venerdì, 19 Aprile, 2024
Esteri

ll Regno Unito perso tra sedicenti leader

La gestione della pandemia ha messo a dura prova tutti, nessuno escluso. Tuttavia, ci sono state situazioni più o meno caotiche di altre. Ed è quello che emerge dalle dichiarazioni rilasciate dall’ex-braccio destro del Primo Ministro britannico, Dominic Cummings, di recente licenziato da Boris Johnson e in settimana ascoltato da due commissioni parlamentari.

 

IL RACCONTO DI CUMMINGS

Sostiene Cummings che, durante la gestione della prima fase della pandemia, molte morti potevano essere evitate. Senza giri di parole, “Il governo ha fallito”.

Nonostante i successi riportati nelle fasi successive della gestione della pandemia, grazie a lockdown molto duri e a un’aggressiva campagna vaccinale, una delle principali cause di questo fallimento andrebbero ricercate nella incapacità di leadership di Johnson.

Infatti, secondo l’architetto della Brexit, “il cuore del problema era, fondamentalmente, che lo consideravo inadatto per il suo ruolo. E stavo cercando di creare una struttura intorno a lui per provare a fermare quelle che pensavo sarebbero state decisioni sbagliate”. Purtroppo, Johnson si sarebbe mostrato sordo a qualsiasi consiglio.

A quanto pare, però, non era il solo ad avere problemi di leadership. Nella sua personale selezione compare anche il Ministro della Sanità, Matt Hancock, che “avrebbe dovuto essere licenziato per almeno 15-20 motivi”.

Ad aggiungere caos su caos, episodi che poco avevano a che fare con la gestione del piano pandemico come, per esempio, la richiesta estemporanea dell’allora Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di bombardare il Medio Oriente oppure il comportamento della fidanzata del Primo Ministro, Carrie Symonds, che occupava le prime pagine dei quotidiani con una storia sul suo cane reo di creare uno scompiglio bestiale nei vari appartamenti governativi.

Questione di credibilità

Se non fosse realtà, sembrerebbe di stare a bordo dell’aereo più pazzo del mondo. Tuttavia la domanda è: perché parlare in questi termini adesso e non quando anch’egli sedeva in quella stanza?

Non è questione di poco conto perché, a quest’ora della notte in cui comincia ad albeggiare, si avverte quello spiacevole retrogusto del fallo di reazione. Ed è una beffa per coloro che, non solo hanno votato a cuore aperto la Brexit, ma che hanno confermato quell’ampio mandato elettorale che Boris Johnson aveva già incassato alle ultime politiche.

In altri termini, se a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, le parole di Cummings, seppur veritiere, mancano di genuinità perché fuori tempo massimo. Diverso sarebbe stata una denuncia quando medici e malati combattevano in prima linea, a mani nude, contro quel mostro invisibile che ha cambiato per sempre il nostro mondo. Anche il suo un difetto di leadership? Può darsi. Certo, una grande opportunità per le opposizioni. Leadership permettendo.

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