giovedì, 25 Aprile, 2024
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Piccole imprese, appello al Governo: serve stabilità. C’è disagio sociale, è necessario ripartire

Più si chiede la stabilità più le cose cose procedono verso l’instabilità. Appare un paradosso ma in questi giorni di crisi sanitaria, economica, crisi di vaccini e vaccinazioni, si aggiungono i contrasti della politica. Il che significa una paralisi del Governo, quindi istituzionale con tutto quello che ne consegue ad effetto domino sulla amministrazione pubblica già di per sé lenta e refrattaria allo slancio. A sollecitare la possibilità di un percorso che sia di stabilità sono le piccole imprese quelle che rischiano il tracollo per mancanza di spazi di crescita e di lavoro. Nel loro mondo non possono far altro che invocare un poco di buon senso per il ritorno alla normalità. Così la Confederazione nazionale degli artigiani prende la parola a nome di tutti per dire che la precarietà politica “preoccupa gli artigiani e le piccole imprese, già colpiti dalla drammatica contrazione delle attività dopo anni di bassissima crescita”.

A farsi portavoce il presidente della Cna, Daniele Vaccarino, al termine della presidenza della Confederazione dedicata, tra l’altro, alla gravità della situazione politica italiana. L’idea che molti piccoli imprenditori si sono fatti e con loro le famiglie che a loro viene sollecitato impegno, giustezza delle scelte, oculatezza finanziaria, e il rispetto rigoroso delle regole ad iniziare da quelle fiscali, mentre la politica può assumere e percorrere i capricci più incredibili o fuori luogo rispetto al contesto e al clima socio economico del Paese. Così le piccole imprese sollecitano la politica a dare seguito a ciò che lei stessa aveva indicato.

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ricorda Vaccarino, “deve realizzare grandi progetti di modernizzazione del Paese con un occhio particolarmente attento alle esigenze dell’artigianato e delle piccole imprese, ossatura del sistema socio-economico nazionale”. Per le imprese vanno affrontati i nodi strutturali che hanno imbrigliato il Paese e che ora rischia di finire in un vicolo cieco. Se si riuscisse a cambiare rotta, sperano le imprese, si potrebbe passare dal tempo dell’emergenza al tempo della crescita e dello sviluppo. Così come mossa disperata vista la situazione la Cna si fa portavoce del disagio e difficoltà profonde delle imprese e chiede al Governo di incontrare immediatamente le forze sociali. “In questa fase è ancor più necessario valorizzare l’intermediazione sociale, autentico punto di forza del sistema Italia”. Infine una osservazione che suona in bilico tra ironia e possibilità di rilancio.

“Mentre si va alla ricerca di costruttori politici, non possono essere dimenticati i veri costruttori dell’economia. La politica e l’intera classe dirigente”, conclude il presidente della Cna “devono essere all’altezza della sfida titanica che l’Italia ha di fronte”.

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