venerdì, 26 Aprile, 2024
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Fed e Bce non temono l’inflazione. Parola d’ordine, elasticità

La politica monetaria deve attuare misure che le facciano rientrare dalle politiche ultra espansive adottate per combattere gli effetti della pandemia, senza soffocare la forte ripresa di questi mesi e mantenendo livelli di crescita sostenuti nel tempo.

Come sempre le mosse dei banchieri centrali devono risolvere  dilemmi  complessi. La politica monetaria deve ridurre e terminare le misure ultra accomodanti adottate negli ultimi mesi, prevenire una radicamento delle spinte inflazionistiche e a capire l’impatto economico di omicron e risolvere la corrispondenza – lineare, inversa o entrambe – tra omicron e inflazione.

Le decisioni prese questa settimana sono state convergenti, in particolare tra FED e BCE , in particolare in materia di quantitative easing:hanno deciso di ridurre i programmi di acquisto. La FED terminerà il proprio a marzo 2022, la BCE lascerà terminare nel marzo 2022 il programma straordinario di acquisti legato alla pandemia (PEPP). Tuttavia la BCE, al contrario della FED, manterrà il programma di acquisti « ordinario » (APP), per 40 e 30 mld mensili nel terzo e quarto trimestre del 2022 per poi scendere a 20 mld dall’ottobre prossimo in poi.

Inflazione zona euro sopra il 2% nel 2022

Lagarde ha ribadito la flessibilità della BCE  e, come ampiamente previsto dagli economisti, ha lasciato i tassi invariati ai minimi storici. Per controbilanciare il venir meno del piano PEPPP raddoppierà nel secondo trimestre gli acquisti mensili dello storico Paa, con una roadmap predefinita di riduzione nei mesi successivi, e ha deciso di estendere l’orizzonte di reinvestimento nell’ambito del Pepp almeno fino alla fine del 2024.

Lagarde ha ribadito l’outlook positivo sulla crescita economica nell’Eurozona, trainata dalla domanda. Tuttavia, “la variante Omicron rappresenta un ostacolo nel breve termine, i cui effetti devono ancora essere determinati”. Di conseguenza, ha spiegato Lagarde, “la crescita si sta moderando, ma ci attendiamo che risalga nel corso del prossimo anno”. I livelli di crescita pre – Covid  dovrebbero essere raggiunti nel primo trimestre del 2022. La Bce ha pubblicato le nuove proiezioni macroeconomiche. La crescita del Pil è ora prevista al 5,1% quest’anno, al 4,2% nel 2022, al 2,9% nel 2023 e all’1,6% nel 2024. La stima di crescita è stata rivista al ribasso rispetto alle proiezioni macroeconomiche di settembre per il 2022 (tre mesi fa era data al 4,6%), ma al rialzo nel 2023 (2,1%).

Sul fronte inflazionistico la presidente della BCE ha affermato che “l’inflazione resterà elevata nel breve termine e scenderà nel corso del 2022, anche se sopra il 2% per gran parte dell’anno a causa soprattutto dell’impennata dei costi dell’energia”. Le prospettive sulla crescita dei prezzi sono state riviste al rialzo: in media 2,6% nel 2021, 3,2% nel 2022, 1,8% nel 2023, 1,8% nel 2024.

Di conseguenza, “l’incertezza ci impone flessibilità e opzionalità nel nostro approccio di politica monetaria”. Per esempio, “riattivaremo il Pepp in caso di nuovi shock pandemici”, ha dichiarato Lagarde perché “siamo guidati dai dati”. Ma “i rischi rimangono bilanciati ed è estremamente improbabile che i tassi d’interesse verranno rialzati”.

I titoli potenzialmente avvantaggiati da un rialzo dei tassi

Secondo un’interessante indagine condotta da Plus 24  su 15 tra le più importanti case d’investimento in merito allo scenario finanziario 2022, e pubblicata sul Sole 24 Ore di sabato  scorso, i titoli finanziari escono sicuramente vincitori insieme agli assicurativi; seguiti da energia e transizione energetica, salute e farmaceutici e industriali.

I finanziari hanno goduto di un maggior numero di preferenze per il forte consenso tra gli analisti in merito ad un possibile rialzo dei tassi che  porterebbe ad un miglioramento del margine d’interesse sul versante creditizio.

Sui macro trend riguardanti energia e transizione energetica, sostenibilità, ESG, abbiamo scritto in questa sede sin dall’inizio di questa rubrica, a luglio del 2020. Sono le direttrici di sviluppo del futuro immediato e più a lungo raggio, al di là dei rendimenti di breve (che comunque secondo molti analisti ci sono e ci saranno).direttrici di crescita e di conservazione del nostro Pianeta, oltre che della nostra economia.

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