venerdì, 19 Aprile, 2024
Economia

I danni della pandemia. Gennaio cruciale, per le imprese commerciali s’annuncia l’effetto domino di chiusure e fallimenti

Un clima di pesante incertezza che condiziona negativamente le imprese commerciali. Uno scenario non nuovo, tuttavia, gennaio segnerà il crollo per molte attività. La situazione, infatti, è aggravato da segni ulteriori di crisi e dalla perdita di fiducia da parte di settori commerciali che chiedono maggiori garanzie. Una sollecitazione che, malgrado l’obiettività delle richieste di imprenditori allo stremo finanziario, cade in un clima sociosanitario ancora estremamente difficile. La pandemia non si è arrestata, i dati dei contagi tornano a salire, così come ricoveri e posti in rianimazione. L’effetto più drammatico è ancora una volta il numero dei decessi da Covid che tornano a crescere, o forse meglio dire, da settimane rimangono alti, troppo alti per far sperare in un allentamento delle restrizioni. In mezzo al guado delle chiusure con l’effetto domino dello spettro di fallimenti a catena, sono le imprese della ristorazione, del turismo e quelle commerciali in genere che tra aperture e chiusure, sono finite in ginocchio.

La settimana, infatti si chiude con il moltiplicarsi di appelli delle Associazioni di categoria che sollecitano il Governo a iniziative più chiare. Tuttavia non si sa ancora in quale direzione. Se verso un restringimento delle misure o verso timide aperture. La sfiducia, inoltre, aumenta con le difficoltà che incontra l’intero comparto economico del commercio. “Nonostante le dure restrizioni, i dati sui contagi non sono incoraggianti, domina l’incertezza”. Ammette una sconsolata Confesercenti in attesa delle nuove misure del Governo. Nei fatti le decisioni oscillano in base ai dati che l’Istituto superiore di sanità insieme al Comitato tecnico e scientifico, raccolgono settimanalmente.

Un aggiustamento di tiro che mette sotto scacco l’economia e i settori più esposti, quelli a contatto con i cittadini consumatori. Il costo dei blocchi che pesano sulle imprese si aggrava di giorno in giorno. I calcoli che emergono dai vari Centri studi sono concordi e parlano chiaro, le imprese del comparto commercio e dei pubblici esercizi nel 2020 hanno avuto una differenza per 50 miliardi di euro, di consumi turistici. Bar e ristoranti, inoltre, continuano a tenere la serranda abbassata se non per l’asporto e il domicilio. Calcolando le perdite solo tra Natale e Capodanno, il crollo è stato di un miliardo di mancati incassi. Si accendono, inoltre, le polemiche, inevitabili e spesso di segno opposto tra timori dei contagi e quindi restrizioni, e richieste di aperture per limitare le perdite di fatturato. I negozi all’interno di gallerie e centri commerciali, ad esempio, contestano il fatto che sono stati “inspiegabilmente penalizzati” e costretti alla chiusura nei festivi e prefestivi. Giorni in cui si concentra il 40% del fatturato: ogni weekend di chiusura genera una perdita di 1,5 miliardi di euro. Se poi scandagliamo il settore commercio, ci sono ambiti dove le perdite economiche sono particolarmente dolorose.

Le imprese della moda, ad esempio, hanno perso 16 miliardi di euro di vendite in abbigliamento ed accessori. Mentre, secondo i calcoli aggiornati, il comparto alberghiero in particolare nelle grandi città e in quelle d’arte, è rimasto per 12 mesi di inattività completa. L’orizzonte, inoltre, si popola di nuove richieste e proteste. Le categorie rimaste in secondo piano fanno sentire la loro voce, si tratta di quei lavoratori impegnati nei settori delle attività di immagine e benessere, gli agenti di commercio, i benzinai, gli ambulanti; solo per citarne alcuni. Perché tutti hanno risentito delle chiusure e della conseguente crisi economica. E tutti chiedono un aiuto che non basterà a superare una difficoltà epocale.

La situazione, inoltre, si complica enormemente per almeno 150mila imprese che rischiano di chiudere per sempre nelle prossime settimane. Mentre sono almeno 75mila quelle che rischiano di non riuscire più a saldare gli affitti. I numeri sono implacabili al contrario, emerge anche questa sottolineatura polemica dalle Associazioni di categoria, contro un Governo preso nelle secche delle indecisioni, delle tensioni interne. I prossimi giorni saranno ancora più cruciali perché si annuncia la terza ondata pandemica e di riflesso un inasprimento delle libertà e quindi di riflesso del commercio. Gennaio sarà duro, ma non sarà finita. Se non ci saranno novità positive si assisterà presto al temuto effetto domino per fallimenti e chiusure.

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