giovedì, 25 Aprile, 2024
Economia

Quota 102. No di Lega e sindacati. Il Pd insiste su Opzione Donna Draghi non cambia linea

Il cantiere della riforma della previdenza è in subbuglio. C’è chi vuole accelerare come il Premier Draghi, e con lui il Ministro dell’economia Franco, mentre Lega, Associazioni di categoria e Sindacati chiedono tempo (un’altra settimana) per valutare le proposte emerse nella Cabina di regia. Dal Ministero dell’economia però si avverte che la linea è tracciata.

Quota 102, il no della Lega

Nel piano del ministro Franco c’è Quota 102 (64 anni d’età più 38 di contributi) nel 2022, per poi arrivare a quota 104 nel 2023. Ipotesi bocciata dal ministro Giorgetti in sintonia con il leader leghista, Salvini.
Un Quota 102 che non piace nemmeno ai Sindacati che tra l’altro attendono la definizione del Piano di previdenza e le coperture finanziarie per la riforma dei nuovi ammortizzatori sociali.

Disinnescare le tensioni

Una via d’uscita per disinnescare un cortocircuito di polemiche che si proietterebbero fino a Bruxelles dove il Bilancio sarà spedito dopo il dibattito in Parlamento, sono le deroghe per lavori usuranti e precoci. Deroghe su cui i funzionari del ministero dell’economia e del lavoro continuano a lavorare. Il premier Draghi ha già annunciato che prima del varo di nuove misure ammortizzatori e lavorio, vorrà confrontarsi con le parti sociali. Ma non basterà.

Lega e sindacati; rotta da correggere

Sulla riforma della previdenza la Lega punta a correggere l’ipotesi tracciata dal Ministero dell’economia, proponendo Quota 41 (uscita al quarantunesimo anno d’età a prescindere dall’anzianità contributiva) o, in alternativa, una proroga di un anno di Quota 100. Mentre per Giorgetti sarà necessario limitare Quota 102 ai soli dipendenti pubblici prevedendo un sistema di uscite maggiormente flessibile per il settore privato. La proposta del ministro delle finanze, tuttavia, non raccoglie consensi a sinistra e dai sindacati che sono pronti a dire no.

Sistema che si complica

Il motivo sta nell’ennesima complicazione di un sistema previdenziale che, invece, si pretende di semplificare. È il rilievo, ad esempio, mosso da Tito Boeri, economista ed ex presidente Inps, che sottolinea come, “Quota 102” sia un intervento che introduce di fatto – e in poco tempo – un nuovo regime pensionistico. “Qualsiasi intervento sulle pensioni, soprattutto arrivando all’ultimo momento come sta accadendo, deve essere un intervento molto semplice, comprensibile per le persone coinvolte”. L’ipotesi del ministero dell’economia, invece, secondo Boeri, “introduce un nuovo regime prima e poi un altro in futuro e quindi non risponde al criterio di semplificare e armonizzare, ma crea nuove situazioni di disparità fra diverse generazioni di pensionati”.

Le nuove ipotesi

Tra le proposte da “armonizzare” c’è la proroga dell’Ape sociale (Anticipo di pensione) e dovrebbe contare su una dote di 1 miliardo per il prossimo anno. Si prevede inoltre nella riformulazione e sostegno di Ape, anche il recupero di risparmi di spesa da altre misure previdenziali. Opzione Donna, sostenuta dal Pd, invece, non verrebbe riconfermata, cioè l’uscita a 58-59 anni con 35 di contributi e il ricalcolo dell’assegno col contributivo.

Polemiche e aggiustamenti

Nella passata riunione della Cabina di regia e nel Consiglio dei ministri, il tema pensioni è stato accantonato per evitare divergenze sull’approvazione del Documento programmatico di bilancio, votato poi all’unanimità. Ma in questi giorni le posizioni sono tornate ad essere distanti. Per stemperare, in queste ore, palazzo Chigi annuncia, che ci saranno interventi sulle pensioni “per assicurare il graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”. Ma non ci sono numeri e nuove proposte. Su un fatto tutti sono d’accordo, evitare in tutti i modi il ritorno della legge Fornero che prevede l’uscita da lavoro a 67 anni. “Escludo qualsiasi ritorno alla legge Fornero”, sottolinea Giorgetti. Sulla proposta del
Ministro Franco anche il Pd spera in alcuni correttivi, come una flessibilità garantita per i lavoratori con mansioni gravose.

Draghi, Franco e la linea di resistenza

Il ministro e il premier non paiono arretrare su un tracciato che pare già definito. Per ora a parte le osservazioni critiche rimane in campo solo Quota 102 nel 2022, per poi arrivare a quota 104 nel 2023. Il Piano di pensionamento con 64 anni d’età e 38 di contributi, secondo i calcoli del Mef appare la meno dispendiosa e più equilibrata, con il sostenuto anche dalla Corte dei conti. Quota 102, inoltre, potrebbe complessivamente interessare non più di 50mila lavoratori l’anno. Secondo i calcoli ancora più ristretta la platea di Quota 104, che dovrebbe scattare con pensionamenti con almeno 66 anni d’età e 38 di contributi. Nei prossimi giorni ci saranno gli incontri sollecitati come “urgenti”, ad iniziare dai sindacati, per disinnescare una mina che rischia di esplodere mentre Bruxelles già attende la legge di Bilancio e i conti “sostenibili” della riforma previdenziale.

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