venerdì, 19 Aprile, 2024
Politica

Il decisionismo che non dispiace agli italiani

Mentre le tensioni interne erano la spina nel fianco di Conte, ora le tensioni interne sono proprio l’alleato segreto di Draghi per metter tutti a tacere e finalmente agire.

Qual è la differenza tra gli intenti onesti e mirabili del governo di Giuseppe Conte e l’effettività dell’azione spiegata dall’esecutivo di Draghi?

Innanzitutto Conte era vittima di una maggioranza disallineata e spesso non competente, che minacciava ad ogni passo di sgretolarsi. Nel caso di Draghi invece la maggioranza si è autoespulsa. Si è resa debole ostaggio del premier, dopo aver dato una prova di grande incapacità istituzionale. Ciò significa che mentre le tensioni interne erano la spina nel fianco di Conte, ora le tensioni interne sono proprio l’alleato segreto di Draghi per metter tutti a tacere e finalmente agire.

In secondo luogo l’innesto di alcune figure tecniche ha conferito, nel bene o nel male, più struttura all’azione di governo. Una maggiore competenza svolge un ruolo guida nelle azioni dell’esecutivo, mentre si lascia alla vasta maggioranza politica il piacevole, ma pur sempre triste, teatrino dei proclami e delle polemiche inconcludenti.

In terzo luogo la capacità di Draghi di imporre alla sua squadra uno stile di maggiore sobrietà e disciplina mediatica lo espone meno alle critiche ed alle polemiche preventive a cui era invece esposto Conte.

Polemiche che rappresentavano il pane quotidiano dei suoi detrattori. Ma, bisogna anche dirlo, erano anche il risultato di una filtrazione non controllata di informazioni su decisioni annunciate e non ancora prese da parte dei responsabili della comunicazione del governo giallo-rosso.

La sobrietà al contrario aiuta Draghi a prendere decisioni più obiettive senza essere sottoposto a pressioni mediatiche. Il presidente del consiglio, in questo modo, spiazza l’audience con argomentazioni e decisioni talvolta inaspettate sia per la classe politica, ma ancor più per una stampa che si era nutrita solo del pettegolezzo. Questa sembra ora disorientata, costretta a scoprire un mondo nuovo, in cui deve confrontarsi con fatti già avvenuti più che con le chiacchiere.

Ancora un elemento è costituito dal fatto che Conte e la sua struttura ha oggettivamente sofferto la mancanza di vaccini. Questa avrebbe potuto essere una buona giustificazione per molte mancanze ma non lo è stata. Conte e la sua struttura commissariale infatti non sono stati in grado o non hanno voluto gestire la comunicazione convogliando le aspettative dell’opinione pubblica. Al contrario ricordiamo proclami di stampo esclusivamente elettorale all’arrivo delle prime dosi: foto ed interviste esaltavano l’inizio della migliore campagna vaccinale in Europa.

Ma, come come ebbero a commentare autorevoli esponenti di governi stranieri già allora, era facile esser primi quando si stavan vaccinavano solo medici ed infermieri. Purtroppo passate quelle due settimane la confusione dei privilegi di categoria è poi subentrata ed ha messo in evidenza enormi carenze di programmazione e di coordinazione tra  governo e regioni. Si aggiungano le storie legate alle Primule, ai banchi a rotelle, (con le scuole rimaste invece chiuse), ed alle opacità degli gli scandali delle mascherine. Questi sono solo esempi di come sia finito quello che il precedente governo aveva prospettato (per ironia della sorte) come un anno bellissimo. D’altra parte il generale Figliuolo, attuale commissario di Draghi, bisogna ammetterlo, fa anche del suo con gaffes, proclami e previsioni spesso non centrati. Ma risulta almeno non così arrogante dal punto di vista mediatico. Inoltre è stato enormemente aiutato dall’ arrivo dei vaccini.

Infine, mentre Conte era costretto a dare ascolto alle motivazioni ideologiche dettate dal Movimento Cinque Stelle prima di ogni decisione, Draghi può tranquillamente intervenire in modo dirigista ogni volta che i suoi ministri ed i suoi esperti scalpitano.

È vero, Draghi sfrutta un enorme serbatoio di credibilità internazionale. Ma è anche vero che agli Italiani, stanchi di anni di chiacchiere e di incompetenza politica, un po’ di decisionismo non dispiace.

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