Non vorremmo scrivere che gli italiani in quest’ultimo periodo si stiano piuttosto rincretinendo, però la loro inerzia è piuttosto sconcertante. Di fronte a drammi epocali come quello della possibile chiusura dell’ex ILVA e alla perdita di una compagnia aerea di bandiera come l’Alitalia, vediamo troppa poca solidarietà nazionale.
In altri tempi cose del genere portavano in piazza non solo i lavoratori di quella o quell’altra fabbrica ma portavano in piazza mezza Italia, e gli studenti, quelli di allora, manifestavano dappertutto.
Sembrano piuttosto isolati i lavoratori dell’acciaieria nazionale, nel senso che non vediamo nessuno scendere nelle strade per manifestare solidarietà. Certo, capiamo che le questioni sul tavolo sono complesse e delicate ma la solidarietà, intanto, nei confronti di quei lavoratori e di quelle famiglie che, con i loro morti, hanno pagato il prezzo più grande che l’umanità possa pagare per sopravvivere, è d’obbligo.
Non vogliamo crederci che gli italiani si siano barricati in un egoismo fuori tempo.
Sono le piazze che vorremmo ri-vedere piene, non i social. Vorremmo capire come i giovani affrontano il dramma di chi perde il lavoro. Perché anche loro, i giovani, hanno bisogno di moltissima solidarietà. Il lavoro per loro non ci sarà mai se la tendenza va verso una diminuzione dell’occupazione esistente.
Cosa stanno aspettando i sindacati a indire la più importante, e questa volta del tutto giustificata, manifestazione dell’ultimo ventennio. L’ex ILVA è il problema occupazionale e ambientale sul quale non ci si può dividere. Tutti dovremmo aderire ad appelli di solidarietà e sussidiarietà, che però non arrivano da nessuna parte.
Si può anche seguitare in un interminabile e irreale dibattito televisivo ma la vita, poi, si vive fuori dagli schermi e fuori dai Social.
È pazzesco quello che sta succedendo, non una manifestazione collettiva, non un segno di vita da parte dell’Europa. …e che Unione europea abbiamo costruito se è assente su questioni di questa gravità. …e che Italia abbiamo se il risultato è quest’assenza assordante.
I lavoratori sono sempre stati sacri per noi, e ora che un’impresa estera ne sbatte fuori migliaia ce ne stiamo lì a guardare. Il grido dei colleghi di ogni settore dovrebbe riecheggiare per tutte le fabbriche e tutti i luoghi di lavoro. Un grido in grado di scuotere i politici dal loro social dibattito.
Gli italiani scendevano in piazza per sollecitare i governi, tutti i governi, e i governi dovevano prendersi le loro responsabilità, altrimenti …. a casa. Ora gli italiani li stanno lì a guardare … questi governanti, ed aspettano.
Vorrei tornare ad avere quei brividi e quelle emozioni intense che avevo quando scrivevo la cronaca di oceani di uomini e donne che sfilavano lungo lo Stivale, non per loro stessi, ma per dare coraggio, solidarietà e speranza agli altri.
Mi rendo conto che sto scrivendo troppe volte, forse, la parola solidarietà ma è intorno a questa parola che deve ritrovarsi l’Italia. Vanno bene tutte le donazioni ed i gesti umanitari che gli italiani fanno ogni giorno nel loro intimo e senza chiasso, ma devono prendere, anzi ri-prendere, la voglia di sentirsi in tanti per una causa comune.
Vorrei scrivere domani che l’Italia ha ritrovato la fratellanza del suo Inno e s’è desta.
Se non lo fanno gli altri, lo facciamo noi de “la Discussione” un appello, a cominciare da una chiamata alle penne di tutti i colleghi giornalisti, per dedicare una giornata di solidarietà a tutti i lavoratori e le famiglie ILVA. Gli è dovuto.