martedì, 22 Luglio, 2025
Società

Dazi Usa, l’Italia perde terreno: a rischio 38 miliardi di export

Confindustria lancia l’allarme sulle tariffe al 30% annunciate da Washington. Il Pil potrebbe scendere dello 0,8 nel 2027. Sotto pressione manifattura, investimenti e consumi

Un nuovo colpo al commercio globale rischia di abbattersi sull’economia italiana. Il possibile innalzamento dei dazi statunitensi fino al 30% su una vasta gamma di beni importati dall’Unione Europea, minacciato dalla nuova amministrazione americana, rappresenterebbe uno shock economico dalle proporzioni significative per l’Italia. A lanciare l’allarme è Confindustria, che nel suo report di luglio stima in 38 miliardi di euro la perdita potenziale dell’export italiano verso gli Stati Uniti. Una contrazione che equivale al 58% del totale delle esportazioni italiane dirette negli Usa, ovvero il 6% dell’export complessivo nazionale. Ma la vera preoccupazione arriva dalla proiezione sull’impatto macroeconomico: nel 2027 il Pil italiano risulterebbe inferiore dello 0,8% rispetto al suo percorso atteso, con ricadute su produzione, investimenti, occupazione e consumi.

Dopo l’annuncio dell’entrata in vigore dei dazi al 10% lo scorso aprile, il rischio di una loro estensione fino al 30% a partire dal 1° agosto ha scatenato una nuova ondata di incertezza. I settori interessati sarebbero numerosi: dall’automotive all’agroalimentare, passando per metalli, prodotti industriali, macchinari e semilavorati.

Manifattura sotto pressione

Ma il punto più critico riguarda la combinazione tra nuove barriere tariffarie e svalutazione del dollaro. Il cambio euro-dollaro, infatti, ha toccato quota 1,17 in media a luglio, in netto rialzo rispetto ai valori di inizio anno. Tradotto: i beni europei diventano più costosi per i consumatori americani, aggravando l’effetto dei dazi. “Ci troviamo di fronte a una dinamica perversa – spiegano dal Centro Studi Confindustria – in cui il potere d’acquisto degli americani sui prodotti italiani si riduce, mentre le imprese italiane vedono erodersi i margini di competitività proprio in un momento in cui servirebbero investimenti e apertura dei mercati”.

L’impatto previsto da Confindustria non è solo teorico. Le simulazioni, basate sull’ipotesi che i dazi diventino permanenti, indicano un effetto moltiplicatore su tutta la filiera manifatturiera. L’export italiano negli Usa verrebbe più che dimezzato, con ripercussioni profonde su comparti a forte integrazione transatlantica.

L’incertezza si diffonde

Tra questi, la meccanica strumentale, che rappresenta una delle eccellenze italiane, ma anche l’alimentare (dove già si segnalano cali a doppia cifra su olio, formaggi e conserve), e il design e arredo, settori nei quali il valore aggiunto non riesce più a compensare l’effetto dei costi crescenti. Secondo lo studio, il 4% della produzione manifatturiera italiana risulterebbe compromessa. Inoltre, gli investimenti in macchinari e impianti potrebbero calare dell’1% entro il 2027, rallentando la modernizzazione dell’apparato industriale proprio mentre l’innovazione è cruciale per restare competitivi.

A livello di consumi interni, la dinamica non è migliore. L’indice di incertezza economica negli Stati Uniti è raddoppiato nei primi sei mesi del 2025, e con esso è cresciuta anche l’instabilità globale. Questo clima di sfiducia si riflette anche sui comportamenti delle famiglie italiane: più risparmio precauzionale, meno spese, e consumi stagnanti.

Serve una strategia alternativa

Nel secondo trimestre, infatti, i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti solo dello 0,2%, a fronte di un aumento del reddito reale dello 0,9%. La spinta derivante dal contenimento dell’inflazione e dal calo dei tassi di interesse non basta a compensare la prudenza dettata dallo scenario internazionale. Il rapporto con gli Stati Uniti è troppo importante per l’Italia per permettersi una rottura. Oggi gli Usa rappresentano il secondo mercato extra-Ue per l’Italia e una delle principali destinazioni per il made in Italy ad alto valore aggiunto. Le tensioni commerciali mettono a rischio anche investimenti e partnership consolidate. Per il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini, “la risposta non può essere una guerra di controdazi, ma un negoziato tra pari. È il momento di fare sistema a livello europeo per evitare un impatto devastante sull’intero settore agroalimentare”.

Dello stesso avviso Confindustria, che nel report propone una doppia strategia: rilanciare il mercato unico europeo, ancora ostacolato da barriere normative e infrastrutturali; diversificare i mercati di esportazione, puntando su aree con forte potenziale di crescita come India, Asean, Mercosur e Australia.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Mattarella: “Contro le mafie nessuna distrazione degli Stati”

Stefano Ghionni

Bambino autistico maltrattato, il caso arriva in Parlamento

Riccardo Pedrizzi

Dazi Usa-Ue, Tajani frena: “Accordo difficile entro agosto”

Chiara Catone

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.