sabato, 20 Aprile, 2024
Società

La Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia ricordata da 30 anni

Nel nostro calendario, a seguito della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989 e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991, ha trovato posto anche la giornata mondiale dei diritti dei bambini e delle bambine, ampliata agli adolescenti, che viene celebrata il 20 novembre di ogni anno.

La data del 20 novembre coincide con il giorno in cui l’Assemblea generale ONU adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo nel 1959 e Domenica scorsa, 20 novembre, infatti, è stato ricordato tale evento che ha fatto germogliare il riconoscimento ai bambini e alle bambine di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

È doveroso riconoscerne il merito all’attivista britannica Eglantyne Jebb (1876-1928) che fu fondatrice dell’Organizzazione non governativa internazionale Save the Children e della successiva nascita della Convenzione del diritto del fanciullo, conosciuta come CRC (Convention on the Rights of the Child), scrivendo, nel lontano 1923, la prima Carta dei diritti del Bambino (Dichiarazione di Ginevra), adottata dalla Società delle Nazioni nel 1924, il cui documento ha costituito la base per la successiva Convenzione.

I bambini e le bambine, proprio per la loro età e la loro ovvia fragilità ed incapacità a difendersi e a procurarsi i mezzi di sostentamento, oltre ai diritti spettanti alla persona umana, hanno bisogno anche di particolari protezioni, di tutele specifiche ed assistenze in qualsiasi parte del Pianeta, finalizzate ad evitare e a far cessare discriminazione, disuguaglianze e rischi della vita, sottraendoli e proteggendoli con ogni mezzo idoneo dai luoghi di conflitti, di povertà, di malattie, di crisi climatiche, nonché da sfruttamento di ogni tipo o da premature spose.

In Italia, per fortuna, bambine, bambini e adolescenti non sono esposti nella stessa misura ai rischi esistenti in alcune parti del mondo, ma i disagi non mancano, nonostante lo Stato e le istituzioni facciano ogni sforzo per eliminarne cause ed effetti.

Un valido aiuto, non assolutamente favorevole, è caratterizzato dalla naturale denatalità che costituisce un problema sociologico, culturale e di ricambio generazionale della stirpe cui contribuiscono, in grande misura, il costo della vita, gli impegni derivanti dalle pari opportunità uomo-donna nel mondo del lavoro e la concorrente scarsa tutela della mamma lavoratrice e del bambino, benché sancita dall’articolo 37 della Costituzione, nell’affermare, tra l’altro, che: “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.

Il fondamentale diritto del minore, nel nostro ordinamento, è quello di avere una famiglia naturale o di essere adottato nel suo esclusivo interesse. Il minore, infatti, ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia, anche quando le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia, nel qual caso sono disposti, in base alla normativa vigente, a favore della famiglia medesima interventi di sostegno e di aiuto.

Sono, infatti, lo Stato, le Regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze che sostengono con idonei interventi i nuclei familiari in difficoltà al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia.

L’affidamento o l’adozione di minori a organismi o altre famiglie ne sono una eccezione, quando la famiglia non è in grado di provvedere alla loro crescita e all’educazione.

Al minore, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto di cui è detto sopra, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o a una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno.

È fondamentale, come alcuni fatti di cronaca dimostrano, che vi sia una adeguata sorveglianza e assistenza decorosa e tempestiva sulla diffusione della cultura della protezione, rendendo i bambini partecipi ed attori della loro crescita sana, dignitosa, decorosa e non traumatica.

Problematiche non mancano nelle famiglie con difficoltà economiche o con conflitti vari tra i genitori, anche conseguenti a separazioni o per le stesse ragioni degli affidi, con riflessi negativi su alcuni dei diritti fondamentali del bambino.

Non sono mancati, infatti, anche nel nostro Paese comportamenti riprovevoli e di abusi di correzione di rilevanza penale, da parte di Organismi preposti alla protezione e alla tutela dei minori, come avvenne in un Comune dell’Emilia Romagna e, di recente, anche presso un Istituto religioso della Campania.

Un’ adeguata e sinergica attività di selezione e di sistematici controlli e verifiche con trasparenti strumenti favoriranno una crescita sana e dignitosa di tutti i minori di ambo i sessi presso le famiglie adottive o specifici luoghi di accoglienza, senza trascurare le famiglie naturali con problemi comportamentali verso la prole.

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