mercoledì, 24 Aprile, 2024
Il silenzio delle parole

Dell’Ascolto. Le strade della vita

Ascoltate senza giudicare, e chi avete di fronte intuirà il vostro rispetto per le sue posizioni e la vostra reale volontà d’ascolto”

Richard Carlson

Ho imparato che la calma è molto più destabilizzante della rabbia … che un sorriso disarma molto più di un volto corrugato, ho imparato che il silenzio di fronte ad un’offesa è un grido che fa tremare la terra. Ho imparato che come un amore rifiutato non si perde ma torna intatto a colui che voleva donarlo, così accade per la rabbia, le offese … siamo noi a decidere se farci toccare o meno da un sentimento, di qualsiasi sentimento si tratti. Non importa se stai procedendo molto lentamente … ciò che importa è che tu non ti sia fermato”

Confucio

So di non sapere

Ho vissuto e sperimentato, ho letto e studiato, quanto necessario per capire che so di non sapere. Non pochi uomini di cultura sono così frequentemente privi di capacità d’ascolto, di quella intelligenza emotiva ed esistenziale, capace di ancoraggi all’autenticità del vivere.

È per questo, credo, che i miei libri di narrativa sono frequentati da donne e uomini semplici, da personaggi che ci aiutano a cogliere la natura positiva e l’essenza delle cose.

Politica

Sono cresciuto a pane e politica, adolescente a metà degli anni ’60 e quindi uomo a a metà anni ’70. In quegli anni tutto aveva strettamente a che fare con la politica, sempre legata agli anni irripetibili della Liberazione, della Repubblica e della Costituente. Una politica, impastata a umanità e cultura, che doveva fare i conti con potenti fermenti di giustizia sociale, di emancipazione della donna, di difesa dei popoli da ogni forma d’imperialismo, istanze tutte con radici nella pianta storica delle rivoluzioni democratiche e della lotta al fascismo e ai totalitarismi.

Ormai da trent’anni il clima è mutato, ma non dobbiamo disperare, l’Italia continua il suo cammino mostrando ad ogni occasione le sue eccellenze, malgrado tutto.

Dall’osservatorio della mia Torino, capita di riflettere, su tante sciocchezze dei grandi leader della stagione attuale, e di pensare agli anni giovanili: “Mai un nostro segretario di sezione, operaio con la quinta elementare avrebbe fatto una stupidaggine simile!”. Scelte perdenti agli occhi di uomini semplici, formati in lavori umili, immigrati che avevano fatto il salto dentro la cultura industriale della grande fabbrica, gente abituata a fare i conti con le difficoltà della vita, grata poi alla pur difficile promozione sociale, all’avere ricevuto un’integrazione sociale, una formazione professionale sul lavoro, un’educazione civica, politica e sindacale ricevuta nei Partiti politici di allora, nel Sindacato, nell’imparare a maneggiare gli strumenti dell’informazione.

Una cultura diffusa dell’organizzazione, della responsabilità, della missione politica e sociale.

Libero arbitrio

Cambio di scena, mi sovviene che siamo dotati di libero arbitrio.

Concetto filosofico e teologico secondo cui ogni persona umana ha il potere di decidere della propria vita. Fiumi d’inchiostro sono stati scritti in ambito religioso e filosofico, pagine autorevolmente avverse, e in direzioni opposte, alle culture fondate sul destino sovrannaturale o sul determinismo naturalistico.

Va bene, l’assunto è universalmente acquisito, siamo dotati di libero arbitrio.

Mi insegnava un uomo semplice, appassionato di arti divinatorie e di Astrologia: “Accettiamo come assioma che i pianeti abbiano un’influenza decisiva sulla nostra vita. Una tradizione senza fede e senza scienza. Se lo accettiamo dobbiamo altresì riconoscere, questa volta per fede, scienza e conoscenza, che l’influenza dei pianeti deve fare i conti con due variabili decisive dell’esistenza: l’ambiente e la casualità.

Così un bambinetto di un anno, nato in un paese sottosviluppato dotato di oroscopo natale che presagisse un futuro da Napoleone Bonaparte della sua epoca, muore per denutrizione ad un anno di età. Cosa vuol dire? Dove sono andati i pianeti meravigliosi che presagivano una grande vita?”.

Credo che l’astrologo, nella pienezza dei suoi ragionamenti anti-astrologici e del suo senso del relativo, cogliesse in pieno la questione centrale della condizione umana.

Una grande vita, una grande interpretazione del libero arbitrio, deve fare i conti con caso e ambiente, andando incontro a un testa o croce, dove si spezza o si riannoda il filo della vita.

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