sabato, 20 Aprile, 2024
Esteri

Lo zar “mobilita”, i Russi protestano

Uno dei tratti caratteristici dell’attuale guerra russa contro l’Ucraina è l’applicazione pratica da parte di Mosca della “dottrina dell’escalation della guerra”. Il principio di questa strategia può essere così sintetizzato: quando rischi di perdere una guerra, intensificala. Corri sempre verso i guai, non indietreggiare mai. Se non stai andando bene nei combattimenti locali, prova a risolvere la situazione a tuo favore trasformandola in una guerra regionale. Quando ciò non risolve il problema, alza la posta in gioco minacciando di espandere il conflitto in una guerra globale. E se stai perdendo in un conflitto convenzionale, intensifica lo scontro portandolo a divenire una guerra nucleare.

Un aspetto particolare di questa dottrina è il concetto della cosiddetta “de-escalation nucleare”, che ritiene di poter porre fine a un conflitto convenzionale minacciando le forze del nemico con l’uso limitato di armi nucleari. Questo concetto presuppone che se la Russia si trovasse sul punto di perdere una guerra convenzionale e fossero in gioco i suoi interessi nazionali vitali, potrebbe utilizzare una testata nucleare tattica, quale avvertimento, non necessariamente contro un obiettivo specifico del nemico, ma a scopo “dimostrativo”.

Viste esclusivamente in termini di dimensioni delle loro formazioni ed equipaggiamenti, le forze di terra russe in Ucraina rappresentano ancora una seria minaccia. Tuttavia, è altamente improbabile che l’esercito russo possa risollevare le proprie sorti sul campo di battaglia in Ucraina, anche se la sua sconfitta richiederà tempo ed aspri combattimenti.

Per capire perché, è necessario esaminare le forze rischierate sotto molteplici aspetti. Gli analisti statunitensi valutano la capacità militare utilizzando l’abbreviazione DOTMLPF-P, che sta per: dottrina, organizzazione, formazione, materiale, leadership e istruzione, personale, strutture e policy. Osservando l’esercito russo in relazione a questi aspetti consente di comprendere come mai l’esercito russo stia sottoperformando e faccia fatica a rigenerarsi.

La DOTMLPF-P consiste nella due diligence esercitata nel determinare l’accettabilità, l’idoneità e la fattibilità di un’azione militare ed eventualmente rivederne la pianificazione. L’ordine delle lettere nell’acronimo non è casuale. A cominciare dalla “D” di Dottrina e da ogni lettera successiva, il compito di tale valutazione è pianificare l’entità delle forze necessarie per soddisfare i requisiti di combattimento.

Innanzitutto, va detto che – con riferimento all’organizzazione – l’esercito russo è stato progettato per combattere guerre brevi e ad alta intensità. Senza una piena mobilitazione nazionale, è troppo piccolo, in quanto le sue unità non hanno le capacità logistiche e il suo equipaggiamento non è adatto a una guerra prolungata.

Quando i vertici del Ministero della Difesa russo hanno emesso nell’autunno del 2021 i primi ordini, stimavano che le proprie unità militari sarebbero schierate per nove mesi circa, ossia fino a novembre di quest’anno. Ora tale limite temporale sta per essere raggiunto. Ecco perché il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una “mobilitazione parziale” dei riservisti mentre il suo paese affronta battute d’arresto nella sua invasione dell’Ucraina. La mossa, annunciata in un discorso alla sua nazione, segna la prima mobilitazione militare della Russia dalla Seconda guerra mondiale.

Il settimo comma del decreto sulla mobilitazione consentirebbe al Ministero della Difesa di convocare fino un milione di cittadini russi, da quanto riferito a “Novaya Gazeta” da una fonte nell’amministrazione presidenziale russa, sebbene il settimo comma del decreto risulti “classificato” e nella versione pubblicata appaia la dicitura “ad uso ufficiale”. Uomini di tutta la Russia – compresi coloro che avevano cercato per mesi di ignorare la guerra in Ucraina – hanno improvvisamente visto le proprie vite gettate nel caos mentre venivano chiamati in servizio.

Gli uomini, per lo più riservisti sotto i 35 anni, hanno ricevuto avvisi scritti nei loro uffici o a casa. Altri hanno ricevuto ordini per telefono. Con una popolazione che invecchia rapidamente, la Russia non ha giovani reclute. Il basso tenore di vita in gran parte del paese produce truppe che non hanno familiarità con molta tecnologia moderna. Inoltre, in assenza di una chiara ideologia o di una forte leadership nelle unità, le truppe sono in gran parte demotivate, non risultano efficienti e non sono disposte a rischiare la vita l’una per l’altra. La fanteria russa è quindi priva di potenza di combattimento offensiva.

Ma come spiegare tale “mobilitazione parziale” se il dato di 5.937 caduti, diffuso dal Ministero della Difesa russo, fosse vero. È evidente che la stima di oltre 56.000 soldati russi rimasti uccisi in Ucraina risulta, alla luce degli ultimi accadimenti, assai più plausibile.

Una delle maggiori carenze nell’esercito russo è rappresentata dalla scarsa leadership dei vertici militari, che esercitano il proprio potere in modo dispotico e facendo leva sulla paura. La paura delle punizioni ha creato un esercito in cui i soldati eseguono ostinatamente gli ordini anche quando risulta evidente che tali ordini non abbiano alcun senso logico.

Al contempo, la corruzione risulta fortemente diffusa e, paradossalmente, viene incoraggiata dal Cremlino che in questo modo può esercitare un controllo pressoché assoluto sui vertici militari, in quanto nella remota ipotesi di figure di vertice non accondiscendenti, possono essere attivate immediatamente azioni giudiziarie nei loro confronti. Di contro, la corruzione, come ampiamente dimostrato in questi mesi di conflitto, ha devastato la logistica russa.

Forse una delle maggiori debolezze del sistema militare del Paese, però, è l’addestramento. Innanzitutto, non ne fa abbastanza. In secondo luogo, i soldati russi tendono a ricevere un addestramento strettamente legato al compito loro assegnato. Ciò rende queste truppe poco flessibili, prive di consapevolezza situazionale di ciò che viene fatto intorno a loro e incapaci di svolgere i compiti l’una dell’altra. Terzo, i russi svolgono la maggior parte del loro addestramento nelle loro unità. Poiché le unità si trovano attualmente in Ucraina, c’è scarsa possibilità di addestrare nuove reclute prima che vengano inviate in guerra.

Nonostante la sua superiorità in termini di equipaggiamento rispetto all’Ucraina all’inizio del conflitto, la Russia ha notevolmente sottoperformato rispetto al suo potenziale. Ora che le truppe russe sono in inferiorità numerica, demotivate e il loro equipaggiamento si sta deteriorando, le prospettive del Cremlino stanno rapidamente diminuendo. La “mobilitazione parziale” disposta da Putin non risolleverà le sorti del conflitto, ma al contrario porterà ad una cocente sconfitta.

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