è affidato ad una congerie di circolari, risoluzioni, risposte a quesiti ed altro; con inevitabili effetti confusori per i contribuenti medesimi.
  2. Introdurre incentivi fiscali in favore di chi adempia spontaneamente ai propri obblighi, anziché premiare gli inadempienti: adottare simili misure per i contribuenti che non si allontanino dalle proprie responsabilità fiscali, anziché arrendersi di fronte alla situazione venutasi a creare negli anni, potrebbe fortemente ridurre l’evasione.
  3. Acquisire maggiori risorse per la lotta all’elusione: investire una parte delle risorse finanziarie così ottenute in tecnologie avanzate per rinforzare i controlli e le indagini su chi paga meno del dovuto potrebbe portare a un miglioramento significativo dell’efficacia di azione dell’Agenzia delle Entrate nella lotta contro i comportamenti fraudolenti fino ad oggi tenuti da un gran numero di cittadini.

Queste mie considerazioni sembrano aver particolarmente colpito il Marziano, che – abbassando finalmente il tono della voce – ha dovuto con me convenire come la pace fiscale possa effettivamente essere un’opzione allettante per raggiungere accordi tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti che Le si oppongono.

La questione politica si riduce dunque a comprendere se i suoi vantaggi superino, o meno, gli svantaggi per la finanza pubblica.

Ben venga dunque ogni misura tendente al superamento degli attuali contrasti, purché la stessa vada a costituire la base di un impegno continuo e di strategie oculate da parte dell’amministrazione finanziaria, onde render possibile ottenere finalmente un sistema fiscale equo ed efficiente, che promuova una società più giusta e solidale.

Il resto – condono o non condono – è solamente sterile polemica destinata, come tale, a risolversi attraverso un voto di fiducia: la cosiddetta “fiducia tecnica” di cui le cronache parlamentari sono sempre più spesso costellate.

Mi spiace perciò aver dovuto concludere la nostra discussione all’insegna della facile profezia giusta la quale tutto si risolverà, probabilmente, in una ulteriore sfida fra Maggioranza e Opposizione: favorevole la Prima alla Pace Fiscale e contraria la Seconda, arroccata dietro l’accusa secondo cui questa operazione vuole nuovamente mascherare uno dei consueti condoni cui la tradizione parlamentare ci ha abituato.

Non è il modo migliore per misurare le qualità della politica, ma viene subito a mente quell’espressione che i non addetti ai lavori usano per descrivere i contrasti che quotidianamente dominano i lavori del Parlamento e del Governo: è la democrazia, Bellezza!

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