sabato, 27 Aprile, 2024
Società

“Referendum 4 Si e un No. Ma i quesiti non sono chiari”

Intervista al Presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Antonio Baldassarre

Domenica prossima, 12 giugno 2022, gli italiani saranno chiamati a esprimere la propria volontà rispetto a 5 quesiti relativi alla giustizia, che riaprono antiche polemiche, non sul merito dei quesiti, ma sulla legge attuativa dell’istituto del Referendum. Tale legge fu scritta male, perché non obbliga a porre con la dovuta chiarezza le domande per un pregiudizio storico, politicamente trasversale, che riguardava tutti i partiti, dalla Dc al Pc. Il Referendum era visto come un elemento destabilizzante degli equilibri politici e secondo il professor Antonio Baldassarre, costituzionalista e già presidente della Corte costituzionale, lasciarlo volutamente complicato doveva servire da deterrente per gli elettori. Il risultato è che per comprendere ciò che ci viene chiesto spesso occorre il supporto degli esperti, come in questo caso. E per questo abbiamo chiesto aiuto al professore per orientarci, spiegandoci il senso dei quesiti e un suo commento.

Referendum n.1 – Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Il quesito si riferisce alla Legge Severino, che prevede un automatismo per cui, se si è stati condannati per reati gravi, non è possibile in nessun caso candidarsi. Ritengo che, invece, si debba potenziare il ruolo del giudice e lasciare a lui la valutazione, caso per caso. Io voterò sì perché per è necessario analizzare tutte le condizioni concrete singolarmente. Se si è condannati, ad esempio, per corruzione è evidente che esista una incompatibilità con una carica pubblica, ma se si riceve una condanna per un reato di minima entità l’incandidabilità sarebbe una sanzione troppo grave.

Referendum n.2 – Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

Questo quesito è il tipico esempio della farraginosità dell’istituto del Referendum, che permette di formulare domande senza un chiaro riferimento alle parti della legge da abrogare. In sintesi, votando Sì, si afferma che la recidiva, cioè la reiterazione del reato, non deve giocare un ruolo nella concessione della libertà provvisoria, non deve costituire un fatto preclusivo. Personalmente voterò sì per evitare gli abusi che qualche volta si sono verificati.

Referendum n.3 – Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

In questo caso con l’abrogazione si introduce la separazione delle funzioni dei magistrati, tra inquirenti e giudicanti, da non confondere, però, con la separazione delle carriere. Significa che i magistrati svolgono ruoli diversi ma continuano ad appartenere ad uno stesso corpo. Voterò sì per appoggiare l’inizio di un percorso che per me così resta solo accennato. Oggi, contrariamente a quanto avviene in tutti gli altri Stati dell’Occidente, la promozione della accusa e il giudizio vengono controllati dallo stesso personale.  

Referendum n.4 – Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

Periodicamente l’operato dei magistrati viene sottoposto a verifica, ma allo stato attuale sono gli stessi giudici che si giudicano a vicenda. Con l’abrogazione della attuale legge si introducono altre figure, i membri laici, nelle valutazioni. Si tratta di avvocati e docenti universitari. Voterò sì per una questione di trasparenza e superamento della casta, ma è un quesito che non può essere auto applicativo. È necessaria subito dopo una legge che ne regolamenti la materia. Non tutti gli appartenenti alle categorie dette possono essere in grado di svolgere il compito.

Referendum n.5 – Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Con questo quesito si torna a parlare della elezione dei membri del Csm nel tentativo di superare le cosiddette “correnti”. Votando a favore dell’abrogazione si intende eleminare i requisiti richiesti dalla attuale normativa per l’eleggibilità. Personalmente ritengo che i numeri richiesti dalla Riforma Cartabia [un giudice che voglia essere eletto deve presentare una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta-ndr] siano bassi e che un minimo di presentazione un magistrato candidato la debba avere per evitare la moltitudine di candidature che potrebbero arrivare, quindi voterò no.

Fonte foto: Livio Anticoli – Imagoeconomica

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