venerdì, 29 Marzo, 2024
Economia

Disoccupazione record e povertà delle famiglie. La politica faccia scelte coraggiose

Il baratro della crisi si allarga. Non servono ritocchi ma  riforme radicali. Fisco, giustizia e burocrazia hanno carichi impossibili da smaltire e serve azzerare il passato. La politica scenda tra le persone e capirà che servono scelte popolari e incisive.
La disoccupazione torna a fare un balzo da paura, la crisi economica non dà tregua, i debiti di famiglie e imprese sono in costante crescita. L’eccesso di burocrazia è un freno che tutti contestano. La pandemia, per grave che sia, non è l’unico orizzonte sociale. Chiusure e tagli avranno un prezzo altissimo da pagare.
Questa la realtà contro cui è impossibile far finta di nulla. O, peggio credere che con un po’ di ritocchi si possa invertire la situazione.
Con queste coordinate il Paese è destinato come una nave in difficoltà a finire sugli scogli. I motivi sono noti ma vanno ribaditi perché c’è una nuova filosofia che riduce le difficoltà a fatterelli passeggeri, la povertà ad essere dimenticata, in modo che i partiti possano pensare ai loro problemi interni e assetti di potere. Mentre noi per tradizione storica e sociale, di un giornale popolare e moderato, siamo estremamente preoccupati. La nostra visione ci impone di vedere il dopo, ossia cosa accadrà tra pochi mesi quando la pandemia sarà arginata. Cosa vedremo a fine estate? Noi temiamo che la crisi sarà devastante per molti strati sociali e non solo quelli più fragili. I problemi hanno coinvolto appieno i ceti medi, i lavoratori autonomi, le donne e i giovani. Per invertire la rotta è urgente chiedersi perché la crisi non rallenta, perché la povertà economica colpisce famiglie che prima vivevano in un discreto benessere. Perché il Sud sta peggio di 25 anni fa ed ha perso un milione di giovani che sono andati altrove? La risposta è che sono mancate le riforme vere e incisive, così la classe politica ha recitato un ruolo di annunci e rinvii, mentre il paese dei cittadini viveva di attese e delusioni.
Oggi la distanza è un abisso. Mettere mano a burocrazia, fisco e giustizia, è un compito impossibile, perché le cifre in ballo alimentate dai ritardi, dai debiti accumulati, dall’intreccio di scelte sbagliate, non permettono nulla. C’è solo una via d’uscita, quella di azzerare il passato. Dare uno stop alle cartelle fiscali – non una sospensione perché gli italiani e le imprese in difficoltà non potranno pagare né oggi né domani -; così per la giustizia servono amnistia e indulto, perché recuperare milioni di cause pendenti è una missione impossibile. Con le carceri strapiene di detenuti con pene e reati minimi.
Così come per la Centrale rischi finanziari che tiene in scacco milioni di italiani. La Crif deve cambiare, deve essere uno strumento chiaro, trasparente, con finalità obiettive. Nessuno, e noi per primi vogliamo colpi di spugna, o azioni anti costituzionali, ma vogliamo invitare i nostri lettori, i partiti, gli esponenti di Governo, a guardare in faccia la realtà. Fare ritocchi, annunciare riforme con passettini esitanti, aggraverà la situazione. Chi decide tenga conto delle difficoltà reali del Paese. Quelle che già si annunciano come post pandemia. Allora sarà la crisi economica a sovrastare tutto.
La classe politica non viva chiusa in una torre d’avorio, scenda tra le persone reali. Forse la prima riforma da fare sarà proprio questa.
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