giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

L’Olocausto di centinaia di bambini indigeni. L’orrore non basta

Provare orrore davanti al ritrovamento dei resti di 215 bambini, perlopiù Inuit o Metis, in Canada è doveroso ma, per favore, non proviamo stupore o meraviglia. Fin dagli antichi romani, il modello coloniale ha sempre imposto, con qualsiasi mezzo, una cultura sull’altra, con la scusa di aiutare le popolazioni autoctone ad evolvere. Qualcosa che non appartiene solo ai secoli scorsi, ma che continua a permeare le intolleranze interraziali e interreligiose dei giorni nostri e lo sfruttamento di territori e persone.

La certezza di essere migliori o, comunque, di avere una buona scusa per imporre il proprio primatismo, è persistente. Lo ha ricordato anche Papa Francesco al termine dell’Angelus, parlando delle fosse comuni degli alunni indigeni della Kamloops Indian Residential School, nella provincia della Columbia britannica. È occasione, ha detto il Santo Padre, per “allontanarci dal modello colonizzatore e anche dalle colonizzazioni ideologiche di oggi e camminare fianco a fianco nel dialogo, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti.

 

LA COMPLICITA’ DELLE ISTITUZIONI POLITICHE E RELIGIOSE

Centinaia di bambini e adolescenti delle comunità indigene più remote sono morti di stenti, malattie, maltrattamenti e stupri con la scusa che dovevano essere “educati” alla cultura bianca dominante. Il numero di decessi, causati dalle molestie e dalle cattive condizioni igieniche e di vita, potrebbe aggirarsi intorno ai 6.000 studenti sui 150.000 costretti a frequentare questa rete di collegi istituita dal governo canadese e amministrata, fino al 1969, dalle Chiese cattolica e anglicana. Il che, per un credente, rende questi crimini ancora più odiosi e irrimandabile il tempo delle scuse ufficiali, utili a sanare le ferite del passato, ma anche a evitare che siano replicati altri “genocidi culturali”, come lo ha definito la commissione d’inchiesta. Il governo canadese lo ha fatto. Il premier Justin Trudeau ha parlato di un «doloroso ricordo» e di una «fase vergognosa della storia del nostro Paese», mentre Papa Bergoglio ha esortato le autorità religiose del Canada a continuare “a collaborare con determinazione per fare luce su quella triste vicenda e impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e guarigione”.

 

LA SOPPRESSIONE O SOTTOMISSIONE DEGLI INDIGENI, UNA STRATEGIA PRECISA

Il Canada era una colonia da cui le madrepatrie, Gran Bretagna e Francia, pompavano risorse. Falso il mito del territorio vergine da conquistare. “C’era gente che viveva qui da centinaia di anni. Lo Stato canadese doveva cancellare le popolazioni indigene in qualche modo e raccontare una nuova storia: che questa terra era stata ‘scoperta’, che gli indigeni stavano morendo e sarebbero scomparsi e quindi era meglio integrarli, assimilarli nella società occidentale che si stava formando”, è la denuncia di Ry Moran, ex direttore del National Research Centre for Truth and Reconciliation.

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