“La sicurezza sul lavoro non può essere solo una questione di strumenti o tecnologie avanzate: deve essere prima di tutto una cultura condivisa”. Con queste parole Romano Magrini, Responsabile lavoro di Coldiretti, ha lanciato un appello forte e chiaro nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, sottolineando come il settore agricolo resti uno dei più esposti ai rischi di infortunio, spesso con esiti drammatici.
La fotografia scattata da Coldiretti parla di un comparto dove i fattori di rischio sono particolarmente elevati: l’età avanzata di molti operatori, la scarsa modernizzazione dei macchinari, la difficoltà dei terreni agricoli e l’autonomia operativa degli imprenditori rendono il lavoro nei campi spesso pericoloso.
Ancora troppi incidenti gravi
“Ribaltamenti di trattori su pendii scoscesi, cadute da scale instabili, guasti meccanici durante lavorazioni solitarie: la cronaca – avverte Magrini – continua a restituirci tragedie evitabili”, Secondo Coldiretti, non bastano dispositivi innovativi o l’intelligenza artificiale: è la consapevolezza del rischio che deve radicarsi in profondità, fin dai primi anni di formazione.
Gli sforzi compiuti negli ultimi decenni hanno prodotto risultati incoraggianti. Le denunce di infortunio in agricoltura sono diminuite drasticamente, passando da oltre 123mila nel 1995 a circa 24mila nel 2024, con una riduzione di quasi centomila casi.
La chiave per un cambiamento sistemico
Ma la percentuale di incidenti resta alta tra i lavoratori autonomi, in particolare tra i titolari over 60. “Un imprenditore anziano, solo in campagna con mezzi obsoleti, è particolarmente vulnerabile – osserva Magrini –. E anche tra i lavoratori dipendenti, chi è assunto a termine o è straniero ha spesso meno accesso a una formazione adeguata”. Per Coldiretti, la battaglia per la sicurezza si vince partendo dall’educazione. “Servono investimenti seri nella formazione – incalza Magrini –. Non si tratta solo di adempiere a un obbligo di legge, ma di difendere il valore della vita stessa”.
L’associazione agricola è da anni in prima linea con corsi per Responsabili della Sicurezza (RSPP), formazione sull’uso sicuro dei macchinari, consulenze per la valutazione dei rischi aziendali e campagne di sensibilizzazione rivolte a tutte le fasce di lavoratori.
Un impegno collettivo
Eppure, secondo Coldiretti, tutto questo non basta se non si costruisce un sistema più accessibile ed efficiente: “I bandi Inail per il rinnovo dei mezzi agricoli sono fondamentali, ma devono essere resi più semplici da utilizzare per le imprese. L’Eban e molte Ebat mettono risorse a disposizione per formazione e dispositivi di protezione, ma è necessario rimuovere vincoli burocratici come il ‘de minimis’, che limita l’uso di fondi per la formazione obbligatoria”, sottolinea Magrini. Coldiretti chiede un salto di qualità complessivo: più sinergia tra enti pubblici, associazioni di categoria, sindacati ed enti bilaterali. La sicurezza deve diventare un pilastro della cultura del lavoro, non un adempimento da archiviare.
“Serve un nuovo patto educativo, economico e sociale – afferma Magrini –. Non possiamo delegare tutto alle tecnologie o ai finanziamenti spot. Dobbiamo costruire una cultura della sicurezza che parta dalle scuole, attraversi i luoghi di lavoro e coinvolga ogni cittadino”.
Obiettivo
Un’attenzione particolare va alle imprese agricole a conduzione diretta, spesso escluse dai percorsi formativi più strutturati. Coldiretti insiste sulla necessità di una formazione concreta, capillare, continua. “La comunicazione deve essere permanente – ribadisce Magrini –, non deve scattare solo dopo una tragedia. Solo così potremo cambiare davvero”.
La posta in gioco è alta: la vita e la salute di chi, ogni giorno, lavora per garantire il cibo sulle nostre tavole.