venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

Minacciate nuove agitazioni. Dopo lo sciopero generale i sindacati tornano da Draghi

I primi a incrociare le braccia sono i metalmeccanici, con una adesione allo sciopero dell’80%. Così come i lavoratori e le lavoratrici che hanno accolto in massa l’appello dei leader di Cgil e Uil, Maurizio
Landini e Pierpaolo Bombardieri, di fermare per otto ore il Paese. Lo sciopero contro il Governo e i partiti, “che si stanno sempre più chiudendo al loro interno”, secondo fonti sindacali ha avuto una grande e convinta adesione, così come nelle cinque piazze: Roma, Milano, Bari, Cagliari, Palermo; dove si sono tenute le manifestazioni di protesta.

Cgil e Uil all’attacco

Landini e Bombardieri a Roma hanno spiegato le ragioni dello sciopero. Critica estesa al metodo del confronto del governo Draghi e alla “distanza” dei partiti rispetto ai problemi dei lavoratori. “In alcuni
momenti la maggioranza che è così vasta”, sottolinea Landini dal palco di piazza del Popolo, “ha preferito trovare una soluzione al suo interno piuttosto che discutere con le parti sociali, come accaduto sul Fisco: e questo sta determinando una lontananza tra i bisogni del Paese reale e la politica, che si sta sempre più chiudendo al suo interno e non si pone il problema che ormai metà del suo corpo elettorale non va a votare e non si sente rappresentata da questa politica”. Un chiudersi che per la Cgil sta “determinando una distanza tra i bisogni del Paese reale e la politica”. A sottolineare l’adesione dei lavoratori alla chiamata di
Cgil e Uil e Pierpaolo Bombardieri. “Oggi ci sono cinque piazze piene. È strano dire che non rappresentiamo il Paese reale, chi è rimasto indietro”, scandisce il leader della Uil, “Chiediamo al governo di fare scelte diverse. Il Paese ha bisogno di risposte, che finora non sono sufficienti”. “I dati che ci stanno arrivando ci dicono che la gente vuole un cambiamento”, rilancia Landini, “Chiediamo un cambio del mondo del lavoro, la riforma delle pensioni, un decreto contro la delocalizzazione e una politica industriale per lo sviluppo”.

I temi della protesta

Dal palco della manifestazione di piazza del Popolo il segretario della Cgil, osserva: “Quello che divide il Paese non è lo sciopero, è l’evasione fiscale, la precarietà, l’ingiustizia. Oggi abbiamo bisogno
di un cambiamento, di cambiare le leggi sbagliate”. Il leader Uil, Bombardieri ricorda il tema su cui si è consumata la rottura delle trattative, quello delle disuguaglianze sociali, e riadopera la stessa metafora, usata a Palazzo Chigi, “la foresta di Sherwood al contrario”, un Robin Hood al contrario che toglie ai poveri
per dare ai ricchi, con il “primo atto del governo è stato il condono, uno schiaffo a chi paga le tasse”. In merito al dibattito sulle cartelle fiscali, la Cgil è sferzante. “Hanno trovato la soluzione con la
rottamazione delle cartelle. E’ un’altra scelta che allontana la politica dal Paese. Oggi c’e una domanda di partecipazione e il sindacato svolge la funzione di incanalare questo disagio sociale”, prosegue Landini, “in un processo che ha l’obiettivo dei rafforzare la democrazia. Ma per farlo serve rafforzare il lavoro, il diritto ad avere un lavoro dignitoso e non precario”.

Fisco della discordia

Il nodo delle scelte suo fisco (otto miliardi per il taglio di Irpef e Irap) è per Landini l’esempio di come il Governo non abbia ascoltato i sindacati. Il segretario Cgil ricorre alla battuta pubblicitaria: “E che, c’ho scritto Jo Condor?”. “E’ bene si sappia”, contesta,”perché dentro le forze di maggioranza c’è una parte che ha detto no alla proposta di non fare miglioramenti per i redditi oltre i 75 mila euro, ma vuole introdurre un altro condono fiscale. Noi non abbiamo scritto Jo Condor, siamo persone perbene che hanno sempre pagato le tasse e vogliono continuare a pagarle ma vogliono che si introduca un principio: che siano pagate da tutti e vanno abbassate a chi le ha sempre pagate”. Infine Cgil e Uil avvertono il Governo a cambiare la Finanziaria, altrimenti la protesta continuerà.

La replica a Confindustria

Nel mirino di Cgil e Uil la posizione del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Questa giornata di mobilitazione lo ha reso triste”, ricorda Landini citando lo stato d’animo di Bonomi, “Quando ho letto la
dichiarazione sono rimasto sorpreso e mi è venuto in mente Enzo Jannacci e la canzone ‘Ho visto un re'”. E Bombardieri aggiunge: “Il presidente di Confindustria Bonomi ha detto ieri che era triste per lo sciopero ma
i disoccupati sono tristi sempre”.

Le reazioni dei partiti

Il segretario della Lega, Matteo Salvini taglia corto, si mostra irritato dallo sciopero che bolla come “farsa”. “Siamo davanti a uno sciopero-farsa contro l’Italia e i lavoratori, la Cgil ci aiuti a ricostruire il Paese anziché bloccarlo”. Sfumata, quasi comprensiva, la reazione di Forza Italia. “Lo sciopero è sempre legittimo e va
rispettato”, commenta Anna Maria Bernini Presidente dei senatori Azzurri, “ma rappresenta comunque il fallimento di una trattativa ed è un vero peccato perché può diventare un boomerang per Cgil e Uil”.
Dialogante la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte, leader del M5s. “Mi auguro che non ci sia nessuno scollamento con il Paese. Stiamo vivendo una situazione difficile, chiaramente c’è un malessere diffuso
che la classe politica non può trascurare. Il Movimento 5 stelle continua a favorire il dialogo, la coesione sociale è importantissima”.

Il ministro Roberto Speranza, segretario di Articolo 1, rilancia il confronto: “Quando un lavoratore sciopera le sue ragioni vanno ascoltate sempre con grande attenzione”. Per i dem è Pierfrancesco Majorino,
europarlamentare del Pd che intervenire a botta calda: “La politica non può ignorare questa grande domanda di dignità che passa dalla rivendicazione cruciale legata al salario. Il dialogo va ripreso subito
ascoltando quelle piazze”. Presente in piazza, invece, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “Qui contro una manovra del governo ingiusta e iniqua, e che non risponde alle emergenze del Paese”. Sullo sciopero anche la posizione di Carlo Calenda di Azione, che attacca Cgil e Uil: “La pretesa di rappresentare tutto il paese ‘buono e operoso’ contro ‘i palazzì non è solo un esempio di populismo sindacale ma anche un’affermazione ridicola, visti privilegi dei leader sindacali”.

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