martedì, 8 Luglio, 2025
Attualità

Giugno da record per il fisco: in due settimane versamenti per 59 miliardi

Dalle imprese arriverà l’80% dell’incasso complessivo. Tra Irpef, Iva e Ires si profila il primo maxi-ingorgo dell’anno. La Cgia: “Due scadenze che fanno tremare”

Il mese delle tasse è arrivato. E con esso anche il primo vero ingorgo fiscale del 2025. In appena due settimane, tra domani e il 3° giugno nelle casse dello Stato affluiranno quasi 60 miliardi di euro. Una cifra imponente, che pesa come un macigno su aziende, lavoratori autonomi e famiglie, in particolare in un contesto ancora fragile sul fronte della liquidità. Nonostante solo pochi giorni fa si sia simbolicamente celebrato il ‘Tax Freedom Day’, il giorno dell’anno in cui gli italiani smettono teoricamente di lavorare per il fisco, la realtà è molto diversa. Il carico fiscale che incombe su imprese e cittadini resta tra i più alti d’Europa, e a giugno, più che mai, lo si sente tutto.

Scadenza del 16 giugno

Il primo snodo critico domani, quando saranno versati all’Erario circa 42,3 miliardi di euro, secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia. Di questi, 34 miliardi arriveranno direttamente dal mondo delle imprese. Nel dettaglio: 14,4 miliardi sono ritenute Irpef sui redditi da lavoro dipendente e collaborazioni; 13,2 miliardi sono versamenti Iva; 5 miliardi riguardano l’Imu; 1,3 miliardi derivano dalle ritenute sui redditi dei lavoratori autonomi.
Una parte rilevante di queste somme è costituita da partite di giro: le aziende incassano l’Iva o trattengono l’Irpef ai lavoratori e poi versano le stesse cifre allo Stato. Ma questo non basta a risolvere il problema principale: la liquidità. Sempre più imprese, soprattutto le piccole e piccolissime, lamentano ritardi nei pagamenti tra privati e accesso al credito limitato. Con il credito bancario concesso col contagocce e fatture saldate con ritardi anche di mesi, affrontare un esborso del genere può diventare proibitivo.

Il 30 giugno arriva il secondo ‘colpo’

A chi pensava di poter respirare a fine mese, arriva un’altra mazzata: il 30 giugno sarà il turno di altri 17 miliardi di euro. In questo caso si tratta del versamento di Ires (9,8 miliardi), Irap (4,9), Irpef (1,5), addizionali locali (0,9). Il governo ha concesso una proroga al 21 luglio per le partite Iva soggette agli Indici sintetici di affidabilità e i regimi forfettari, ma per la maggior parte dei contribuenti il conto arriva puntuale. Il totale del mese, tra le due scadenze, sale così a 59,3 miliardi. La pressione fiscale in Italia è tra le più elevate dell’Unione Europea. Nel 2024, secondo Eurostat, si è attestata al 42,6% del Pil, superata solo da Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo. Siamo ben al di sopra della media Ue (40,4%), e lontani da Germania (40,8%) e Spagna (37,2%).
Ma non è solo il peso delle tasse a gravare: anche la complessità del sistema è un freno per la produttività. Secondo la Banca Mondiale, un’impresa italiana impiega 238 ore l’anno (pari a 30 giorni lavorativi) solo per gestire adempimenti fiscali. In Francia ne bastano 17, in Spagna 18. La media europea è di 147 ore.

Evasione in calo

Nonostante tutto, arrivano segnali positivi sul fronte dell’evasione fiscale. Nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 33,4 miliardi, un record storico. E secondo il Ministero dell’Economia, l’evasione complessiva è scesa da 108 miliardi nel 2017 a 82,4 miliardi nel 2021 (ultimo dato consolidato), di cui 72 miliardi da imposte e 10,4 da contributi non versati. La Lombardia, con 13,6 miliardi, guida la classifica del valore assoluto, seguita da Lazio (9,2) e Campania (7,7). Ma se si guarda alla percentuale sul gettito teorico, il podio va a Calabria (20,4%), Campania (19,1%), Puglia (18,7%) e Sicilia (18,3%). La più virtuosa è la Provincia autonoma di Bolzano con un tasso dell’8,6%.
Secondo gli esperti, per battere l’evasione non serve aumentare le aliquote, ma migliorare l’efficienza. Tra gli strumenti che hanno già dato risultati ci sono la fatturazione elettronica, lo split payment, l’invio telematico dei corrispettivi e la compliance fiscale, cioè il controllo preventivo incrociando i dati già in possesso dell’amministrazione. Gli evasori seriali, i prestatori per la Pa che non versavano l’Iva, e chi orchestrava frodi ‘carosello’, oggi hanno vita più difficile. Ma il percorso è ancora lungo.

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