lunedì, 6 Maggio, 2024
Politica

L’innocenza perduta dei Cinque Stelle

La parola innocenza, associata a Cinque Stelle, evoca subito la tematica della giustizia e della sua interpretazione più rigida, giustizialista, appunto. Ma non è di questo che vogliamo parlare.

Per innocenza qui intendiamo una condizione, tipica dell’età infantile o adolescenziale, che ostenta ingenuità, candore, entusiasmo privo di malizia e di secondi fini. Questo stato di innocenza condanna genericamente il male senza conoscerne davvero la reale consistenza, ed essendo incapace di intenderlo appieno presume di essere indenne dalla possibilità di commetterlo.

Il Movimento 5 Stelle è cresciuto vorticosamente in pochi anni fino a raggiungere nel 2018 il 32% perché si è presentato come una novità, una ventata di freschezza, pieno di entusiasmo e di candore, intransigente verso un malcostume politico genericamente stigmatizzato ma mai attentamente esaminato.

Questa innocenza, sul piano dei programmi, si è accontentata di un elenco di buone intenzioni, scritte con la leggerezza di chi riduce la complessità dei problemi o al disprezzo di un VAFFA o ad una palingenesi che non può non verificarsi con la conquista del potere: se vinciamo noi tutto sarà immediatamente migliore, più bello e più facile.

In tanti, anche dotati di strumenti culturali e di esperienze professionali solide, si sono illusi che questo insieme di pulsioni tipiche di una politica allo stato adolescenziale potesse essere il sole dell’avvenire e si sono fatti conquistare- con altrettanto candore ma non senza una dose di superficialità- dal grillismo trionfante.

Sicché un gruppo dirigente senza alcuna formazione e senza alcuna esperienza ha messo insieme liste elettorali in cui c’erano poche figure professionali e politiche strutturate ma tanti inesperti, animati solo dal sacro fuoco manicheo del Bene che si contrappone al Male, e con un contorno di opportunisti ben camuffati.

Se il Movimento 5 stelle fosse rimasto una forza di opposizione avrebbe potuto continuare a vivere nel suo candore, a tratti iconoclastico, e a raccogliere anche altro consenso. Ma avendo vinto elezioni in città importanti come Roma e Torino ed essendo il partito di maggioranza relativa, i 5 Stelle hanno dovuto mettersi a governare.

Avrebbero dovuto lasciare la fase adolescenziale della politica ed entrare rapidamente in quella della maturità. Ma è stato più comodo e più facile continuare a comportarsi con un candore e un’innocenza che hanno dimostrato tutta la loro insufficienza e spesso vacuità.

In poco tempo la presunzione di essere investiti da una sorta di scienza infusa ha portato i dirigenti e militanti, più coinvolti a tempo pieno in politica anche per mancanza di altre attività professionali, a mettere in un angolo le voci di chi poteva aiutare ad analizzare con serietà i problemi e proporre soluzioni praticabili.

Il Movimento ha smesso di muoversi e si è repentinamente cristallizzato in una piramide di potere in cui, con buona pace delle prediche sulla democrazia diretta, il potere discende dall’alto, non si discute, si obbedisce e chi dissente è un traditore e va defenestrato.

L’innocenza- come spesso capita quando si pretende di non maturare- è diventata un cinico alibi per mettere in pratica comportamenti opportunistici, ispirati non da altisonanti ideali e ma da dinamiche di bieco potere.

Il rapido degradare dei 5 Stelle da Movimento rinnovatore a gestore impreparato e spesso arrogante del potere ha fatto emergere l’inadeguatezza del gruppo dirigente, la scarsa affidabilità di alcuni parlamentari, l’assenza di una vera identità solida e di una linea politica coerente e non basata su giaculatorie.

Sopravviverà il Movimento 5 Stelle a sé stesso? Nei prossimi mesi vedremo se davvero si aprirà un serio dibattito interno o se si continuerà a mettere la polvere sotto il tappeto, preludio dell’implosione finale.

Molti militanti ed elettori che si erano fatti conquistare dall’innocenza dei grillini sono ora delusi, disorientati e profondamente amareggiati. Ma questi elettori non possono essere abbandonati a sé stessi e alla loro depressione. La politica vera dovrebbe offrire loro dei punti di riferimento solidi e credibili che ancorino il desiderio di rinnovamento profondo non a vuoti slogan ma a programmi concreti e ad una visione positiva della politica.

L’innocenza perduta dei 5 Stelle non legittima una politica che sia solo arido giardino della spregiudicatezza.

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