sabato, 23 Novembre, 2024
Salute e Lavoro

La sicurezza deve fare i conti col clima

L’insegnamento del Diritto del lavoro e della sicurezza dei luoghi di lavoro nelle scuole primarie e secondarie deve tener conto del cambiamento climatico. Tale argomento va affrontato con un approccio interdisciplinare attraverso la relazione tra lavoro, industria e cambiamento climatico, senza preconcetti ideologici. Il che significa far comprendere cosa sta accadendo nelle grandi economie occidentali in termini di investimenti green e di re-industrializzazione, con i relativi riflessi sulle norme che tutelano il lavoro e la professionalità.

Ecco alcune delle conclusioni cui è giunto il CNEL, evidenziate nella “Memoria” elaborata a seguito dell’audizione presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati di fine marzo scorso  sulle proposte di legge, A.C. 373 e A.C. 630 entrambe riferite all’introduzione, all’interno della scuola secondaria, dell’insegnamento in materia di sicurezza sul lavoro

I rischi legati al cambiamento climatico  incideranno ovviamente anche sulle condizioni di lavoro. Generalmente, le persone lavorano meglio a una temperatura compresa tra 16°C e 24°C, a seconda del tipo di lavoro svolto. Oltre agli effetti sulla salute le temperature più elevate riducono la produttività dei lavoratori e aumentano il rischio di stanchezza, che può comportare un potenziale “calo della vigilanza”.

Questa situazione, a sua volta, può indurre un incremento della frequenza di diversi tipi di incidenti sul lavoro, quali: rischi di inciampo, urto o altra perturbazione del movimento, caduta da luoghi sopraelevati; rischi legati alla caduta di oggetti, movimentazione meccanica, rischi stradali in missione; rischi legati alla circolazione interna dei veicoli, movimentazione di prodotti chimici o operazioni legate all’elettricità, ecc.

Detti rischi possono essere aumentati da fattori esterni o legati al lavoro: alta umidità, bassa pressione dell’aria, indumenti protettivi che impediscono l’evaporazione del sudore, ecc. Un’organizzazione inadeguata del lavoro può anche aggravare la situazione: mantenimento dell’orario di lavoro durante le ore più calde della giornata, condizioni di pausa inadeguate, lavorare con superfici calde, ecc.

Lo stress termico o gli eventi atmosferici estremi interesseranno principalmente i lavoratori che operano all’aperto e in particolare quelli la cui attività è fisicamente impegnativa. L’agricoltura e l’edilizia sono settori considerati particolarmente a rischio.

Anche diverse categorie di lavoratori che lavorano all’interno possono essere colpiti, soprattutto quelli che lavorano in spazi caldi privi di aria condizionata. L’esperienza dimostra altresì  che i lavoratori negli uffici possono essere colpiti se l’edificio è privo di un corretto isolamento o di un sistema di raffreddamento/ventilazione. Tra le possibili misure preventive figurano il cambiamento dell’orario di lavoro, l’organizzazione del lavoro, gli investimenti in attrezzature adeguate e l’accesso all’acqua. È tuttavia importante notare che alcune di queste misure potrebbero introdurre nuovi rischi.

Possibili esempi sono coloro che lavorano esposti ad alte temperature in cantieri di lavori stradali di stesura dell’asfalto, muratori impegnati nell’isolamento di un tetto, quando gettano il cemento o montano un ponteggio.

Tra i settori esposti allo stress termico, che colpiscono anche i lavoratori minorenni, oltre all’agricoltura, ci sono anche i trasporti. Qui i fattori di rischio, più che all’organizzazione del lavoro, sono legati all’obsolescenza delle auto e dei freni. Autobus e metro spesso non sono dotati di aria condizionata persino con i finestrini bloccati. Le condizioni di lavoro dei conducenti sono fortemente colpite, così come quelle dei viaggiatori che si spostano a queste temperature. Inoltre, condurre un treno sopportando stress termici mette a rischio la sicurezza dei passeggeri: in simili condizioni, le soglie di attenzione e concentrazione dei conducenti vengono messe a dura prova”.

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