giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

Perché al Sud serve il metodo Draghi

Progetti sostenibili, attuatori competenti, spesa trasparente, procedure snelle, tempi certi

A scuola ci hanno sempre insegnato che la Storia non si ripete. Verissimo! Ma è altrettanto vero che dal nostro passato c’è sempre qualcosa da imparare. Prendiamo ad esempio il metodo Draghi. Possiamo dire, in tutta coscienza, che si tratta di una novità nella storia costituzionale della nostra Repubblica? Io direi di no. Non possiamo parlare di novità perché già esiste un precedente. E, guarda caso, si riferisce proprio al Mezzogiorno. Nei primi anni cinquanta, con l’Italia umiliata e distrutta dalla guerra, alcuni grandi statisti ebbero un’intuizione geniale. De Gasperi, Einaudi e Vanoni, consigliati e incoraggiati da economisti e banchieri di prim’ordine come Pasquale Saraceno, Rodolfo Morandi e Donato Menichella si resero conto che al Sud la situazione era drammatica. Intuirono subito che il Mezzogiorno, solo con le sue forze, non si sarebbe mai più ripreso dallo shock della guerra.

Una struttura centralizzata ed efficiente per il Mezzogiorno 

Per contrastare quella drammatica realtà, ci voleva un miracolo. E fu proprio quello che si realizzò, allorquando fu istituita, per il Sud, un’Agenzia speciale sul modello della Tennessy Valley Autority. Un’Agenzia indipendente creata dal Presidente americano Franklin Delano Roosevelt il 18 maggio del 1933, per contrastare povertà e disoccupazione di uno Stato economicamente in affanno. Da noi, in Italia, quell’Agenzia che doveva operare con fondi straordinari e con procedure snelle e veloci fu la Cassa per il Mezzogiorno. Furono chiamati, allo scopo, i migliori Ingegneri, Architetti, Urbanisti ed Economisti, senza badare a latitudini geografiche o a tessere di partito. E infatti, mentre la borghesia agraria del Sud spediva a Roma e al Nord i suoi figli migliori per farne  Generali, Magistrati, Prefetti e Professori universitari, al Sud, per ricostruirlo, arrivarono “gli esperti”. Professionisti e tecnici che in pochi anni progettarono e realizzarono le più grandi opere pubbliche del Mezzogiorno. Ecco chi realizzò il metodo “Casmez” nei primi anni cinquanta.

Attuare subito gli obiettivi per il Sud 

Certo, la pandemia non può essere paragonata alla guerra.
Ma il metodo per contrastarla dovrà essere lo stesso di allora. E siccome la Storia la fanno anche gli uomini, diamo a Cesare quel che è di Cesare: il Presidente Draghi è l’uomo giusto al posto giusto. In questi ultimi 10 mesi, da quando si è insediato il Governo di unità nazionale, su 51 obiettivi del Pnrr, ne sono stati attuati 28. Per fine anno ne mancano ancora 23. Ma è comunque un risultato straordinario in un Paese come il nostro, dove mediamente ci vogliono 16 anni per realizzare una grande opera pubblica superiore ai 100 milioni di euro e dove occorrono ben 2655 giorni (all’incirca sette anni e tre mesi) per concludere una causa civile.

Se vogliamo stare al passo con l’Europa e quindi onorare gli impegni assunti, dovremo cambiar registro. In particolare al Sud, dove c’è tanta sofferenza sociale, dovrà essere adottato non solo ora, ma speriamo per sempre, il metodo Draghi. Un metodo che potremmo riassumere in poche parole: Progetti validi e sostenibili; competenza dei soggetti attuatori; trasparenza nella spesa; snellimento delle procedure e, soprattutto, rigoroso rispetto dei tempi. Nella storia del Sud quel metodo provocò un vero miracolo. Un miracolo della Politica che consentì al Mezzogiorno, in venti anni appena, di rinascere a nuova vita e risalire dal baratro in cui, durante la guerra, era precipitato.

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