venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Profughi e responsabilità

La nave “Sea Watch”, che batte bandiera olandese, ha rappresentato l’ultima occasione per lo scontro fra sostenitori ed avversari al fenomeno migratorio, che preme alle nostre porte e che proviene in gran parte dal continente africano e dal Medio Oriente martoriato dalle guerre.

Ed è uno scontro che divide l’opinione pubblica e spacca ancora una volta lo stesso maggior partito di opposizione, ma che ha scarsi riflessi in Europa, dove continua a mancare una politica comune che regoli l’accoglienza e che invece registra posizioni ed atteggiamenti pirateschi.

Come quello dell’Olanda, che conferma la proprietà della nave ma rifiuta ogni ipotesi di accogliere pochi o molti fra i suoi occupanti, come quello della Francia che, a prescindere da alcuni gesti positivi sbarra le frontiere ed espelle verso il nostro confine chiunque l’abbia varcato, comprese le donne in cinte, come pure quello della Germania che ci sta rispedendo indietro i tanti sventurati che, transitando per la penisola erano riusciti a stabilirsi sul suo territorio.

Costoro, per definirne la categoria sono chiamati “dublinanti”, poiché avrebbero violato le regole dell’obsoleto Trattato di Dublino, che prevede che dei profughi si occupi il primo Paese ove sbarcano. Non parliamo poi dei muri, dei reticolati, del dispiego di unità militari nell’Est dell’UE per bloccare le colonne di profughi che percorrono la via dei Balcani e facciamo appena cenno alla determinazione di Trump per la costruzione di un colossale muro lungo i confini con il Messico.

Pare ripetersi in termini certamente mutati e globali il fenomeno degli ultimi secoli dell’Impero romano alle prese, da sempre, fino alla sua eclissi, con popoli poveri e affamati di tutto: un orizzonte, questo, che appare certo ancora lontano ma che va prevenuto e bloccato promuovendo lo sviluppo dei Paesi africani rivieraschi e della faccia subsariana, ma anche con strategie che blocchino all’origine le speculazioni dei trafficanti di carne umana.

Purtroppo, c’è un occidente che specula e prospera sulla corruzione che infesta tanti stati di recente costituzione e c’è anche un Oriente, pensiamo ai cinesi, che sta attuando una forte politica neo imperialista, creando infrastrutture realizzando opere di bonifica, strumentali alla migrazione di loro colonizzatori.

Al contrario potrebbe registrarsi una novità: quello della nascita di nuove classi dirigenti africane e Medio-Orientali anche per l’influenza della cresciuta impetuosa delle comunità cristiane e di rapporti costruttivi con l’Islam moderato.

Non ci salveremo, con le nostre società sfibrate dal benessere e avare di nascite, innalzando solo muri o schierando le flotte: solo il dialogo e il nuovo spirito di cooperazione potrà salvare il futuro.

Un futuro che, per essere costruito, dovrà recitare estremismi e atti demagogici strumentali, come quello della Sea Whatch.

E’ soprattutto l’Europa che, se vuole sul serio affrontare la sfida, dovrà assumersi la responsabilità di gestire  e programmare  i flussi migratori:  una specie di nuovo Piano Marshal per l’Africa.

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