venerdì, 26 Aprile, 2024
Lavoro

Scuola. Sindacati aumenti e pensione anticipata. Il Governo frena, calcoli e importi nel 2022

Contratti e previdenza

Un aumento minimo che tocchi almeno i “famosi 87-90 euro” lordi che sono la base minima per la trattativa. Torna in primo piano il Contratto nazionale per i lavoratori della scuola, con due temi centrali, quello degli aumenti salariali e quello di una uscita anticipata dal lavoro. Questioni che per ora vivono in forma di bozze ma che i sindacati chiedono di realizzare con decisioni concrete. Il tempo stringe per riforme che sono rimaste per ora in attesa di una definizione. Nel contempo il Governo frena e rinvia al 2022.

Aumenti e ipotesi

La prima questione, quella contrattuale, riguarda 684.317 insegnanti nelle sole scuole statali, ai quali vanno aggiunti 172.110 insegnanti di sostegno, per tutti, secondo il report di “OrizzonteScuola”, il confronto economico è fermo all’incremento lordo di 107 euro. A questi soldi bisogna detrarre i fondi per pagare l’indennità di vacanza contrattuale, che ammontano a circa 500 milioni di euro, si arriva così a un taglio, e secondo i calcoli del sindacati: “ai famosi 87-90 euro lordi che sembrano essere la base minima per la trattativa”. C’è poi l’articolo 108 della legge di bilancio, dedicato alla valorizzazione professionale, con un fondo di 210 milioni da distribuire in base alla cosiddetta “dedizione all’insegnamento“, in questo caso si avrebbe un incremento minimo: l’aumento dello stipendio sarebbe di circa 12 euro. In più il taglio delle aliquote Irpef a partire dal 2022, potrebbe comportare l’aumento di circa 100 euro nella busta paga dei lavoratori, compresi quelli della scuola.

Pensioni, riforma lontana

La previdenza per gli insegnanti diventa un altro nodo di difficile soluzione. L’Associazione nazionale insegnanti e formatori, (Anief) in una nota ricorda, conti alla mano, che con la legge di bilancio ci sarà la pensione anticipata per pochi. Il sindacato ha intrapreso una trattativa che ha come obiettivo l’uscita anticipata dal lavoro a partire dai 61 anni, con 35 anni di contributi. Inoltre senza decurtazioni e con il calcolo interamente retributivo. Con una motivazione. L’insegnamento è una professione usurante, tanto che un taglio degli anni per l’arrivo alla pensione, sia “diventata sempre più necessaria a seguito della pandemia e del gravoso stress psicofisico che vive il personale”.

Per Anief “occorre equiparare i parametri già previsti per i lavoratori delle forze armate ai dipendenti della scuola; bisogna andare pure a cancellare le vigenti decurtazioni del trattamento retributivo ai fini del finanziamento del Tfr, ed introdurre nell’Ape Sociale tutta la categoria dei docenti”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “occorre riconoscere una finestra per il rischio burnout per il personale scolastico, particolarmente esposto a patologie anche tumorali”. Invece, è stata concessa solo un’apertura ai maestri della scuola primaria che possono aderire all’Ape Social. Sarebbe più giusta, secondo i sindacati, una ‘Quota 98’ “per tutti e il riscatto gratuito della laurea, come pure proposto dal presidente Inps, anche per svecchiare la categoria”.

Il tempo stringe

A metà novembre, in una nota congiunta, i segretari generali di Flc Cgil, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams hanno chiesto al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di accelerare su un accordo contrattuale per ottenere “gli aumenti a tre cifre da lui stesso annunciati in vista del rinnovo contrattuale”. La legge di bilancio del 2022 dev’essere approvata entro il 31 dicembre 2021, ma finora non sono annunciati altri incontri. C’è la possibilità, come accadrà per la riforma delle pensioni, che di aumenti si riparlerà il prossimo anno, in uno scenario di maggiori certezze. Il Governo per ora vuole attendere l’andamento dell’economia prima di fare ipotesi finanziarie azzardate.

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