venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Sanità: necessari 37mila posti letto

“I pazienti che vanno in pronto soccorso devono aspettare giorni in barella, in condizioni spesso indegne, perché nei reparti non ci sono posti letto sufficienti per ricoverarli. Per un intervento chirurgico bisogna attendere anni perché le capacità delle strutture sono eccessivamente limitate. A tutto questo ovviamente si aggiunge la carenza di personale, altra criticità che va affrontata con un piano straordinario di assunzioni e di incentivi per i dipendenti del Servizio sanitario nazionale in modo da rendere nuovamente attrattiva la sanità pubblica e frenare la fuga verso il privato”. Sono queste le parole del presidente di Cimo-Fesmed Guido Quici riguardo alla necessità negli ospedali italiani di disporre di almeno altri 37mila posti letto in più e di rafforzare il personale sanitario. Secondo Cimo-Fesmed occorrerebbe dunque invertire il processo avviato dal Dm 70/2015, che ha portato a tagliare in modo lineare ospedali e posti letto senza rafforzare al contempo l’assistenza territoriale.

“È vero che una parte dei bisogni di salute dei cittadini sarà assorbita dalle case e dagli ospedali di comunità finanziate dai fondi del PNRR ma occorreranno anni per renderli funzionanti, se mai lo saranno davvero, mentre l’emergenza ospedaliera è oggi, e va affrontata rapidamente. D’altro canto, anche l’Ufficio parlamentare di bilancio recentemente ha confermato di nutrire gli stessi dubbi che evidenziamo da tempo in merito alla valutazione delle risorse correnti necessarie a rendere operative sia le nuove strutture di assistenza sanitaria territoriale che l’adeguamento del personale”, aggiunge Quici.

“Da tempo chiediamo una riforma del Dm 70/2015, che ha mostrato tutti i suoi limiti, da attuare in parallelo con la riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. Da anni invece su questi temi non c’è alcun confronto con i sindacati. Domani incontreremo nuovamente il ministro della Salute Orazio Schillaci e, ancora una volta, gli chiederemo di avviare una riforma complessiva del Servizio sanitario nazionale coinvolgendo anche i rappresentanti dei lavoratori”, conclude.

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