giovedì, 25 Aprile, 2024
Sanità

Il 16 protesta a Montecitorio. Medici: Sanità a pezzi e solo per i ricchi

Trattative ferme, insoddisfazione e delusione che montano. Il mondo della sanità pubblica si dà appuntamento a Roma il 16 maggio per una manifestazione nazionale. “I professionisti del mondo sanitario e la società civile si mobilitano”, annuncia l’Intersindacale delle dirigenza medica e sanitaria, “in difesa della sanità pubblica, dando vita a un movimento unitario, ampio e inclusivo, che possa riportare la sanità al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica”.

La rottura delle trattative

La manifestazione segna l’ennesimo punto di rottura con i Governi quello presente e quello passato, che a giudizio delle sigle sindacali e federazione dei medici non hanno saputo garantire, tutelare e rilanciare il Servizio sanitario nazionale che oggi è allo stremo tra fuga biblica dei medici, carenze di infermieri e strutture sanitarie obsolete. Lo scrivono con durezza tutte le sigle sindacali.

“Uscito con le ossa rotte dalla pandemia”, evidenzia l’Intersindacale, “il Servizio sanitario nazionale sconta gli effetti di decenni di politiche miopi, che hanno ridotto il numero di strutture e posti letto, tagliando il personale e l’offerta sanitaria”.

Frustrazione e ribellione

Le osservazioni dei sindacati dei medici sfiorano la ribellione di fronte alla crisi profonda in particolare degli ospedali. Da tempo medici e dirigenti indicano carenze ed emergenze innescate da riforme mancate e incentivi disattesi.

“Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti”, sottolineano con duro realismo le sigle sindacali, “pronto soccorso presi d’assalto, liste d’attesa infinite, condizioni di lavoro inaccettabili che portano il personale sanitario a fuggire dalla sanità pubblica”.

A Roma davanti il Parlamento

La discesa in piazza dei sindacati – dopo le mobilitazioni e le richieste alla politica andate in fumo – viene fatta nel nome non solo della categoria ma soprattutto dei cittadini che devono aver riconosciuto il diritto alle cure. Una chiamata a raccolta corale per molti versi inedita per un mondo sanitario che nel passato si era tenuto fuori dalle dispute di piazza.  “È necessario che lavoratori del settore, cittadini e pazienti, vittime parallele delle inefficienze di un sistema prossimo al collasso, si uniscano”, invita l’Intersindacale “per chiedere al Governo un intervento straordinario che salvi il Servizio sanitario nazionale”.

Pronti per la protesta

La manifestazione che si terra a Roma segna inoltre l’inizio di un piano di mobilitazioni e scioperi.
“Il movimento e il programma delle iniziative previste nelle prossime settimane”, evidenzia l’Intersindacale, “saranno presentati il 16 maggio, alle 11 presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale (Piazza Monte Citorio 125, Roma), nel corso della “Conferenza nazionale per la sanità pubblica – Mobilitazione in difesa del Servizio sanitario nazionale”.

Medici contro tutti

Per la direzione nazionale dell’Anaao Assomed i problemi sono molteplici e ciascuno deve essere risolto con una particolare attenzione vista la “drammaticità dell’attuale situazione della sanità pubblica”.
A cercare una via d’uscita sono al lavoro diverse Commissioni come quella di Emergenza-urgenza e quella che deve riscrivere i rapporti non facili tra il Ssn e l’Università.

“La direzione nazionale dell’Anaao Asdomed esprime apprezzamento per il lavoro delle Commissioni, ritenendo che la crisi del sistema di emergenza-urgenza, stretto tra fughe di medici, mancata assegnazione dei contratti di formazione specialistica, condizioni di lavoro proibitive, aggressioni a getto continuo al personale sanitario richieda interventi legislativi e contrattuali non più procrastinabili”. I medici ospedalieri inoltre sottolineano un aspetto che sarà al centro delle prossime manifestazioni.

“Va contrastata in ogni modo l’invadenza dell’Università nel mondo ospedaliero”, puntualizza l’Anaao e i dirigenti medici, “attraverso procedure di clinicizzazione che usano il monopolio della formazione medica come grimaldello per superare le mura ed il concetto della Azienda Ospedaliera Universitaria. In questo modo, si configura un sistema che l’Università di fatto governa, lasciando al Sevizio sanitario nazionale solo gli obblighi connessi al finanziamento, con la complicità di protocolli di intesa con le Regioni che subordinano le necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte, considerando l’Ospedale un’immensa riserva in cui collocare, senza selezione e a costo zero, i docenti che stanno stretti nell’alveo universitario”.

I difficili problemi irrisolti

I medici ospedalieri spiegano  in modo diretto, le enormi difficoltà che incontrano nel lavoro. Situazione che diventa una sorta di terreno a rischio  per  tutti per gli operatori sanitari e soprattutto per i pazienti. “La consapevolezza del processo di consunzione senza precedenti che vive la sanità pubblica e stigmatizza le soluzioni demagogiche proposte, come l’abolizione della libera professione intramoenia per le liste di attesa o del numero chiuso alla Facoltà di medicina per la drammatica carenza di specialisti.

Il ridimensionamento dell’intervento pubblico, il ritorno dell’autonomia differenziata, la carenza strutturale di medici specialisti e il peggioramento delle loro condizioni di lavoro, la diffusione dei medici a gettone, la lunghezza delle liste di attesa, nella quale si misura la negazione di un diritto costituzionale, mettono a rischio l’universalità delle cure e la tenuta di un Sistema sanitario ormai obsoleto, che necessita di un profondo cambio di paradigma. Accelerando”, sostiene il sindacato dei medici, “il percorso verso una sanità duale, l’una ricca, privata e legata alle Assicurazioni, per i ricchi, l’altra pubblica e residuale per il resto della popolazione, oltre che povera per chi lavora al suo interno”.

No all’Autonomia differenziata

Altro tema sensibile è la critica all’Autonomia differenziata che l’Anaao Assomed contrasta fin dalla nascita. “La Sanità non può essere compresa tra le 23 materie oggetto di devoluzione, perchè il fondamentale diritto alla salute non può sbriciolarsi nelle autonomie regionali, come vorrebbe il ddl Calderoli.

Serve una riflessione sui rapporti ospedale – territorio, sui modelli finora attuati e sulle “professionalità” più adeguate a ‘gestire i percorsi assistenziali’. Anche perchè i 7,5 miliardi del Piano nazionale di ripresa”, calcolano i medici, “non sono sufficienti per gli investimenti sul personale necessario per il funzionamento delle case della salute e degli ospedali di comunità, che rimarranno, in gran parte, cattedrali nel deserto.

Incapaci di assicurare la presa in carico del paziente in una ottica di continuità assistenziale, dalla casa all’ospedale, e di rimediare al fallimento del DM70, che ha trasferito risorse, ma non funzioni, da ospedali a territorio, scaricandone le spese sui cittadini (meno posti letto, più liste di attesa, strutture spesso fatiscenti) e sui medici, in preda ad un diffuso burn-out”.

Infine la Direzione Nazionale Anaao Assomed impegna, gli organismi dirigenti a “perseguire questi obiettivi mettendo in campo idee e azioni progettuali per portare la sanità pubblica fuori dall’attacco che sta subendo. Siamo una grande associazione”, rivendicano i medici, “forte di 25 mila iscritti”.

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