sabato, 27 Aprile, 2024
Salute

“Passaporto” europeo per i vaccinati Covid? Sì, grazie

È giusto sapere se la persona con cui ho a che fare si è vaccinata oppure no? La domanda farà venire dubbi a chi vive di astratti schematismi ideologici e anche a chi pensa che sia in ballo il rispetto per la privacy.

Il buon senso comune sorpassa questi distinguo e va dritto al cuore del problema. In ballo non c’è la privacy ma il diritto alla vita. E quindi la risposta è sì.

Quando un fenomeno sanitario assume le proporzioni gravissime del Covid19 le tradizionali e giuste categorie che inseriscono i dati sanitari tra quelli sensibili devono cedere il passo ad un’altra considerazione: la rilevanza sanitaria e sociale dell’informazione sulla potenziale pericolosità di chi non è vaccinato.

In tempi di pandemia ognuno di noi costituisce un pericolo potenziale per le persone che incontra. Un rischio attenuato se si rispettano le disposizioni del Governo e si effettuano con regolarità tamponi. Di più non si poteva fare prima dell’arrivo dei vaccini. Ma ora che i rimedi ci sono e che nel giro di qualche mese gran parte della popolazione europea sarà vaccinata bisogna spostare in avanti il livello della tutela della privacy.

La vaccinazione di massa gratis per tutti impone ai cittadini il dovere di vaccinarsi al di là di un obbligo di legge, che per alcune categorie sarebbe in realtà necessario. Chi non vuole vaccinarsi per motivi non giustificati da una valutazione medica precauzionale deve rispettare regole di vita collettiva più rigide di quelle che gravano sulle persone che si vaccinano. Per questo serve un documento certo e non falsificabile una sorta di passaporto da cui risulti che una persona si è vaccinata e non costituisce un pericolo per le altre persone che volontariamente o involontariamente frequenta. Questo passaporto nel Vecchio Continente non può che essere unico, visto che i confini nazionali non esistono per la libera circolazione delle persone.

La Commissione Europea deve accelerare e non perdere altro tempo nel definire regole stringenti per tutti i 27 Stati membri.

In questo modo si potrà imprimere una forte spinta al ritmo lento delle vaccinazioni: il passaporto vaccinale europeo è un forte incentivo per quanti sono dubbiosi o indifferenti e semplifica una serie di adempimenti necessari per le attività economiche, turistiche in particolare.

Non si tratta di creare discriminazioni tra chi è vaccinato e chi non lo è. Tutte le persone hanno uguali diritti. Ma il diritto alla salute e alla vita impone che certe attività che possono essere consentite a chi è vaccinato non posso essere autorizzate per chi rifiutando il vaccino sceglie di costituire un pericolo per sé e per gli altri.

L’Italia essendo il Paese europeo dove il turismo incide di più sulla ricchezza nazionale ha tutto l’interesse a spronare l’Europa in tal senso. E bisogna sbrigarsi. Entro metà maggio tutto dovrebbe essere pronto per far ripartire il turismo in sicurezza. Il neo ministro Garavaglia è persona competente Si adoperi per il passaporto europeo anti-Covid e cominci a programmare zone italiane Covid free blindate come sta facendo la Grecia con alcune delle sue isole.

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